rassegna stampa

Di Francesco mai in discussione: una scelta o un obbligo?

LaPresse

Piena fiducia della dirigenza al tecnico perché non ci sono in giro alternative su misura o perché a Trigoria si ritiene che lui sia ancora il meglio che possa esserci oggi sulla panchina della Roma

Redazione

Sedici punti in classifica dopo undici turni di campionato. E desolante nono posto. La quarta posizione, cioè il traguardo Champions oggi più sbandierato, non il più accessibile, è lontana cinque lunghezze.

Ecco perché, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero, sarebbe il caso di archiviare in fretta il caso Orsato, perché lo striminzito rendimento della Roma ha origini precedenti al fattaccio di Firenze.

Undici gare, con 4 vittorie (le stesse di Fiorentina, Spal, Parma, Genoa e Sampdoria) e tre sconfitte (una meno del Torino), hanno annientato la fiducia della gente romanista che, esausta, adesso ce l’ha un pò con tutti. La protesta social, però, sembra aver individuato in Eusebio Di Francesco il più colpevole tra i colpevoli. Più o meno sullo stesso livello di James Pallotta.

All’allenatore si rimprovera di esser stato troppo filo societario durante la campagna trasferimenti, di non aver battuto ciglio di fronte alla cessione dei big (in cambio di un robusto aumento di stipendio, con adeguato prolungamento: ecco l’accusa) e di non aver saputo dare uno straccio di gioco alla squadra.

La dirigenza di Pallotta non l’ha mai messo in discussione; anzi, a Firenze, l’altra sera, il ds Monchi ha ribadito pubblicamente la piena fiducia del club all’allenatore. Quindi se non si discute il tecnico, vuol dire che il nono posto è responsabilità dei giocatori? Se uno chiedesse questo a Monchi, riceverebbe come risposta un secco no, perché i giocatori (e il tecnico) li ha scelti lui. E, allora, si possono formulare un altro paio di ipotesi: EDF non è mai stato messo in discussione perché non ci sono in giro alternative su misura (anche economica) per la Roma oppure perché a Trigoria si ritiene che lui sia ancora il meglio che possa esserci oggi sulla panchina della Roma. Fosse vero questo, sarebbe un comportamento esemplare da parte del club, sempre e comunque al fianco del suo allenatore. Ma solo al Bernardini sanno se questa è davvero la verità.