Niente proroga della riunione. Ma una rampogna per Virginia Raggi e la sua giunta, con la lista dei compiti a casa. Per colpa di un autogol, che è soprattutto un problema interno al Campidoglio a 5Stelle. Perché la sindaca aveva dato una linea, e invece i rappresentanti del Comune e della Città metropolitana sono andati in direzione opposta. Abbastanza per far infuriare la sindaca di Roma e il M5S, dopo i sorrisi dei giorni scorsi. E per permettere al Pd e alla Regione Lazio, guidata dal dem Nicola Zingaretti, di infierire in contropiede. Perché ieri la Raggi è andata a sbattere sullo stadio della Roma, in una partita che è anche politica. Un colpo più formale che di sostanza, perché ieri la conferenza dei servizi, cioè la Regione, non ha concesso la proroga di un mese della stessa conferenza, come chiedevano Parsitalia e la Roma, i proponenti, d’intesa con la giunta: ma ha comunque aggiornato la riunione al prossimo 5 aprile, come scrivono De Carolis e Managò su Il Fatto Quotidiano.
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Stadio, adesso litigano pure Raggi e i tecnici del Comune
Il M5S e la Roma dovranno mettere il progetto nero su bianco entro il 5 aprile
Un mese in più, per mettere nero su bianco il nuovo progetto dello stadio e approvare la delibera “novativa” di quella approvata nel 2014 sotto la giunta Marino. Il nodo però è un altro: ossia che ieri il tecnico che rappresentava il Comune nella conferenza e la su collega per la Città Metropolitana non si sono detti favorevoli alla richiesta di proroga. Il verbale della riunione, pubblicato sul sito della Stadio, pubblicato sul sito della Regione, è chiaro: “Roma Capitale non fa propria la richiesta del proponente riguardo la sospensione”. Mentre la Città Metropolitana “conferma di non avere competenze nell’esprimersi sulla sospensione”. E tanti saluti alle indicazioni della sindaca Raggi, che in una lettera di intenti inviata a Zingaretti giovedì sera, aveva precisato: “Le anticipo che questa amministrazione esprimerà parere favorevole alla richiesta”. Ma di fatto la domanda di proroga non è stata neppure presa in esame. Così la Regione può ricordare che sul nuovo stadio incombe la procedura di vincolo avviata dal Mibact sull’ippodromo di Capannelle. E, come afferma l’assessore all’Ambiente Michele Civita, “che manca ancora il quadro programmatico, ovvero la variante urbanistica”. Tradotto, alla conferenza non è arrivato nulla sul nuovo accordo. Così ora la Regione chiede che l’intesa raggiunta la scorsa settimana tra Comune e il club che dimezza le cubature ed elimina le tre torri destinate a uffici – diventi realmente una delibera, da consegnare alla conferenza entro il 30 marzo. Assieme a pareri e documentazione varia. Solo così, il 5 aprile, la Regione potrebbe valutare quante e quali opere pubbliche verrebbero realizzate a carico dei proponenti. E decidere se chiudere questa conferenza e riaprirne un’altra, rifacendo ripartire tutto da zero, perché il progetto è troppo cambiato. Oppure dare il via libera subito. Civita prova a stemperare: “Quello della Regione è un parere di dissenso costruttivo”. Ma Zingaretti affonda: “Gli uffici non hanno potuto che prendere atto dell’orientamento esplicitato dal rappresentante unico di Roma Capitale, come del resto da quello della Città Metropolitana”. Ossia, il problema è della Raggi.
In Comune non gradiscono e rispondono: “Quanto alla mancata sospensione della conferenza, risulta che siano stati gli uffici della Regione Lazio a non volerla concedere, diversamente da quanto assicuratoci nei giorni precedenti. Spiace che in Regione qualcuno cerchi di strumentalizzare questa vicenda: si cerca di fermare il cambiamento con vecchi trucchi”. Pochi minuti, e la Regione rilancia: “Siamo disponibili a fornire al sindaco Raggi la registrazione dell’intera conferenza, dove potrà verificare le azioni poste in essere dai suoi rappresentanti”. Ora il M5S e la Roma devono correre, mettendo il progetto nero su bianco e approvando la delibera: tassativamente entro il 5 aprile, preferibilmente prima del 30 marzo.
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