rassegna stampa roma

“Thomas, facce un saluto”

(Il Messaggero – A.Angeloni – S.Carina) – Stavolta un po’ ha dormito. Un bel po’, diciamo. Se non altro rispetto a quanto fatto nel volo economico Boston-Roma. Thomas Richard DiBenedetto s’è svegliato presto nella sua seconda...

Redazione

(Il Messaggero – A.Angeloni – S.Carina) - Stavolta un po’ ha dormito. Un bel po’, diciamo. Se non altro rispetto a quanto fatto nel volo economico Boston-Roma. Thomas Richard DiBenedetto s’è svegliato presto nella sua seconda mattinata nella capitale.

La sera prima aveva fatto le dieci intorno al tavolo della trattativa, davanti a un catering spolverato (non solo da lui, ovviamente) in un attimo. Fame, sonno, la trattativa non s’era chiusa e quindi, dormiamoci sopra, avrà detto. La sveglia suona intorno alle 7.30.  L’hotel, l’Aldrovandi, non è lontanissimo da via Pinciana, sede dello studio Grimaldi, dove si svolge il tutto. Le due automobili che lo accompagneranno nello studio sono sotto l’albergo già dalle 8. C’è la scorta, ci sono gli autisti. Tutto è pronto. DiBenedetto scende intorno alle 9.15, con lui i suoi legali. Avvicinarlo è impossibile. Lo studio viene raggiunto dalle altre componenti della trattativa, da Paolo Fiorentino, numero due di Unicredit, al professor Attilio Zimatore, presidente di Roma 2000, passando per tutti i vari avvocati, etc etc. Thomas non vuole avere contatti col mondo esterno: niente riprese, niente fotografie, nessuna dichiarazione finché la trattativa non sarà chiusa. Per questo, esce dalla macchina e si copre il volto con giornali, con un giubbotto antiproiettili (esagerato) come chi non vuole farsi riconoscere, ma ormai lo conoscono tutti. Ancora deve diventare presidente e molti già lo adorano. «Facce un saluto», gli cantano i tifosi che incontra; «affacciati», gli chiedono altri sostenitori della Roma appollaiati sotto la finestra dello studio Grimaldi. Cori e una grossa bandiera, tutta per lui. E’ già un mito Thomas, ma lui non lo sa. O forse lo sa da tempo. Dopo l’arrivo a Fiumicino con il maglioncino felpato color salmone, lunedì pomeriggio e ieri ha trattato la Roma sempre con lo stesso abito blu e cravatta rossa indossati il pomeriggio precedente. Scaramanzia, forse.

O - come ha scherzato qualcuno - sarà come Paperino, cioè con nell’armadio vestiti tutti uguali. Si nota per gli abiti, ma soprattutto per un vistoso anello. «Probabilmente sarà un ricordo di quando i Red Sox hanno vinto la Word Series nel 2004 o nel 2007», spiega un fotografo che mostra di essere un appassionato del baseball Usa. Dettagli. Quelli che - si va dicendo da qualche mese - mancherebbero alla chiusura della trattativa. Alla fine, dettagli, non erano. Specialmente quando si parla di soldi, non lo sono mai. Ma ieri qualcosa finalmente si è sbloccato dopo una giornata lunga, lunghissima, conclusasi alle 22,15 e che in mattinata aveva fatto temere il peggio. Poco prima di mezzogiorno, infatti, trapela come la riunione sia terminata. «Hanno rotto, se ne va, torna in America. Lo sapevo io che anche stavolta non se ne sarebbe fatto nulla», bofonchia sconsolato Mauro, da poco laureato in giurisprudenza che sta svolgendo l’apprendistato in uno studio lì vicino e che ha approfittato di una commissione per fermarsi e capire cosa sta accadendo. Dal sogno alla catastrofe, insomma. Poco dopo, invece, la verità: l’imprenditore statunitense dovrà solamente incontrare il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà. Eccolo, infatti, uscire con la scorta dopo qualche minuto e immettersi nuovamente su via Pinciana. Mentre lascia lo studio Grimaldi, una scia di motorini lo segue. La visita all’Antitrust dura venti minuti. Il tempo di una stretta di mano e Mr.Thomas ritorna alla base. Intorno alle 15,40 dal civico 25 di via Pinciana esce il professor Zimatore che lancia un messaggio di speranza: «Sarà emesso un comunicato». Tanto basta per sortire un effetto contrario a quello della mattina: «Evvai, stavolta è fatta. Americà facce Tarzan» urlano di gioia - citando il grande Sordi nel celebre film Un americano a Roma - i dieci ragazzi che sono arrivati da quelle parti e che sventolano un vistoso bandierone giallorosso. Le ore però passano e del comunicato nemmeno l’ombra. Cala la notte ma la riunione continua. E quando sembra tutto rimandato al giorno seguente, dopo le fugaci apparizioni di Fiorentino e Cappelli, eccolo DiBenedetto. Prima di entrare nell’automobile che lo aspetta, mostra il pollice alzato: «Ok, è fatta», sembra dire. Nel caos che ne segue, un fotografo viene investito da una ruota del veicolo dove viaggia Mr.Thomas. Da ieri notte meno yankee e più romano.