(Corriere dello Sport - F.M.Splendore) - La voglia di diventare grande e di non perdere altro tempo. Un tecnico, Giampiero Ventura, e una società, il Bari, che lo hanno stravoluto. E il mare.
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Okaka: «Bari, mi riprendo il tempo perduto»
(Corriere dello Sport – F.M.Splendore) – La voglia di diventare grande e di non perdere altro tempo. Un tecnico, Giampiero Ventura, e una società, il Bari, che lo hanno stravoluto. E il mare.
«Perché sono nato sul lago Trasimeno e mi piace vivere dove c’è acqua. Mi rigenera, mi rasserena» . Quella di non perdere più tempo, per Stefano Okaka Chuka, è quasi un’ossessione. Lo ripete all’infinito. Dopo tanto peregrinare, dopo tanto sbattersi a caccia di minuti nella Roma, ieri è parso d’incanto un predestinato. Ha messo la maglia del Bari e 24 ore dopo ha gelato lo stadio che più di ogni altro un barese vorrebbe gelare: il Via del Mare di Lecce. E pensare che, se si fosse giocata a porte chiuse, la bellezza del gol di Stefano sarebbe stata consegnata solo alle tv (dove ha fatto il giro fino a notte). Invece quella magica sequenza ha mandato in visibilio dal vivo i baresi in trasferta a Lecce. Quelli da cui Okaka si è tuffato continuando la corsa dopo il gol, caracollando tra i tabelloni pubblicitari. Prima rete in biancorosso, gol numero 1000 in A per il Bari. La storia di Okaka ricomincia. E stavolta...
Stavolta non si può sbagliare.
«Ah, questo è sicuro. Io ho già perso troppo tempo e non voglio perderne più. Troppe volte con la Roma è cominciata con tante speranze ed è finita che dovevo andar via. E non è mai facile andare via a gennaio, ancor più per uno come me che vive il calcio molto anche come rapporti e spogliatoio. Non ce l’ho con nessuno, capisco le scelte, gli equilibri. Anzi, ho lasciato tanti legami forti d’amicizia a Roma: era ottimo quello con Ranieri, lo è con Conti che domenica sera mi ha mandato un sms, come molti altri compagni con cui mi sento. Ma la questione campo era un’altra cosa. Ora devo dimostrare quello che so fare anche perché lo veda la Roma. Se no è normale che la gente si chieda: oh, questo ha esordito in A a 16 anni e poi che fine ha fatto?».
E per tutto questo ha scelto Bari. Perché?
«Perché mi hanno voluto come nessun altro, dal tecnico Ventura al ds Angelozzi. Avevo bisogno di questo. Ora tocca a me».
E poi Bari è stato il trampolino di lancio per attaccanti e giovani. Gli ultimi Bonucci e Ranocchia: uno alla Juve, l’altro all’Inter...
«Vero, in questo senso Bari è anche un portafortuna e Bonucci e Ranocchia lo confermano. Spero valga pure per me » .
Tanto sudore per scalare posizioni alla Roma, ma anche soddisfazioni come il gol di tacco al Siena, che nessun tifoso romanista può scordare. Poi arriva un gol come quello fatto al Lecce e davvero capisci come il calcio sia fatto di opportunità, di attimi. Se Okaka fosse arrivato il giorno dopo non avrebbe giocato il derby, non avrebbe fatto il gol numero mille del Bari in A. E forse il Bari non avrebbe vinto. Quante coincidenze...
«E’ verissimo, il calcio è così, passa un treno e devi prenderlo. Ho esultato come un pazzo perché ho provato un’emozione enorme e sapevo quanto la gente ci tenesse. Ricordavate il gol di tacco al Siena con la Roma: un’altra cosa che non si può scordare. A me la gente a Roma mi ha sempre voluto bene. Ora voglio conquistare i tifosi del Bari, voglio diventare grande e poi decidere del mio futuro ».
Stefania fa la schiacciatrice per il Castellana Grotte, squadra di volley della provincia di Bari. Nella scelta professionale c’è anche la vicinanza alla sorella gemella?
«Stefania è a 40 chilometri da me. Ci sentiamo, ci vediamo e questo è bellissimo. Ma lei non c’entra con la mia scelta».
Un anno fa in Premier League, ora nel pieno della lotta salvezza in A.
« La Premier è bella, c’è più leggerezza, vinci o perdi per la gente sei sempre lo stesso. Ma questa è una sfida speciale, da qui riparto anch’io: e devo ringraziare, oltre al Bari e alla Roma, anche i miei procuratori Ernesto Bronzetti e Giampiero Pocetta, che hanno lavorato benissimo ».
Cosa è più bello del calcio italiano e cosa è più brutto?
«La stessa cosa. La pressione: ti carica prima della gara, può annientarti dopo».
Papà Austin e mamma Doris sono nigeriani. Cosa c’è della Nigeria in Stefano Okaka?
«Credo l’allegria, un aspetto del carattere che i miei genitori mi dicono essere distintivo lì. Io non sono mai stato per un motivo o per l’altro in Nigeria. Però vorrò andarci».
Stefano Okaka nasce centrocampista centrale. Pazzesco...
« Però è vero, solo negli ultimi sei mesi di Cittadella diventai attaccante, a 15 anni».
Quando la vide il Milan ma alla fine lei scelse la Roma.
«E’ così, valutai un po’ di cose con la mia famiglia e scelsi la Roma».
A proposito di Milan, Balotelli è suo amico?
«Mario sì, ci sentiamo anche».
Giocherà nel Milan?
«Questo non lo».
Sincero...
« Non lo so davvero » .
Un’immagine di Stefano Okaka a Castiglion del Lago, bimbo.
«Il cortile sotto cosa, le partite infinite con Diego e Daniele, gli amici che mi porto dietro. Con loro e mio fratello Carlo il rapporto è speciale».
Cosa è rimasto della Roma?
«I rapporti, lo ripeto. Uno in particolare, con Aleandro Rosi. Mi ha chiamato dopo il gol, mi fa piacere se attraverso questa intervista posso salutarlo ancora: è come un fratello. E con lui saluto Fabrizio Iacorossi, un altro amico romano».
Okaka centravanti giallorosso un giorno: è un pensiero fisso o no?
« Non rispondo a questa domanda perché l’ho detto troppe volte. Ora penso al Bari, ne riparleremo».
Quanti gol per salvare il Bari?
« Facciamoli anziché dichiararli. Niente traguardi».
Maggio 2011: Bari salvo e Roma tricolore...
«Cosa chiedere di più? Per me sarebbe... una doppietta!».
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