(Il Messaggero - F.Padoa) - Era da poco passata la mezzanotte di ieri quando Thomas Richard DiBenedetto ha capito che il Messaggero avrebbe svelato il mistero sulle sue origini italiane.
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Siano è già in fermento festa pronta per agosto
(Il Messaggero – F.Padoa) – Era da poco passata la mezzanotte di ieri quando Thomas Richard DiBenedetto ha capito che il Messaggero avrebbe svelato il mistero sulle sue origini italiane.
Quando il probabile futuro presidente della Roma è rientrato in hotel dalla cena in centro - momento conclusivo della sua terza giornata romana piena di impegni ma stavolta anche di necessario svago dopo l’estenuante trattativa - le lancette del grande orologio sopra il bancone della reception dell’Aldrovandi Palace segnavano le 0,20. In punta di piedi, nel silenzio più profondo della hall ormai deserta, scortato da una squadra di ben otto bodyguard, l’imprenditore americano stava per prendere la via della sospirata camera, ma ad attenderlo c’eravamo noi. Pronti a consegnargli un libro, come un lasciapassare, unico mezzo per scardinare lo sbarramento umano degli addetti alla sicurezza e soprattutto quello delle sue emozioni. Abruzzese? Molisano? Campano? Da quando la sua vita si è incrociata con quella della Roma, se ne sono dette e scritte un po’ di tutte, ma da ieri notte Thomas R. DiBenedetto sa che Roma sa. “Siano nel mondo” è il titolo del libro scritto da Francesco Caiazza, professore di lettere antiche, che in 215 pagine ha raccolto la storia di questo comune di diecimila abitanti incastonato in una valle del Salernitano, conosciuta anche come Valle dell’Orco, soprannome di antiche origini, molto probabilmente legato alle condizioni climatiche e al forte vento che soffiava spesso durante l’anno. Da Siano, negli anni a cavallo del 1900, in centinaia sono emigrati in cerca di fortuna nella grande America. Emigrare, un calcio alla miseria; un’altra realtà, altro mondo, altra gente: il sogno e la speranza di lasciare nella propria terra, lontano dai propri affetti, i problemi quotidiani di un’amara esistenza. Il tutto alla ricerca di un senso nuovo della vita, di opportunità di realizzarsi, svestendo i panni del povero derelitto per rivestire quelli di protagonista, del “faber fortunae suae”. E tra i sianesi che s’imbarcarono su una di quelle navi che lentamente attraversavano l’Oceano, cariche di anime tristi e disorientate, c’erano anche i nonni di Thomas, Antonio e Carmela. Non sappiamo se loro personalmente fecero fortuna. Ma a quanto pare i loro discendenti sì. Thomas R. DiBenedetto ha osservato velocemente la copertina di quel libro, ma supplicando tregua e riposo, ha sussurato un impercettibile “tomorrow”. Ma ormai il dado era tratto. Siano è il nome che custodisce le sue origini, la sua storia, il suo passato, la sua famiglia. Di Benedetto - scritto staccato però e non in una sola parola come nella versione americana - è uno dei cognomi più diffusi a Siano. Non c’è citofono, lungo le strade, dove su una targhetta non sia scritto Di Benedetto. Sono nove i rami in cui si divide la grande famiglia Di Benedetto, che attualmente arriva a qualche centinaio di residenti. Il medico condotto si chiama Elio Di Benedetto, ed è stato proprio lui il primo ad aprirci le porte e a svelarci i segreti di Siano. Indicandoci anche la costruzione storica che porta quel nome: Palazzo Di Benedetto, appunto. Quel libro lo abbiamo ricevuto personalmente dal professor Caiazza con tanto di dedica circa un mese fa. Abbiamo aspettato il momento giusto, e cioè che Thomas Richard arrivasse a Roma, per consegnarglielo. Abbiamo soprattutto aspettato che la trattativa prendesse corpo e si delineasse la lieta conclusione. Ma questo mese è servito anche all’autore per completare le ricerche anagrafiche e genealogiche su mister DiBenedetto, per accertare diramazioni e discendenze della sua famiglia. Il lavoro iniziato un mese fa con l’aiuto di Salvatore Cerrato, responsabile dell’anagrafe di Siano, e con la compiaciuta collaborazione del sindaco, Sabatino Tenore, è terminato. E la definitiva, ulteriore conferma delle origini sianesi del futuro patron giallorosso sono arrivate dal corrispondente del Sole 24 Ore a New York, che per primo è riuscito a stanare il cugino, Larry, che lavora in una delle società nelle quali Thomas ha una partecipazione, la Junction Investors. «Sì, io e mio cugino siamo originari di Siano», ha ammesso, a ribadire il primo input che a noi era giunto direttamente da un portavoce dello stesso DiBenedetto. Ora, nel dubbio che Thomas Richard non ci restituisca più il nostro libro e se lo porti gelosamente con sè a Boston, possiamo riprendere a raccontare Siano, situato proprio al confine tra le provincie di Salerno e Avellino, dal nostro inviato all’estremità nord-est dell’Agro Nocerino Sarnese. Lì dove siamo tornati a distanza di un mese. Un paese che ha avuto la forza di risorgere due volte da gravi calamità naturali, come il terremoto dell’Irpinia dell’80 ma soprattutto della frana del ’98, quella che staccandosi dal monte Le Porche che svetta sull’abitato, travolse e sommerse Siano (5 le vittime) e la vicina e più conosciuta Sarno. I danni per l’economia furono immensi, la ferita però si è quasi del tutto rimarginata, e Siano è potuta ripartire sull’onda dell’agricoltura locale, conosciuta anche per le pesche della varietà autoctona “percoca giallona” e per i pomodori San Marzano. Gli insediamenti industriali scarseggiano, mentre qui vola il terziario. Ma in questi giorni si parla d’altro, a Siano. Tutti leggono i giornali e guardano le tv e ormai hanno capito che quel Dibenedetto che sta per acquistare la Roma è un loro concittadino che ha fatto davvero fortuna: il sogno americano, almeno per qualcuno, si è avverato. Thomas R. DiBenedetto è un uomo ricco, e forse presto verrà a visitare questo paesino alla scoperta della sue radici. Non è mai stato nel paese dei suoi antenati, e qui già lo aspettano. A cominciare dal sindaco, Sabatino Tenore. Ci aveva detto, un mese fa: «Speriamo che le tracce che conducono mister DiBenedetto a Siano vengano confermate, darebbe lustro al nostro paese». E oggi, alla luce di quelle conferme, il primo cittadino aggiunge orgoglioso: «Siamo onorati che un nostro compaesano stia per diventare presidente di una squadra della Capitale, e ciò proprio nell’anno del 150° dell’Unità d’Italia. Lo contatteremo presto, gli scriveremo una lettera per invitarlo qui: già si percepisce tra la gente una grande emozione». In ebollizione anche la comunità religiosa, guidata da Don Crescenzo Aliberti, in un paese che da sempre è devoto a San Rocco: Siano infatti rimase completamente immune al morbo delle pestilenze che flagellarono l’Italia e l’Europa nella prima metà del XVII secolo, e questo incrementò il culto popolare del Santo, ritenuto il preservatore dalla peste. E allora, ogni anno, in occasione della festa del patrono, Don Crescenzo raccoglie le migliaia di offerte che arrivano dai sianesi sparsi nel mondo. «Moltissime arrivano da New York e da Boston, proprio la città di DiBenedetto, dove le comunità sianesi sono numerosissime». E adesso cercherà di controllare sul libro delle offerte ricevute se ce n’è qualcuna che possa ricondurre a Thomas R. DiBenedetto e alla sua famiglia. Ma anche se non ne avesse mai fatte, ora qui tutti si aspettano che per la prossima celebrazione di S. Rocco, il 16 agosto, a festeggiare per le strade di Siano sia presente un ricco e famoso compaesano in più.
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