(Il Tempo - G.Giubilo) - Chi dice che la Roma cala alla distanza? Si è concessa tutti i minuti di recupero per difendere il secondo vantaggio, sbancare Lecce e trovare tre punti confortanti
rassegna stampa roma
Quantità è sintomo di impegno
(Il Tempo – G.Giubilo) – Chi dice che la Roma cala alla distanza? Si è concessa tutti i minuti di recupero per difendere il secondo vantaggio, sbancare Lecce e trovare tre punti confortanti
in vista dei due impegni terribili che l'attendono, prima il tentativo di rimonta in Champions, poi il derby che conta parecchio per la rincorsa al quarto posto. Chiuso in avanti un primo tempo illuminato, e firmato, da un sontuoso Mirko Vucinic, la Roma ha conosciuto l'ormai consueto affanno, perfino con qualche minuto di anticipo rispetto alle recenti pessime abitudini, l'ha salvata Doni, l'ha castigata Giacomazzi burlandosi dei due centrali di difesa. La Roma aveva perduto Cassetti per infortunio, consolazione nella disgrazia l'indisponibilità di Rosi, squalificato, Burdisso a destra, Juan al centro. La caparbietà di Borriello ha prodotto infine il rigore decisivo: Damato, che aveva ignorato due netti falli al limite, non ha potuto esimersi. Pizarro prezioso anche dal dischetto, esecuzione fredda e autoritaria, stavolta il finale premia una squadra che però è ancora lontana dal trovare livelli di espressione pari alle sue ambizioni. Tanta quantità, segno di impegno convinto, la qualità, Vucinic a parte, è altra cosa. Nella storia, raramente sono state riscontrate tante simpatie per la Juventus, avvezza a raccogliere amore incondizionato dai suoi fedelissimi e diffuso astio nelle altre tifoserie. Stasera saranno in molti, a palpitare per le fortune bianconere: tutti quelli che, alle spalle della capolista, sperano che la vetta della classifica possa appiattirsi. Avrebbe l'occasione, il Milan, per affrontare serenamente la domenica calcistica, sempre che la Juve sia disposta ad accettare la sua attuale mediocrità: evento improbabile per una squadra che nella stagione è stata spesso «ammazzagrandi». Però, ritenendosi a sua volta una grande, si è abbandonata troppe volte alla vocazione suicida, fino a vedere l'Europa come un miraggio. Allegri non dimentica la sconfitta interna dell'andata, ma il Milan non ha bisogno di ulteriori motivazioni dopo quelle, sontuose, che le prospettiva di classifica gli offrono.
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