rassegna stampa roma

Roma, 4 motivi per crederci

(Corriere dello Sport-P.Torri) Crederci. Un conto è dirlo, un altro è farlo, ma certo la Roma che stamattina volerà nel gelo di Donetsk non può permettersi di non crederci. E’ vero, il risultato della gara d’andata,

Redazione

(Corriere dello Sport-P.Torri) Crederci. Un conto è dirlo, un altro è farlo, ma certo la Roma che stamattina volerà nel gelo di Donetsk non può permettersi di non crederci. E’ vero, il risultato della gara d’andata,

è uno di quelli che potrebbero pure consigliare di pensare alla sfida di domenica prossima all’Olimpico di campionato, nientepopodimeno che il derby, il terzo stagionale. E, pure, probabilmente l’ultima opportunità di riaprire il discorso qualificazione Champions League per la prossima stagione, l’ultima, tra l’altro, che vedrà ai nastri di partenza quattro squadre italiane. Ma la Roma non può permetterselo e ha il dovere di presentarsi domani sera in campo con l’obiettivo di provare a ribaltare il due a tre incassato all’Olimpico tre settimane fa al termine soprattutto di un primo tempo infarcito di errori individuali e di gruppo. Crederci non vuole certo dire riuscirci, ma la Roma ha almeno quattro motivi per provarci: la ritrovata condizione di Francesco Totti che nelle ultime partite che ha giocato ha dimostrato di essere quasi al top, i numeri che sono straordinariamente favorevoli agli ucraini e quindi cabalisticamente più facili da smentire, la nuova predisposizione della Roma di Vincenzo Montella capace di vincere fin qui soltanto in trasferta, la voglia dei giocatori di rinviare ancora il capolinea di un gruppo che da molti anni sta portando avanti la Roma al ritmo di una cinquantina di partite a stagione. Questi giocatori e questo gruppo lo devono a se stessi, alla proprietà che sta per salutare, alla proprietà che sta per arrivare, soprattutto lo devono a una tifoseria che sarà presente anche a Donetsk convinta che crederci sia il primo passo per riuscirci.

 

IL CAPITANO Chi è vicino a Francesco Totti, ce lo ha descritto così il capitano romanista. Mai così in forma come in questo mo­mento. E pure rinfrancato non poco dal ritorno al vecchio modulo, il quat­tro- due- tre- uno, che sep­pure a partite alterne, gli consente di tornare a gio­care in quel ruolo di cen­travanti che da qualche anno considera il vestito più adatto per sfruttare le sue caratteristiche. Toc­cherà a lui, come sempre, più di sempre, provare a mettersi la Roma sulle spalle per trascinarla ver­so un’impresa che logica, matematica e qualità del­la squadra avversaria, in­dicano come proibitiva. Ma Totti è il primo a cre­dere che sia possibile. Del resto le ultime prestazioni del numero dieci romani­sta, ce lo hanno ripropo­sto quasi ai suoi migliori livelli, capace di interpre­tare quel ruolo di centra­vanti come nessun’altro, in grado di sdoppiarsi an­che nel ruolo di rifinitore dove riesce a esaltare le doti dei suoi compagni, a cominciare da Simone Perrotta che giostrerà al­le sue spalle. Questa sta­gione è stata probabil­mente la meno convincen­te di Totti da quando, mi­norenne, si affacciò nel calcio professionistico. Ha voglia di rivincita e di lasciare un segno impor­tante, un gol decisivo, una giocata per accendere la fantasia della gente. Que­sta di Donetsk sembra proprio la partita ideale per tornare a far sentirela voce del padrone.

 

LA CABALAI numeri dello Shakhtar nel suo nuovo stadio, la bellissima Don­bass Arena, sono numeri da Barcellona. Ne basta uno per far capire: delle ultime trentotto partite casalinghe, ne hanno vin­te trentasei e pareggiate due. E il nome degli av­versari battuti, non com­prende soltanto squadre ucraine, ma anche, per esempio, l’Arsenal di Wenger che a Donetsk è stato sconfitto perdendo pure il primo posto nel gi­rone di Champions. In­somma, a leggerli così, per la Roma i problemi per il tentativo di rimon­ta, sarebbero pratica­mente insormontabili. Eppure se uno prova a ri­baltare questi numeri, si può intravvedere anche un aspetto positivo. Per­ché le serie positive sono fatte per essere battute e più si allungano e più di­venta possibile che ven­gano interrotte. Soprat­tutto per una squadra mediamente giovane co­me quella allenata da Mircea Lucescu. Doves­simo anticipare la partita ideale per la Roma, per­fetto per i giallorossi sa­rebbe realizzare un gol nella prima parte della gara per trasferire la pressione sui giocatori avversari. A quel punto tutto diventerebbe possi­bile, anche andare a vin­cere su un campo dove non dall’inizio del 2009 non c’è riuscito più nes­suno. I numeri sono fatti anche per essere smenti­ti. L’importante sarà cre­derci puntando sulla vo­glia di smentire anche la matematica.

LA NUOVA TENDENZA Tra i tanti pro­blemi che la Roma di Claudio Ranieri aveva evidenziato in questa sta­gione, per molto tempo c’era stato anche quello dell’incapacità di vincere lontano dall’Olimpico. In pratica per tutto il girone d’andata del campionato, la Roma non era mai riu­scita a tornare a casa con i tre punti, a eccezione del successo ottenuto a San Siro contro il Milan prima della sosta natalizia, una vittoria che si era poi ri­velata illusoria sul ritorno a quella continuità di ren­dimento che aveva carat­terizzato tutta la prima stagione di Ranieri sulla panchina romanista. Ora sta succedendo tutto il contrario. Complice, proabilmente, anche il fatto che la contestazione dei tifosi, adesso rende più difficile giocare nello stadio amico come per esempio ha confermato il recente pareggio casalin­go contro il Parma. Al contrario, però, la Roma di Vincenzo Montella è riuscita a centrare due successi esterni su due, prima a Bologna, venerdì scorso a Lecce, sei punti che l’hanno rilanciata nel­la rincorsa a quel quarto posto che vale la Cham­pions League della prossi­ma stagione. Ecco perché, forse, il fatto di giocare lontano da casa questo ri­torno degli ottavi di finale della Champions, potreb­be risultare un motivo in più per cercare l’impresa. Che, sia chiaro, resta mol­to difficile da centrare per una Roma chiamata a se­gnare almeno due gol sen­za subirne nessuno.

 

L’ABITUDINE L’abitudine a certe sfide può essere un motivo perché la Roma creda nell’impresa di tornare dall’Ucraina con la qualificazione ai quar­ti di finale. Lo Shakhtar è una squadra composta da molti giovani e, so­prattutto, mai nella sua storia è riuscita ad anda­re così avanti nella cop­pa più importante e com­petitiva che c’è. Cosa, al contrario, che negli ulti­mi cinque anni per due volte è riuscita ai giallo­rossi. Che, oltretutto, nella stragrande mag­gioranza, sono gli stessi da quattro- cinque sta­gioni e possono sicura­mente vantare più espe­rienza degli avversari in queste sfide da dentro o fuori. Per questo grup­po, inoltre, l’appunta­mento di Donetsk rap­presenta un altro possi­bile capolinea di un ciclo cominciato con l’arrivo di Luciano Spalletti a Trigoria. E di sicuro, da parte di tutti i giocatori, ci sarà la voglia di dimo­strare come i de profun­dis che in questa stagio­ne sono stati sottolineati in più di un’occasione, debbano essere riman­dati a data da destinarsi. Questa Roma quando scenderà in campo do­vrà ricordarsi di come è riuscita a vincere a Lio­ne o, anche, al Bernabeu di Madrid, in partite che all’epoca sembravano proibitive. Un po’ come questa di Donetsk com­plice quella sconfitta nei novanta minuti d’andata che questa Roma deve provare perlomeno a far dimenticare.