Va bene che a Roma tutto è possibile, ma quanto è accaduto ieri è un miracolo dei tempi moderni. Perché non s’era mai visto un giornale proprietà di grandi costruttori lanciare una dura campagna di denuncia contro gettate di cemento, ecomostri e speculazioni edilizie.
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Partita di potere nello stadio di Roma
Il Messaggero di Caltagirone attacca il progetto del nuovo stadio. Per colpire un concorrente e influenzare Marino.
Per il lettore distratto, una bella prova di informazione indipendente. Per quello smaliziato, una mossa d’attacco nella guerra di potere al centro della quale galleggia il governo della Capitale.
Capita infatti che Il Messaggero, della famiglia Caltagirone che ha costruito mezza città moderna, si scopra foglio ecologista per appoggiare la campagna di Legambiente contro il progetto per il nuovo stadio della Roma, a Tor di Valle: la più grande partita nella quale sia impegnato un altro costruttore romano, Parnasi, storico avversario di Caltagirone.
Come ogni progetto urbanistico, il nuovo stadio si presta a osservazioni e critiche. Gli ambientalisti hanno buone ragioni su alcuni punti, a cominciare dalla difficile viabilità della zona prescelta. Ma l’attacco del Messaggero, mosso più da ansie “economiche” che ecologiche, nel tentativo di colpire un concorrente investe l’amministrazione Marino, che sul nuovo stadio ha investito molto della propria immagine. Il Comune è lungi dall’aver dato il via libera definitivo ai privati, però ha già garantito la disponibilità a fare presto e bene, anche per rompere l’incantesimo di una città nella quale non si riesce a realizzare alcuna opera nei tempi e coi costi previsti.
Il sindaco, si sa, è molto indebolito. Stressato da campagne di stampa ostili, inviso a un Pd affamato di posti e di potere, gravato da eredità micidiali ma fin qui incapace di raddrizzare una macchina di servizi pubblici elefantiaca e inefficiente. Di una sua possibile sostituzione (passando però da elezioni assai rischiose) si scrive ormai da mesi: non è una fantasia.
Può darsi che Marino sia la persona giusta nel posto sbagliato. Per quanto il trattamento riservatole fin dall’inizio da Caltagirone incoraggi a sostenerla, l’amministrazione appare esposta e vulnerabile soprattutto (è la cosa più grave) gli occhi dei cittadini.
Per la visibilità di Roma; per la dimensione dei problemi; per l’entità delle risorse pubbliche che scorrono via ogni giorno; per l’urgenza di limare le unghie ai poteri forti cittadini; e infine per la inadeguatezza del Pd locale, è inevitabile che il dossier Capitale si riapra presto sulla scrivania di Matteo Renzi.
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