rassegna stampa roma

“Domani si vedrà”

(Il Messaggero-U.Trani) Chiamiamola tregua, anche se non è nemmeno quella la sintesi della giornata del chiarimento, ore e ore di chiacchiere che portano a poco e che non risolvono niente. Da mezzogiorno a sera, passando per il campo.

Redazione

(Il Messaggero-U.Trani) Chiamiamola tregua, anche se non è nemmeno quella la sintesi della giornata del chiarimento, ore e ore di chiacchiere che portano a poco e che non risolvono niente. Da mezzogiorno a sera, passando per il campo.

Perché da ieri sino a maggio si consumerà lentamente, nel girone di ritorno del campionato con ben 19 gare da giocare (più gli ottavi delle due coppe), il lungo addio tra Totti e Ranieri. Ancora una volta è proprio Francesco, con la sua sincerità semplice e totale, a dare un senso ai tanti colloqui del martedì più comunicativo della storia di Trigoria.

Il capitano, lasciando in macchina il Bernardini e intervenendo ai microfoni di Sky, conferma, incassata stima e riconoscenza da tutti, di non aver certezze sul suo futuro nella Roma, pur essendo ancora lontana tre anni e mezzo la scadenza del suo contratto. «Pensiamo ad adesso, poi si vedrà». E non nasconde il suo stato d’animo. «Sì, sono triste. E lo ribadisco». Precisando: «Sabato ho detto che sono triste dentro Trigoria, fuori sto benissimo». Potrebbe anche bastare. Ma Totti torna sullo sgarbo di Genova. «Mi è dispiaciuto entrare a quattro minuti dalla fine, era come per perdere tempo» la considerazione feroce. «Ma ho accettato tutto. Sono a disposizione della società e del tecnico. Ho parlato con Montali, Pradè e Conti prima di avere un colloquio con l’allenatore. Abbiamo parlato di quello che è successo e che succederà...», altra considerazione puntuale. Non nomina mai Ranieri, davanti alle telecamere. Lo chiama mister e basta. Le tante parole ascoltate nel pomeriggio sembrano essere già volate via. «Sono io che devo essere convincente. L’importante è avere dietro delle persone che mi sostengono sempre». Non dice, però, se esistono. Prima dovrà metterle alla prova.

In serata, però, la società, preoccupata dalla sua nuova confessione in tv, gli chiede di rettificare il suo pensiero sul suo sito. Così si presta, oltre che a ringraziare la Sensi «per l’affetto», a chiarire di essere triste solo «per non riuscire a dare il massimo contributo per ottenere i risultati che desideriamo» e a garantire che «il capitano non ammaina mai la bandiera». L’intenzione del club è spargere un po’ di miele sul rapporto inacidito tra allenatore e calciatore, anche se l’intervento dall’alto amplifica ulteriormente il caso. Francesco, però, su Ranieri non fa retromarcia e ripete solo quanto detto prima: «Mai discusso le scelte».

Rosella Sensi, dopo avergli inviato lunedì messaggi di solidarietà e comprensione, ha provato a raccogliere in due ore i cocci infiniti di Casa Roma. Un’ora (quasi) di colloquio con Vito Scala, il preparatore di Totti. Francesco non è ancora arrivato, quando la presidentessa si presenta a Trigoria. Meglio affrontare subito la questione con il preparatore personale del capitano che le offre l’elenco delle lamentele: il ruolo in campo, il distacco del tecnico e qualche esclusione mal digerita perché in campo va chi non sta bene. La Sensi garantisce che «Totti è sempre al centro del progetto» alla Ranieri, prima di Genova, e come ripeterà dopo cena sul sito Internet della Roma, con un comunicato abbastanza contorto, in cui avverte tecnico e giocatori che «è arrivato il momento di pensare solo al lavoro e ai risultati» e che non accetta «atteggiamenti autolesionistici da nessuno». Il richiamo è per l’allenatore e per il capitano. «Qui non sarà mai in discussione, è il numero uno, di sempre: Francesco, insomma, può stare tranquillo» la rassicurazione di Rosella. Che poi si ferma con i dirigenti Conti, Montali e Pradè per una buona mezz’ora, chiedendo loro di «contribuire a risolvere questa situazione e di far passare giorni sereni, in questa settimana, alla squadra».

Dura un quarto d’ora, invece, il faccia a faccia tra la presidentessa e Ranieri. Prima per invitare il tecnico ad affrontare personalmente il caso, convocando il giocatore che si aspetta spiegazioni. Poi il suggerimento che sa di slogan: «Ci vuole più dialogo con Totti e con tutti». Francesco si affaccia a Trigoria e vede subito la Triade giallorossa. E’ diretto: «Io sono Totti e sto bene: non posso essere trattato così». I tre lo calmano.

Dopo pranzo, prima di scendere in campo per l’allenamento, l’atteso incontro a quattr’occhi tra il capitano e l’allenatore. Francesco ascolta Ranieri che prova a stimolarlo: «Hai visto che cosa sta succedendo? Mi devi dare una mano, perché possiamo ancora far bene, la stagione è lunga», la sintesi dell’invito a collaborare fianco a fianco per il bene della Roma. Ma Totti lo riporta alla realtà, allo strappo di Genova. L’allenatore non può che tenere il punto: «Io, te lo ripeto con la massima sincerità, pensavo che mancasse di più alla fine. Era come la mossa della disperazione. Insomma, non ti volevo umiliare nè offendere, per me sei importante». Stretta di mano e appuntamento a Cesena, dove Francesco partirà dall’inizio (è squalificato in Coppa Italia e mercoledì prossimo salterà l’ennesimo derby): ieri negli schemi era con Menez e Vucinic.

Ranieri riunisce anche la squadra. Ai giocatori, in considerazione dell’organico ampio, fa una raccomandazione: «Prima deve venire sempre il gruppo». Basta, dunque, musi lunghi per esclusioni e sostituzioni. Il tecnico, dopo l’allenamento, si ferma pure con Vito Scala. Per evitare altri disguidi, sino a maggio. Poi, che sarà, sarà.