(Il Messaggero) - Il primo derby romano da calciatore fu un trionfo, il primo da allenatore non si sa. E’ tutto da vedere.
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Montella, esordio bis
(Il Messaggero) – Il primo derby romano da calciatore fu un trionfo, il primo da allenatore non si sa. E’ tutto da vedere.
Certo, se la vena è la stessa che aveva quando correva appresso a un pallone, i tifosi della Roma possono stare tranquilli. Di sicuro, nessuno ha fatto sette gol alla Lazio con la maglia giallorossa e poi ha vissuto un derby da allenatore (Bruno Conti lo ha fatto, ma non aveva segnato tutti quei gol). Ma fare il calciatore è una cosa, fare l’allenatore è un’altra. Diciamo pure che sono due sport diversi, e la vena che avevi prima non c’entra più. Vincenzo Montella deve aspettare pochissimo per sapere come sarà il suo primo derby da allenatore. Domani è il giorno, manca pochissimo. C’è Roma-Lazio. Lui non avrà la maglia numero 9 sulle spalle, ma avrà la sua giacchetta, il suo trench, il suo blocchetto di appunti. Quelle manine piccole che danno indicazioni, la voce che improvvisamente diventa tosta e poco cortese, forse la barba incolta che sa tanto di «ho molti pensieri e responsabilità per la testa». Insomma, starà in panchina e, come ha già dichiarato, stavolta con piacere. Il piacere di dirigere una squadra in una partita così sentita. Piacere, sensazioni positive e magari anche quel pizzico di emozione. Sarà un derby diverso per Vincenzino, allenatore non tifoso, ma solo affezionato, forse. A una squadra a dei colori che lo hanno reso grande. Grande anche per quello che ha fatto alla Lazio da calciatore, ovvio. Partire da questo, almeno sotto l’aspetto psicologico, può essere utile per lui. Montella alla Lazio ha fatto male, come detto, quando vestiva quella maglia numero 9. Nove, come i derby giocati con la Roma: quattro vittorie, quattro sconfitte, un pareggio, è il bilancio da bomber della Roma. Pronti, via, 1 novembre 1999, il suo primo derby, due reti. La Roma vinse 4-1 contro una Lazio stellare. C’era Capello, che magari gli avrà lasciato qualche insegnamento, proprio come tecnico. Non c’era Batistuta e lui volava tranquillo. Gol anche nel secondo derby: la rete del vantaggio servì a niente, i biancocelesti vinsero due a uno con reti di Nedved e Veron su calcio di punizione. Ma il derby dei derby di Vincenzo Montella è quello del 10 marzo 2002. Quello del poker, quello della disperazione di Sandro Nesta, che a fine primo tempo, dopo la tripletta dell’aeroplanino, chiede il cambio a mister Zaccheroni. Quello dei gol di testa, di rapina, da lontano. Anche un occhio nero gli è venuto quella sera. Ma era la sua sera e nessuno gliel’ha mai tolta, anzi gli viene ricordata continuamente. Perché quattro gol in una partita difficilmente si fanno (Pruzzo ne fece addirittura cinque, ma contro l’Avellino) e difficilmente si fanno in un derby. Sette reti contro la Lazio, il totale. Una anche quando aveva la maglia della Sampdoria addosso: 13-04-97 Samp-Lazio 1-0, rete, appunto, di Montella. Che ha smesso di essere protagonista nei derby romani il 26 febbraio del 2006, vinto dalla Roma per 2-0. Lui non ha segnato quella sera, ma quella partita si ricorda come l’undicesima vittoria consecutiva della squadra all’epoca allenata da Spalletti. Segnarono Taddei e Aquilani. Domani Vincenzino ricomincia. Di nuovo una prima, altre emozioni. Forse più mature, forse più responsabili. Il primo derby non si scorda mai. Così come l’ultimo. Stavolta per Montella può essere tutte e due le cose. Il primo e l’ultimo. Ma il 13 marzo del 2011 sarà per lui una data da ricordare. Primo-ultimo derby che sia.
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