rassegna stampa roma

Vucinic uno slalom tra amici e applausi

(Il Romanista – D.Galli) – Non ha esultato. Proprio come all’andata. Perché si può pure segnare alla terra che ti ha adottato, ti ha fatto diventare uomo,

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Non ha esultato. Proprio come all’andata. Perché si può pure segnare alla terra che ti ha adottato, ti ha fatto diventare uomo,

ti ha permesso di conoscere Stefania, la donna della tua vita, dove scappi appena puoi d’estate perché là hai gli amici più veri. Ma la non puoi insultare sbeffeggiandola. Vucinic si è ripreso la patente di Genio proprio contro la squadra a cui non avrebbe mai voluto far male: il suo Lecce. Lo si dice spesso. Quando Mirko non è costretto a giocare spalle alla porta, quando guarda in faccia il gol, non lo ferma nessuno. Nemmeno il colore della passione, che per lui, nato a Niksic e cresciuto calcisticamente sulla riviera salentina, è sempre stato il giallo e il rosso. Si è liberato di un avversario, ha cavalcato il Via del Mare nella perfetta solitudine tipica dei numeri 9, si è accentrato, davanti aveva tre difensori del Lecce più un portiere e un angolo da benedire. Ha pizzicato la palla. L’ha calciata in modo strano. Effervescente. Metà punta, metà esterno. Una roba strana, che sulla carta pare sempre semplicissima. Una roba alla Vucinic. In carriera ne ha fatti tanti così, di gol. Questo aveva un sapore particolare, per la storia personale - quella di Mirko - che si portava dietro. Una volta che la palla s’è depositata in fondo alla rete, Vucinic ha abbassato la testa, anche se non si è negato all’abbraccio di una Roma che pareva fortissimamente volere uscire dal tunnel della depressione. È il suo terzo gol al Lecce da quando indossa il giallorosso romano. Un colore che era nel suo destino. La partita che segna il suo esordio in Serie A è Roma-Lecce (1-0, per la cronaca), il 18 febbraio 2001. Prima di ieri, aveva segnato al giallorosso salentino il 23 novembre 2008, a Lecce. E poi in questo girone di andata. La gente di là non lo ha dimenticato. La Curva gli ha dedicato uno striscione: "De Lecce simu simu, Mirko uno di noi". Il Salento non ha dimenticato il coro del 3 aprile di un anno fa: Vucinic buca la porta del Bari, poi corre verso la telecamera e canta "te Lecce simu simu". Quando è uscito dal campo, il Via del Mare gli ha tributato un interminabile applauso. E lo stesso ha fatto Montella. Il Lecce ci ha restituito il Genio mancante. Evviva, Vucinic è di nuovo tra noi.