(Il Romanista - V.Meta) - Era iniziata con due calci di punizione a Interello la favola di Federico Viviani, è finita con la maglia che asciuga le sue lacrime di rabbia prima che precipitino sul prato dell’Olimpico.
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Viviani, la favola non è finita
(Il Romanista – V.Meta) – Era iniziata con due calci di punizione a Interello la favola di Federico Viviani, è finita con la maglia che asciuga le sue lacrime di rabbia prima che precipitino sul prato dell’Olimpico.
C’è qualcosa di crudelmente ironico nel vedere gli altri prendersi la Coppa Italia dopo che sei stato tu a portare la Roma in finale: sarà per questo che l’ultimo fotogramma di una notte stregata appartiene proprio Viviani, che pure quella notte aveva provato a cambiarla usando un destro da fuori area per spezzare il sortilegio scagliato da Seferovic. Quando è andato a ritirare la medaglia d’argento, Federico non piangeva più e aveva sulle spalle una sciarpa della Roma, la stessa stretta ai manici del borsone mentre lasciava lo stadio senza guardarsi indietro. «Ci ho provato, non è bastato» diceva quasi in un sussurro. Sembrava lontano una vita il gelido pomeriggio di gennaio in cui una Roma stellare dava una lezione di calcio all’Inter, trascinata dalle sue geometrie: una punizione deviata da Dell’Agnello - il miglior giocatore del Viareggio che contro i giallorossi segnò solo nella propria porta -, un’altra che Bardi può solo guardare infilarsi all’incrocio. «La partita più importante della mia vita» ha definito Viviani quella semifinale di Coppa Italia. Per questo la notte dell’Olimpico doveva essere sua, per dare un seguito a Milano ed essere il coronamento di due mesi da sogno, in cui a Federico è successo tutto quello che solo un anno fa non avrebbe neanche lontanamente immaginato. Insostituibile nella Primavera, è il primo a essere convocato da Vincenzo Montella, che lo porta in panchina con sé al suo esordio all’Olimpico da allenatore della Roma, contro il Parma. «Quando il mister mi ha mandato a scaldarmi, ho sperato che mi facesse esordire - ha ammesso Federico concedendosi il primo sorriso della serata -, poi purtroppo loro hanno pareggiato e non se n’è fatto niente. Spero sia solo rimandato». E poi l’Under 19 che finalmente si accorge di lui: uno stage a Coverciano a febbraio, il debutto da titolare una settimana fa nell’amichevole di Viterbo, a una quarantina di chilometri da casa sua, il giorno del suo diciannovesimo compleanno. Una giornata perfetta, che avrebbe dovuto fare da prologo al ritorno all’Olimpico per conquistare la Coppa. Era quello il suo pensiero dominante: battere la Fiorentina per cui fa il tifo fin da bambino (perché anche se ora la Roma gli è entrata nel cuore, non si cambia squadra), vendicare l’eliminazione nelle finali del campionato Allievi di due anni fa. Invece «abbiamo preso due gol da fantascienza ed è finita così». Fine della favola? Forse no. Forse mercoledì si è solo chiuso un capitolo. «Di questa brutta esperienza ci teniamo la consapevolezza che ce la possiamo giocare con tutti fino in fondo». Domani si va a Catania, se la Roma vince si qualifica alle finali scudetto. Viviani vuole provare a scrivere un finale diverso.
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