rassegna stampa roma

Quando il vero fair play bisogna mostrarlo in campo

(Il Messaggero – R.Renga) Le dichiarazioni bostoniane di mister Di Benedetto sul fair play finanziario ideato da Platini e suggerito dalle società hanno finalmente portato in primo piano una rivoluzione; culturale, non solo calcistica.

Redazione

(Il Messaggero - R.Renga) Le dichiarazioni bostoniane di mister Di Benedetto sul fair play finanziario ideato da Platini e suggerito dalle società hanno finalmente portato in primo piano una rivoluzione; culturale, non solo calcistica.

Visto che ci siamo, diciamo al presidente dell’Uefa che il fair play dovrebbe riguardare anche il campo e gli spogliatoi: falli esagerati, reazioni scomposte, teppisti allo sbaraglio (vedi Samp), razzisti allo scoperto, dirigenti in prima linea. A Roma, Lotito, anziché pensare all’ottima Lazio che ha costruito, ha imitato Sordi chiamando, nel vero senso della parola, in causa i suoi nuovi colleghi americani; ne poteva fare a meno: nemmeno lo conoscono. E faranno presto, vedrà, a capire che cosa è Roma e che cos’è l’Italia, con tutti i suoi lacci politici e burocratici.Dunque, il fair play, che dovrebbe ridare slancio democratico a uno sport, al momento, solo per ricchi. Non sarà la soluzione di ogni male, ma è già qualcosa. La sintesi potrebbe essere questa: si spende solo quanto si guadagna, il resto è doping economico e dunque inaccettabile. A parole funziona. Il difficile viene dopo.Come si controlleranno i bilanci delle società? E si riusciranno ad evitare il nero, i movimenti sottobanco, i colpi bassi? Quando ci sono di mezzo i soldi, tutto il mondo è Italia. Vediamo, allora. Dal primo luglio tutte le operazioni saranno passate al setaccio. Dal 30 giugno del 2012 entrerà in ballo il “Panel di controllo finanziario”, un gruppo coordinato dall’ex primo ministro belga Jean-Luc Dehaene. Nel triennio che va dal 2011 al 2014 sarà accettato un “rosso” di bilancio che non superi i 45 milioni di euro. Dal 2014 al 2017 lo sfioramento non potrà andare oltre i 30 milioni. Successivamente i bilanci dovranno chiudersi in parità. Le sanzioni sono note: fuori dalle coppe e dunque dal giro dei soldi. Un azionista del club potrà, comunque, fare donazioni. Sarà l’Uefa, che ancora deve studiare a fondo la situazione, a decidere quanto e come. In alto mare, al momento, la storia delle sponsorizzazioni. Ossia, Moratti, per citare un presidente a caso, potrà o no dare soldi all’Inter tramite le sue aziende petrolifere? Per ora sì, ma l’Uefa sa bene che si tratterebbe di una scorciatoia: ci sta pensando e probabilmente le vieterà.Tradotto in linguaggio romanista, tutto questo che vuol dire? Proviamo ad anticipare. Se Di Benedetto entro luglio ripiana il bilancio, nei prossimi tre anni la Roma può andare sotto di 45 milioni, tutti insieme o anche di 15 all’anno. Considerando, ovviamente, eventuali cessioni, introiti da tivvù e dal botteghino e l’ormai famoso merchandising. Ridurre il monte ingaggi non sarà un optional, ma un obbligo. Quattro milioni all’anno, tanto per essere chiari, sono troppi. Poco da fare per i vecchi contratti; molto da fare per i nuovi arrivi. La diminuzione degli stipendi sarà, del resto, fisiologica e generale. Si fa sempre per dire: la nuova Roma, se cede giocatori per 60 milioni, taglia gli ingaggi di 10 milioni, pareggia, come è stato annunciato, il bilancio e investe 45 milioni, può anche fare acquisti per 115 milioni senza cercare sponsor falsi o donazioni vere. L’idea, a quanto si sa, è questa.