rassegna stampa roma

New York, incontro tecnico

(Il Romanista – D.Galli) – Chissà se ce la faranno a portare oggi la novella. La bufera di neve che ieri si è abbattuta su New York potrebbe avere costretto Piergiorgio Peluso e Paolo Fiorentino, rispettivamente responsabile...

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Chissà se ce la faranno a portare oggi la novella. La bufera di neve che ieri si è abbattuta su New York potrebbe avere costretto Piergiorgio Peluso e Paolo Fiorentino, rispettivamente responsabile corporate e vice d.g. di Unicredit, a restare un altro giorno nella Grande Mela.

In ogni caso, non torneranno con l’As Roma venduta alla cordata americana, di cui finalmente si conoscono i nomi. Ma nemmeno con qualche tipo di accordo. Anzi. La cessione del club è ancora in alto mare. La stessa Unicredit, in serata, ha provato a smorzare il clamore suscitato dalla notizia di un accordo ormai vicino. Qualche fonte ha fatto sapere che si è trattato solo di «un incontro tecnico». Si chiamano Thomas R. Di Benedetto, Julian Movsesian, William C. Powers, Michael A. Ruane e Arthur J. Falcone. Sono loro gli ex misteriosi investitori a stelle e strisce che vogliono l’As Roma.

Il capofila è Di Benedetto, 61enne italoamericano di origini abruzzesi, cinque figli e interessi che spaziano dall’intermediazione mobiliare ai software. È socio della New England Sport Ventures, la società di investimenti citata anche da questo giornale, che controlla sia i Boston Red Sox sia il Liverpool. È uno sportivo, dicono. Ma chi lo conosce? È un abile broker, probabilmente. Ma non è un Paperon de’ Paperoni. Non è un Soros, per intenderci. Chi ha provato a cercare qualche informazione maggiormente dettagliata su di lui, è rimasto deluso. Bizzarro, se si pensa che Di Benedetto dovrebbe incarnare nelle speranze dei tifosi l’american dream. Il sogno americano. E gli altri? Secondo un’AdnKronos diffusa nel pomeriggio di ieri, fanno parte del consorzio anche Julian Movsesian, presidente della Capital Management Strategies nonché numero uno della Succession Capital Alliance (assicurazioni), William C. Powers, managing director di PIMCO, provider di investimenti globali, il Falcone Group (immobili) e Michael A. Ruane, il cui nome è associato alla TA Associates Realty, una società con sede a Boston che gestisce asset per un valore complessivo di quasi 8 miliardi di dollari. Come sopra: nessuno di loro è un miliardario da classifica Forbes. Stop.

Le novità finiscono qui. Per davvero. Peluso e Fiorentino erano degli emissari della banca. Non avevano - non hanno - il potere di firmare alcunché. Possono tornare in Italia con un memorandum. Un documento assolutamente non vincolante. Ma non possono avere concluso alcun accordo. Possono, anzi potrebbero, avere trovato un punto di incontro sulla posizione che potrebbe avere Unicredit in un’eventuale intesa futura con gli americani. Fonti finanziarie confermano che tutto ruota attorno al ruolo della banca. Nelle intenzioni della cordata, Unicredit dovrebbe detenere una partecipazione azionaria importante, si dice il 25%, della futura Newco, la società che erediterà da Roma 2000 il 67% con cui controlla l’As Roma. La quota è valutata quasi 150 milioni di euro. In questo modo, però, la banca sarebbe costretta a partecipare all’Opa, l’Offerta pubblica di acquisto, che andrà lanciata una volta formata Newco. Altrimenti, sembra che gli americani abbiano chiesto a Unicredit di finanziare l’Opa. E pure di ricapitalizzare in vista del previsto disavanzo di bilancio, che dovrebbe superare i 35 milioni di euro. Domanda: ma a queste condizioni non potrebbero partecipare anche altri investitori? Risposta: certamente sì. Infatti già si mormora dell’interessamento di nuovi soggetti finanziari di livello mondiale. Voci.

Le certezze sono la famiglia Angelucci e - pare - il potentissimo fondo Aabar. I dubbi sull’operazione abbondano. A parte l’assenza dell’advisor Rothschild a New York, che magari ci può stare visto il suo ruolo di consulenza, c’è chi si pone almeno un paio di interrogativi. Primo, perché è chi vende che si è proposto a chi vuole acquistare? Secondo, per quale motivo Fiorentino e Peluso sono partiti proprio a ridosso della scadenza del 31 gennaio per le offerte vincolanti? Stupisce anche il silenzio del Sole 24Oresulla trasvolata oceanica di Unicredit. Si dice che il più grande quotidiano economico italiano sia piuttosto perplesso. Chi perplessa lo è di sicuro è la Consob. Le indiscrezioni su un imminente accordo hanno fatto volare il titolo As Roma. A fine seduta ha chiuso a 1,188 euro, con un guadagno del 4,39%. Impressiona però ancora di più il volume di scambi: più di 3 milioni di pezzi, per un controvalore di circa 3,6 milioni di euro. Il 31 gennaio si chiude. Una volta scelta l’offerta più conveniente, si dovrebbe procedere a trattativa con uno o due soggetti. L’impressione, però, è che ci vorrà ancora del tempo prima che venga messa la parola fine alla cessione dell’As Roma.