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Roma, il piano degli americani

(Corriere dello Sport – P.Torri) – Mister X avanza. Dove per mister x deve intendersi un gruppo di imprenditori americani e la direzione dell’avanzare è la Roma.

Redazione

(Corriere dello Sport – P.Torri) - Mister X avanza. Dove per mister x deve intendersi un gruppo di imprenditori americani e la direzione dell’avanzare è la Roma.

Del resto siamo nelle setti­mane decisive per il futuro della società giallorossa. Tra il venti e il trenta gennaio dovranno essere formulate le offerte vincolanti a Banca Rothschild che, poi, le metterà sul tavolo di Unicredit per la scelta finale. Chiac­chiere, confidenze, garanzie, nomi: in questi giorni è un proliferare di voci che, visti i precedenti, è preferibi­le tacere. Di sicuro per ora c’è l’of­ferta del gruppo Angelucci (86 mi­lioni con possibilità di aumento). E, appunto, il gruppo americano. Che sta continuando a lavorare per for­mulare, in tempi brevi, la sua of­ferta (per il 67%). CONFUSIONE -C’è da dire che, a pro­posito di americani, nei giorni scorsi sono usciti i nomi di Woody Johnson, Steve Tisch e John Mara, associandoli allo studio legale To­nucci. Dove, invece, i tre sono de­gli sconosciuti o quasi. Magari i tre si stanno muovendo attraverso al­tri canali, ma non con Tonucci. Che, al contrario, è in con­tatto con un diverso gruppo di imprendi­tori americani, che tuttavia rimangono misteriosi. Anche perché l’invito di Unicredit e Ro­thschild alla massima riservatezza, deve essere rispettato, altrimenti si rischia di mandare allo sfascio il lavoro di mesi. Fateci caso: tutti i nomi che negli ultimi anni sono ve­nuti allo scoperto come possibili acquirenti della Roma, alla fine si sono dovuti ritirare, per un motivo o per l’altro. La segretezza sui no­mi, oggi come oggi, è una garanzia di riuscita. Le uniche notizie che si sono sapute è che si tratterebbe di un gruppo di tre-quattro imprendi­tori, che potrebbe esserci una par­tecipazione di un nome italiano e che Unicredit rimarrebbe con una quota di minoranza. PROGETTO -La Banca proprietaria del destino giallorosso considera molto attendibile questo gruppo americano, solido da un punto di vista economico, con le idee chia­re avendo presentato un progetto valutato molto interessante oltre che competente. Un progetto, per esempio, che tiene conto anche delle future novità del mondo del calcio, in particolare del fair- play finanziario. A norma, entrerà in vigore nella stagione 2018- 19, ma già dal prossimo bilancio ( 2011-12) le nuove regole, volute da Pla­tini, cominceranno a pesare sui bilanci. Ed è su questo che gli americani stanno lavorando. Per­ché vogliono acquistare una so­cietà in cui sia possibile investi­re, considerando che dal 2018 si potrà spendere quanto si incasse­rà, non un euro in più. Proviamo a spiegare. Tra le tante, nuove re­gole che dovranno essere rispet­tate, ce ne sono due fondamenta­li: 1) il monte ingaggi di calciato­ri e tecnici non potrà superare il 70% dei ricavi; 2) il passivo di bi­lancio nei due anni precedenti al­l’entrata in vigore finale del fair­play finanziario, non potrà supe­rare i trenta milioni di euro. In questo senso, la Roma preoccupa. La previsione di bilancio per que­sta stagione, fa prevedere una perdita tra i 30 e i 40 milioni, in­somma si sarebbe già fuori para­metri. Ovvero: pure se la Roma la dovesse acquistare un altro Abra­movich, non potrebbe spendere. Ecco perché, al di là del legittimo sogno di tutti i tifosi di voler un nuovo proprietario con i soldi, quello che sarà fondamentale è che chi prenderà la Roma sia competente in materia sportiva e acquisti una società con conti a posto o quasi. Competente vuole dire avere le idee giuste per lavo­rare sui ricavi perché solo aumen­tando l’incasso crescerà la possi­bilità di spesa. In questo senso il progetto americano prevede a breve termine di puntare su due voci: 1) merchandising; 2) recu­pero spettatori allo stadio. A lun­go termine c’è il progetto stadio. L’avanzata continua e si può di­re che sia ormai a buon punto. La speranza, al di là dell’oceano, è che in queste settimane non entri in gioco la politica. Altrimenti ad­dio sogno americano.