rassegna stampa

Chiesa vs Under, sulle ali dell’entusiasmo

LaPresse

Una sfida nella sfida di domani tra Fiorentina e Roma: due esterni così uguali e così diversi

Redazione

Giovani, molto bravi e in carriera ma il viola e il turco danno interpretazioni diverse allo stesso delicato ruolo, come scrivono Stefano Carina e  Mario Tenerani su Il Messaggero.

Undici mesi fa, Cengiz Under avrebbe dovuto fare le valigie a furor di popolo: oggi è il fiore all’occhiello della rosa giallorossa. Nel giugno del 2016 venne pagato 700 mila euro dall’Istanbul Basaksehir. Ora la sua valutazione, con le discussioni relative al suo adeguamento e prolungamento di contratto in essere, si aggira sui 40 milioni. Il suo manager inizia a ricevere telefonate da altri club che promettono mari e monti a livello d’ingaggio e in nazionale è il punto fermo del ct Lucescu e di una nazione.

Da quel Roma-Spal (20 ottobre), dove Di Francesco pur non facendo nomi aveva lasciato intendere come non gli fosse piaciuto l’atteggiamento di alcuni giovani (e tra questi c’era anche Under), il turco abbia inanellato due ottime prestazioni contro il Cska Mosca (gol) e il Napoli (assist). Ora spera nel tris, domani a Firenze dove incrocerà Chiesa. Proprio il calciatore che in estate la Roma aveva pensato di acquistare, prima di virare su Malcom (a proposito: a Trigoria smentiscono qualsiasi voce relativa a un possibile ritorno di fiamma per il brasiliano, ndc), poi svanito al fotofinish. Avrebbero fatto coppia, alternandosi. Forse. Perché se hai Under e Chiesa insieme, difficilmente non trovi il modo per farli giocare insieme. Anche se partono entrambi da destra e se uno è mancino e l’altro è destro. Cengiz in questo primo scorcio di campionato è già arrivato come minutaggio (572 minuti) più o meno alla metà di quanto aveva giocato lo scorso anno (1256).

Under è un calciatore che il meglio, sia con il 4-3-3 che con il 4-2-3-1, lo dà in avanti: 24 cross su azione, 3 assist, 1 gol, ben 14 occasioni create. In campionato ha tirato verso la porta avversaria 14 volte, 8 trovando lo specchio ma segnando soltanto contro il Frosinone, con il sinistro, la sua specialità. L’indice di realizzazione è basso (7%). Chiesa ha segnato invece 2 volte ma con 280 minuti (852) in più a disposizione nei quali ha numeri in linea con il turco: 22 tiri totale (9 nello specchio), 24 cross su azione, 1 assist e 17 occasioni create sulle 44 complessive della squadra viola guidata da Stefano Pioli. Nella Roma, che vanta il quarto attacco del torneo (17 reti), che attualmente è la squadra che in serie A produce il maggior numero di azioni da gol (58: il Napoli è secondo con 56, poi la Juventus con 54, il Milan con 51, l’Inter con 39 e la Lazio con 35), se Dzeko è la freccia, Under deve tornare a essere l’arco. In due hanno segnato i gol di El Shaarawy: pochi. A Firenze serve che almeno uno dei due si sblocchi. Under è pronto.

Chiesa è l’unico calciatore della Fiorentina in grado di rovesciare una partita. Quando parte palla al piede hai la percezione che di lì a poco possa accadere qualcosa di decisivo: un gol, un assist oppure un rigore o anche un giallo o rosso per gli avversari. Nel 4-3-3 di Pioli, Federico è una delle tre frecce, ma in realtà le altre due per adesso stanno stentando. In ritardo il Cholito Simeone (solo 2 gol in 10 gare), un fantasma Pjaca, croato vice-campione del Mondo di proprietà juventina. Non è ancora una punta come il padre Enrico però in tanti sono convinti che nel suo destino ci sia un ruolo proprio da attaccante. Anche perché dal lato si accentra, meglio se parte da sinistra, per scaricare un destro violentissimo (il babbo è mancino). Federico ha un’ottima capacità balistica, di rado le sue cannonate finiscono fuori dallo specchio. Deve imparare ad amministrare i litri del serbatoio, fino a pochi mesi fa spesso finiva la gara in riserva.  Non molla mai, non rinuncia a un duello, ha quella che gli argentini chiamano garra. Per la Fiorentina sarà un’impresa trattenerlo a Firenze.