(Il Romanista – M.Macedonio) - «Combattere, combattere, combattere» è il grido di battaglia di Paolo Cento, all’indomani della sconfitta di Milano.
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“Il patrimonio della società sono i tifosi”
(Il Romanista – M.Macedonio) – «Combattere, combattere, combattere» è il grido di battaglia di Paolo Cento, all’indomani della sconfitta di Milano.
Lo fa a margine dell’annuale cena sociale del Roma club Montecitorio, di cui è da sempre il Presidente: «Abbiamo voluto mantenere fede al nostro appuntamento, pur sapendo che cade in un momento delicatissimo della vita della As Roma, dentro e fuori dal campo. Il messaggio è quello di non mollare, perché la stagione va giocata fino in fondo, essendo ancora noi in corsa in tutte e tre le competizioni. Le questioni societarie non devono diventare un alibi per nessuno. Prima di pensare ai nuovi acquirenti, ai quali guardo ovviamente con attenzione e fiducia, voglio ricordare che il vero grande patrimonio di questa città sono i tifosi. Che pretendono rispetto. Chi arriverà, quindi, deve sapere che con questo capitale non sono ammessi giochi e giochetti. L’apporto dei tifosi? Decisivo. La Roma è danneggiata da questa maledetta tessera del tifoso, fallimentare e liberticida, contro la quale la curva romanista – e di questo tutti le debbono esser grati – è stata la prima a mobilitarsi. Sono sicuro che se a Milano, e altrove, avessimo avuto le nostre migliaia di sostenitori al seguito, il campionato avrebbe avuto tutt’altro svolgimento. Intanto, contro Napoli e Shakhtar mi aspetto un Olimpico “ruggente”».
Nella stessa serata presso il Circolo Montecitorio, anche il parere di Michele Baldi: «Una valutazione sulla possibile cessione della società? La darò quando sarà stato completato l’iter e tutto sarà più chiaro. Per ora, mi appassiona molto di più quanto avviene sul campo di gioco. Senza contare che il mio pensiero va ancora alla famiglia Sensi, che ha messo un miliardo di euro sul tavolo e si è sempre comportata con grande onestà e correttezza, permettendo alla Roma di poter andare a testa alta sulla vicenda più scandalosa di questi anni, ovvero Calciopoli. E già per questo va solo ringraziata. Perché se tanti altri scudetti e trofei non sono arrivati, non lo si può certo imputare ai Sensi. Resta l’amarezza e il rimpianto per una squadra che era stata allestita per vincere molto di più: l’avrebbero meritato Franco e Rosella Sensi e tutta la famiglia, un esempio anche sul piano morale e dei comportamenti. E io sono orgoglioso di essere stato per dieci anni consigliere della As Roma. Quanto all’aspetto sportivo, la squadra c’è, i giochi sono ancora tutti aperti». Dice invece la sua intorno al possibile passaggio di mano della società giallorossa, Fabio Granata, esponente del Fli: «Può costituire un momento importante, sia sul piano della mentalità che dell’immagine. Con il rilancio del marchio più famoso nel mondo, che vede la più grande stratificazione storica e culturale del pianeta. Gli americani sembrano aver colto l’enorme potenzialità che si lega al marchio “Roma”. Che può fare da traino anche all’immagine del nostro Paese nel mondo. La “romanità” come bene prezioso che può essere fatto conoscere a livello internazionale. Quanto alla Roma squadra e al momento che sta vivendo, ricordiamoci che siamo ancora impegnati su tre fronti. Bisogna crederci, insomma, e fino in fondo. Perché è questo il patrimonio immateriale che la Roma trasmette attraverso il suo tifo. Un ultimo pensiero va alla famiglia Sensi, e a Rosella in particolare: mi auguro che lei possa avere un ruolo anche nella nuova società. Sarebbe un segno di continuità, pur nell’innovazione».
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