rassegna stampa

Coronavirus, Perrotta: “Noi a Palocco, calamite ma con i poli invertiti”

L'ex centrocampista della Roma: "Il quartiere ha un aspetto lunare, irriconoscibile"

Redazione

"Io una cosa l'ho capita in queste settimane tante, troppe di isolamento: che noi siamo come calamite. E che questa quarantena sociale ha invertito le nostre polarità. Siamo fatti per essere attratti l'uno dall'altro, ma in questo momento e forse (temo) per un po' di tempo finiremo per rivolgere agli altri il polo sbagliato. Positivo contro positivo, negativo contro negativo: per tenerci a distanza" scrive Simone Perrottasu Il Messaggero.

"Vivo a Casal Palocco: è un piccolo paese, questo. Villette e distanziamento che viene quasi naturale. O almeno la gente pensa questo di Palocco: non è proprio così. Gli spazi aperti e i lunghi viali suggeriscono corse e passeggiate. La gente normalmente lo popola così, Palocco. A parte le piazzette che diventano ritrovo e che sono desertificate in questi giorni".

E ancora: "Sono una persona fortunata e ho uno spazio adeguato anche per coltivare le mie passioni fondamentali (compreso l'esercizio fisico e l'insegnamento del calcio ai miei due figli) senza andarle a cercare fuori. Ma quando l'altro giorno è passato il direttore della mia scuola calcio per portarmi dei documenti da firmare ho fatto fatica anche solo a varcare la soglia di casa. Sporgendomi un po' là fuori, però, ho visto davvero una Palocco lunare: irriconoscibile. Quando giocavo nella Roma capitava di essere ad agosto in città per allenarci; ci si preparava alla stagione ventura, eppure un panorama così senza nessuno a passeggiare, correre, andare in bici o con i bambini non c'era mai capitato di vederlo. E mai avrei immaginato di vedere la piazzetta d'ingresso, quella che trovi subito venendo dalla Cristoforo Colombo, quella del bar con i tavoli all'aperto e l'ufficio postale svuotata. Solo la coda al piccolo supermercato. Il timore che ho è che questa specie di agorafobia ci resti addosso, dopo".

Anche se il dopo si allontana nel tempo ogni due settimane, lasciandoti addosso la sensazione chiara che mascherine e guanti, che distanze e un po' di diffidenza nel contatto ce la porteremo dietro per chissà quanto. Avessimo avuto una data di fine lockdown anche lontana, ma certa mi avrebbe fatto stare meglio.

Ci soffro tanto, quando penso questo: io sono calabrese, al mio paese, Cerisano vicino Cosenza di positivi non ce ne sono per fortuna, ma anche loro temono. So che se ne stanno rintanati in casa.

Come passa il tempo? "Ho le mie video-chat per passare il tempo: 5-6 ore a coordinare il lavoro della sezione giovani dell'Associazione calciatori. Non mi manca il lavoro in questi giorni difficili di stop totale".