(Il Messaggero – E.Maida) L’AMERICANO a Roma, fino a ieri, era un leggendario Alberto Sordi che si rivolge a un piatto di pastasciutta con la celebre battuta:"macarone, tu mi hai provocato e io me te magno". L’americano a Roma, da domani, potrebbe essere Thomas DiBenedetto, capo di una cordata finanziaria statunitense che tratterà in esclusiva con Unicredit l’acquisto della Roma calcio.
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Sogni e ansie
(Il Messaggero – E.Maida) L’AMERICANO a Roma, fino a ieri, era un leggendario Alberto Sordi che si rivolge a un piatto di pastasciutta con la celebre battuta:”macarone, tu mi hai provocato e io me te magno”. L’americano a Roma,...
Si chiude così in via definitiva l’era dei Sensi, che in 18 anni hanno vinto uno scudetto partecipando comunque sempre alle riunioni nel salotto buono e si sta per aprire un’epoca nuova tra grandi sogni e non piccole ansie.
Con l’eccezione di una piccola finanziaria inglese che tanti anni fa acquistò il Vicenza, nessuna squadra italiana era mai stata di proprietà straniera. Tra mecenatismo e affarismo, la cittadella è rimasta a lungo inaccessibile anche per le regole che la governano rendendola poco appetibile, dal fisco all’annosa questione degli stadi di proprietà.
Il pacchetto di azioni della Juve in mani libiche può essere considerato come la trasgressione più vistosa ma se un veneto può acquistare e gestire il Palermo, vedi Zamparini, perché non immaginare che l’esempio inglese, dove spopolano russi, americani e arabi, non possa sbarcare anche in Italia?
In un certo senso è suggestivo che la Roma sia la prima a varcare la frontiera. Per il nome che ha, per la storia, per la indiscussa universalità di una città che non conosce confini. Alcuni dei protagonisti di questa trattativa, a cominciare dallo studio legale che ha condotto l’affare, furono a un passo dalla Roma qualche anno fa quando l’improbabile avvocato Tacopina disse di muoversi a nome di Soros. Il fantasma di un arabo, spuntato all’improvviso, fece saltare il banco lasciando la Roma alla famiglia Sensi che forse non si dispiacque troppo. Anche stavolta un misterioso arabo ha creato qualche subbuglio prima che le carte venissero messe finalmente in tavola.
Di Thomas Di Benedetto si fa fatica a trovare una foto, ma tra le sue proprietà c’è la famosa squadra di baseball dei Red Socks: dunque oltre a essere un ricco finanziere, è anche un uomo di sport il che non guasta. Tra le sue credenziali, per chi crede alla scaramanzia, c’è anche il fatto di avere battuto la maledizione di Babe Ruth, mitico lanciatore americano dei Socks che nel 1914, indispettito dalla cessione, lanciò un anatema alla sua società: non vincerete mai più. Per 90 anni è andata veramente così fino all’arrivo di Di Benedetto che ha riportato a casa lo scudetto del baseball.
Con la Roma non ci sono maledizioni, almeno per ora, ma c’è una situazione finanziaria complessa che parte da un «rosso» di 39 milioni da risanare in fretta per rispettare le regole del fair play finanziario imposte da Platini per partecipare alle competizioni dell’Uefa.
Mai rinunciare ai sogni, dunque, ma nemmeno dimenticare che questa è la realtà in cui irrompono gli americani per i quali l’operazione Roma rappresenta, in primo luogo, un investimento nella convinzione che il «brand», come dicono quelli che parlano di soldi, possa essere valorizzato molto più di quanto lo sia oggi. Sono persone serie, mi garantisce uno dei personaggi chiave della trattativa. Sarebbe già un successo.
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