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“Ho sfiorato la Roma”

(Il Messaggero-U.Trani) Enrico Preziosi, passato il Natale e il Capodanno a Rio, risponde al telefono e ha di fronte l’Oceano. E’ a Copacabana, rilassato e come al solito intraprendente. «Ma sono qui in vacanza, come il mio amico Adriano».

Redazione

(Il Messaggero-U.Trani)Enrico Preziosi, passato il Natale e il Capodanno a Rio, risponde al telefono e ha di fronte l’Oceano. E’ a Copacabana, rilassato e come al solito intraprendente. «Ma sono qui in vacanza, come il mio amico Adriano».

Che non è il romanista, ma il signor Galliani. «Parliamo a cena tutte le sere di calcio: gennaio è mese di mercato e abbiamo tanti giocatori in comproprietà». L’altro amico del presidente del Genoa è invece lontano. «Con Claudio ci siamo sentiti al telefono, per gli auguri e per fare due chiacchiere. Ci vedremo in tribuna a Marassi giovedì», dice, ricordando l’appuntamento obbligato con Lotito. «Niente operazioni con lui: ne riparleremo a giugno». Potrebbe siglarne una, subito, con la Sensi. «Per ora con lei non ho fatto affari, ma aspettiamo la fine di questa sessione per vedere se stavolta ci riusciamo». S’interrompe. «Come vede, con me si discute solo di calcio. Sono conosciuto per quello e non perché imprenditore di un’azienda che ha un nome da trentadue anni. Il pallone è la sfera emotiva, ma il mio mestiere resta l’altro». E allora partiamo da quello: proprio la Giochi Preziosi ha fatto sì che lei fosse accostato alla Roma. Conferma? «Sì. C’è stato un pour parler. Perché Unicredit, attraverso il Fondo Clessidra, ha una partecipazione nella mia azienda, il dieci per cento. Non me la sono sentita, però». Perché ha rinunciato? «Troppo impegnativo per me. Non ho il tempo. Fare il presidente della Roma è come essere la quarta carica dello Stato. E in più avevo un impegno con i tifosi genoani che non volevo tradire». Anche perché, dovendo scegliere, avrebbe puntato sul Napoli che è stato rilanciato invece da De Laurentiis. Solo una questione di tifo? «E’ così. Io ho pianto di gioia per il Napoli di Maradona, per i due scudetti. Ci provai in passato, senza riuscirci. Ormai è tardi, devo consolidare il progetto che ho con il Genoa. E sono felice per come lo sta portando ai vertici De Laurentiis. Non provo invidia, però. Non mi accade mai. Anzi chiedo sempre il risultato della squadra partenopea e mi fa piacere quando vince. Il Napoli è la religione che ho abbracciato da ragazzo, non si può fare il paragone con le altre. A prescindere se sia secondo, quarto o a metà classifica». Torniamo al Genoa e a Lotito. Dica la verità: è stato il presidente della Lazio a suggerirle Ballardini? «No. Era tra i pochi tecnici disponibili. L’uomo giusto per il nostro momento delicato. Ha riportato serenità». Restando a Lotito: non è che il feeling tra voi si è un po’ guastato quando ha preso Boateng, obiettivo della Lazio, per poi girarlo al Milan? «Assolutamente, i rapporti sono ottimi. Un anno fa, proprio a gennaio, gli ho ceduto Biava e Floccari, acquisti apprezzati dalla piazza biancoceleste. Ora non abbiamo bisogno uno dell’altro, cioè nè lui di miei giocatori nè io dei suoi. Ci sentiamo lo stesso, anche se oggi non ci sono trattative in ballo. Domani, chissà. E su Boateng sa benissimo come andarono le cose. Nessuna frizione». Già, Boateng: lo riprenderà o lo lascerà al Milan? «Con Galliani ne abbiamo discusso in questi giorni. può finire al Milan già entro la fine di gennaio. Paloschi è metà rossonero e ci piace. Poi ne abbiamo altri in compartecipazione: Amelia, Strasser e Zigoni». E’ vero che cederà Toni per abbassare il monte ingaggi? «Spendiamo molto per gli stipendi e vogliamo puntare, guardando al futuro, sui giovani. Ma da Toni mi aspetto un grande girone di ritorno: quindi non penso che andrà via. I giornali hanno montato una polemica tra me e lui che non esiste. Comunque aspettiamo. Martedì sarò di nuovo in Italia». I giornali, per la verità, hanno solo riportato il voto che ha dato a Toni per i primi quattro mesi della stagione: perché quel 3? «Per i gol fatti. E avevo anche spiegato che non era stato aiutato dai compagni, aggiungendo che ero sicuro che avrebbe giocato da otto nella seconda parte dell’annata. Niente di che o di offensivo». Si sente imprenditore, ma chi lavora con lei esalta la sua competenza calcistica. Si racconti: programma, intuisce, improvvisa o che cosa?«Cerco di scegliere i collaboratori giusti. In azienda come nel Genoa. A volte prendo decisioni di pancia, ma tirando le somme e vedendo i giocatori che hanno vestito la maglia rossoblù in questi anni, abbiamo fatto bene. E, comunque, solo chi lavora sbaglia». Ha in ballo qualche operazione in queste ore? «In settimana chiudo per il centrocampista Kucka dello Sparta Praga. Bravo». A parte le trattative con il Milan, è vero che parlerà con la Roma per lo scambio Sculli-Greco? «Confermo. Ci sta perché noi abbiamo tanti attaccanti e pochi centrocampisti». Finito il mercato di gennaio, la società giallorossa dovrebbe conoscere il nuovo proprietario. Sarà straniero? «Può darsi. Di sicuro credibile. Unicredit sta valutando bene, vuole un investitore che dia garanzie. Può arrivare dall’America come da più vicino». Preziosi come Moggi: per l’ex diggì della Juve, c’è pronta una cordata italiana e in quella si fa il suo nome. Che cosa sa di più? «E’ possibile. Ma io non ci sono. Sono contrario alle cordate. Non ci credo. Il capo deve essere uno. Perché basta e avanza una testa, per evitare liti e contrapposizioni. E, essendo la capitale, intromissioni politiche». Giovedì si ricomincia con Genoa-Lazio: ha un messaggio per Lotito? «Abbiamo qualche problema, ma vogliamo iniziare bene l’anno. E interrompere la tradizione negativa con la lazio che a Marassi vince sempre. Claudio è avvisato». La Lazio può vincere lo scudetto? «No. E nemmeno il Napoli. Sono entrambe da zona Champions. Il titolo sarà del Milan. Per loro il gap con i rossoneri è difficile da azzerare, anche se sono seconde a tre punti da vertice. Ci può riuscire solo la Roma». Ma se ha 7 punti di distacco e c’è anche la Juve di mezzo. Crede davvero nel recupero dei giallorossi? «Il ritardo è minimo, bastano due partite sbagliate delle altre e due vittorie della Roma. Conta l’organico e a Ranieri non manca proprio niente, ha tutto quello che serve per lo scudetto». Anche Preziosi ha tutto per stare ai vertici del calcio. Non sogna un incarico di prestigio? «Io sto con i piedi per terra e penso ai cinquemila dipendenti che ho in Europa, ai tremila solo in Italia che aumenteranno presto, quest’anno. Alle loro famiglie. Ne ho anche quattordicimila in Cina. E non è vero che lavoro solo in funzione del Natale: la mia azienda non è solo giochi, ormai è realtà diversificata che distribuisce prodotti di vario genere».