(Il Messaggero - P.Liguori) - Non si può scegliere quando è meglio giocare il derby. E stavolta arriva nel momento più difficile per la Roma. Dopo oltre un anno di corsa senza padroni, la Roma ha cominciato a piegare le ginocchia.
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Via il pessimismo, si vince con il cuore
(Il Messaggero – P.Liguori) – Non si può scegliere quando è meglio giocare il derby. E stavolta arriva nel momento più difficile per la Roma. Dopo oltre un anno di corsa senza padroni, la Roma ha cominciato a piegare le ginocchia.
I giocatori sono sempre quelli, le loro idee sul presente e sul futuro sono molto più confuse. Il nervosismo, che sempre accompagna le sconfitte, si fa sentire. Il gusto dell’intrigo, gli interessi dei mestatori, che ogni volta accompagnano i cambi di proprietà, pesano. Dall’ altro lato la Lazio vola, sicura di sé e sogna di liberarsi dal peso di troppi scontri diretti con una vittoria che può valere la Champions. La ragione dice che ha le carte in regola per riuscirci. Dopo tante lamentele della comitiva biancazzurra, stavolta toccherà a noi soffrire? Piano. Il derby si gioca con la testa e col cuore, oltre che con le gambe. Per questo ne abbiamo vinti di più, per questo anche domani è tutto aperto. Noi scommettiamo su Montella, Totti e De Rossi. E già questi tre nomi in fila a Roma significano qualcosa di preciso, a cui la Lazio non può rispondere. Tre assi di un colore solo (direbbe De Gregori) e una montagna da scalare per non chiudere in anticipo la corsa all’Europa più importante e rifugiarsi nel limbo della Coppa Italia. Domenica non siamo in Ucraina, il derby lo giochiamo in casa e l’Olimpico è nostro. La forza per decollare tutti sullo stesso aeroplanino la dobbiamo trovare in quelle due ore. Come tutti i derby, giocheremo molto sul filo dell’equilibrio nervoso e, al di la’ degli episodi, sarà molto importante non concedere alla squadra di Reja le ripartenze in velocità, vera arma della Lazio. Roma, lo sanno tutti, è giallorossa, ricordiamolo a chi si illude di dimenticarlo. E al di là di ogni tipico contenuto da derby, una vittoria saluterebbe adeguatamente la nuova proprietà di cui abbiamo bisogno quanto dell’aria che respiriamo. Sembra un paradosso desiderare tanto l’arrivo di un padrone, eppure non aspettiamo nulla di più che voltare pagina in fretta.
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