(Gazzetta dello Sport - A.Catapano)La straordinarietà sta nella doppia testimonianza. Lui c’è oggi. Capitano della Roma americana, l’uomo simbolo in un momento storico, una svolta epocale, forse l’alba di una rivoluzione. Lui c’era diciotto anni fa.
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Totti, i suoi primi 18 anni da Ciarrapico agli americani
(Gazzetta dello Sport – A.Catapano) La straordinarietà sta nella doppia testimonianza. Lui c’è oggi. Capitano della Roma americana, l’uomo simbolo in un momento storico, una svolta epocale, forse l’alba di una rivoluzione. Lui...
Un ragazzino di talento al primo appuntamento con i grandi, ancora troppo piccolo per preoccuparsi del destino della Roma. Anche allora si attendeva una svolta, meno epocale ma altrettanto salutare. Debiti c’erano allora, debiti ci sono oggi, deve essere una costante di chi lascia dopo essersi lasciato andare un po’ troppo. Da Ciarrapico a DiBenedetto, in mezzo 18 anni intensi di gestione Sensi, padre e figlia, luci e ombre, successi e fallimenti, spese folli e sacrifici, voragini e pareggi. Da Ciarrapico a DiBenedetto, c’è sempre e soprattutto Francesco Totti. E, quindi, gol, assist, cucchiai, numeri magici, accorrete pubblico... E che giorno, allora. Perché ieri? Non è straordinario quello che sta accadendo alla Roma? Devono essere un po’ magici, tutti i 28 marzo. Straordinario quello del 1993, lo avrebbe stabilito la storia. Straordinario questo del 2011, lo racconta la cronaca. Lo sbarco a Roma di Thomas DiBenedetto, proprio nel giorno in cui Francesco Totti diventa maggiorenne, un compleanno importante, 18 anni di grande calcio, eppure sembra ancora un ragazzino. Si può dire che ha lo stesso entusiasmo, la stessa «purezza» calcistica di quel pomeriggio a Brescia, q u a n -donemmenosi rese conto che Boskov chiamava proprio lui, non Muzzi, «scaldati ragazzino...» .
Che storia Forse tutto questo gli farà sentire il peso degli anni, invece sta proprio qui l’eccezionalità: diciotto anni di grande, grandissimo calcio spalmato su più generazioni, epoche, storie, contesti. Era un altro sport, era un’altra Roma, era un’altra Italia. Era lo stesso Totti, o almeno già aveva fatto intendere che mostro di bravura e fedeltà sarebbe stato per anni. Tre, anzi quattro, no cinque presidenze: è entrato nella Roma con Dino Viola, ha esordito in Serie A con Ciarrapico, è diventato Totti con Franco Sensi, ha abbattuto muri e record con Rosella, rincorre i prossimi con DiBenedetto. 486 presenze e 201 gol in Serie A, sempre solo con la Roma. Ma chi è che può vantare simile militanza? Ha ragione chi dice, già sospirando: non ci sarà mai un altro Totti.
E non finisce qui... Intanto, c’è, è vivo, forte, gagliardo e lotta insieme a noi. «Teniamocelo stretto, prendiamoci quello che resta...» dicono di Totti pensando alla carta d’identità. Ma quello che resta pare ancora tanta roba. Gol, li ha ripresi a segnare. Magie, gli vengono sempre facili. È questione di talento, quello può nascondersi ma nessuno te lo può rubare. «Per qualificarci alla Champions confido nei gol di Totti e nelle performance di Vucinic» , ha detto DiBenedetto. Totti il capitano, con gli americani diventerà pure ambasciatore, un romanista nel mondo. Il romanista per eccellenza, un simbolo come il Colosseo. Un caso temporale: lui, più di ogni altro, interprete della filosofia americana: «Il nostro futuro è il nostro passato» . Totti aprirà la hall of fame, un pallino di DiBenedetto. Sicuramente con un gol dei suoi. L’ennesimo. Ma non ha stancato nessuno.
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