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rassegna stampa

C’è un trio a caccia della gloria perduta

LaPresse

Da Dzeko e Kolarov fino a Manolas occhi puntati sui senatori “peccatori” che in questi momenti possono e devono dare qualcosa di più, non solo dal punto di vista sportivo, ma nei comportamenti

Redazione

I giocatori, quando si sentono definiti senatori, la prendono male. Come fosse un'offesa, scrive Alessandro Angeloni su IlMessaggero.  Come a dire: il senatore è colui che ha privilegi, che comanda. Questo è sbagliato. Senatore è chi fa valere la sua esperienza, spesso è un leader, uno ascoltato più di altri, uno che, insomma, conta. Dzeko, Kolarov e Manolas, ad esempio, sono tre senatori della Roma, per classe, per militanza, per esperienza.

Ecco, tre giocatori come questi, e in momenti come questi, possono e devono dare qualcosa di più, non solo dal punto di vista sportivo, ma nei comportamenti. Ciò che è successo martedì a Termini, prima della partenza per Firenze, tra Manolas-Kolarov, in quel dialogo con alcuni tifosi, è da censurare.

E non per prendere per forza le parti dei tifosi, ma perché non è normale reagire in quella maniera solo perché un tifoso - incavolato - ti invita a "svegliarti".

Stasera, una buona parte dell'Olimpico risponderà a Manolas e Kolarov in un clima che si respira che non è invitante. I giocatori sanno perfettamente come basti poco per far girare di nuovo il vento nella direzione giusta. Che dire di Dzeko, invece? Edin è coccolatissimo, a Termini lui aveva preso anche applausi. Ma l'essere senatore non ti deve portare a comportarti come ti sei comportato al Franchi. Un giocatore della sua esperienza deve essere più responsabile. Il senatore/leader ti deve aiutare a superare le difficoltà, non spingerti in discesa.