(Il Tempo - T.Carmellini) Non c’era il Gene Wilder di melbrooksiana memoria a urlarlo al cielo, ma il «SI PUÒ FARE» scandito dalla Roma piombata nel gelo di Donetsk, è il segnale che la squadra ci crede eccome. Stasera, in un clima nel quale il mitico dottor Frankest(i)n si sarebbe trovato a suo agio, Totti proverà a guidare alla riscossa la «sua» Roma
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Si può fare
(Il Tempo – T.Carmellini) Non c’era il Gene Wilder di melbrooksiana memoria a urlarlo al cielo, ma il «SI PUÒ FARE» scandito dalla Roma piombata nel gelo di Donetsk, è il segnale che la squadra ci crede eccome. Stasera, in un clima...
in questa gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League. C’è il 2-3 dell’Olimpico che pesa come un macigno sulle speranze giallorosse rianimate dalla ventata di euforia, nuovi stimoli e gioco, portata da Montella. «Un amico» per capitan Totti che mai come adesso si è schierato dalla parte del tecnico, accompagnandolo addirittura in sala stampa nella conferenza di rito del pre-gara e sponsorizzandolo per il futuro. Sarà anche un passaggio epocale per questo gruppo che è lo stesso, tranne Burdisso, dell’era Spalletti. Montella, che stupido non è, cambia il meno possibile rispetto a quella Roma: l’ultima a far bene nell’Europa che conta. Totti non fatica a spiegare cos’è cambiato con l’arrivo sulla panchina dell’ex compagno. «Il modulo... lo conosciamo bene, conosciamo i movimenti e cercheremo di mettere in difficoltà lo Shakhtar. Ognuno ha il suo modo di giocare. Ma le caratteristiche non si perdono». Il capitano carica i suoi e si mette sulle spalle la responsabilità del passaggio del turno. «Sarà una partita difficile - spiega - siamo noi che dobbiamo fare la partita e cercheremo di affrontarla nel modo migliore. Ce la metteremo tutta. Gli americani? Ora pensiamo al campo, il futuro societario non ci deve interessare.
Di questo se ne occupa gente competente. La speranza è di riuscire a passare il turno anche se sarà difficile». Concentrato, diretto, non raccoglie provocazioni nemmeno sull’argomento Lazio e un derby ormai alle porte. «Ci pensiamo mercoledì: ora ci giochiamo una stagione in Europa, il derby lo accantoniamo adesso». E non risparmia battute al traduttore ucraino: «Ma che sei da’ Lazio?». Così come sulla scelta tra partire titolare contro lo Shakhtar o al derby: «Tutte e due. Se devo sceglierne una il derby, non ne ho giocato neanche uno. La notte porta consiglio». Torna serio quando si parla di Montella per il quale dispensa un vero e proprio spot elettorale per li futuro. «Quando si è presentato sembrava facesse l’allenatore da vent’anni. Abbiamo un ottimo rapporto sia in campo che fuori. Può diventare un grande allenatore: ha le idee chiare, è determinato, quindi lo seguiamo perché speriamo in futuro di poter rimanere insieme. Se lo terrei alla Roma? Avendo in casa un allenatore così perché no?». Capitan Totti chiude facendo chiarezza su voci e responsabilità del crack con Ranieri per il quale in molti hanno addossato colpe «solo» alla squadra. «Dispiace, fino ad un mese fa eravamo tutti giocatori fortissimi. Penso che chi scende in campo non lo fa per perdere. Conosciamo l’ambiente di Roma, abbiamo fatto di tutto e faremo sempre di tutto per vincere. Ormai non ci faccio caso perché conosciamo la gente di Roma come è fatta, dispiace un po’ a tutti». Sul ruolo: «Certo, in mezzo da centravanti mi trovo meglio, però sono momenti della stagione: quando non segni si trovano sempre i problemi negativi. Stavo bene anche prima pure se non facevo gol. Se mi sento solo all’interno dello spogliatoio? Mejo solo che male accompagnato».Parola di capitano!
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