(Corriere dello Sport - P.Torri) - Se potesse, Montella lo metterebbe in panchina. Dell’Udinese. Perché nessuno come l’attuale allenatore della Roma, conosce alla perfezione le grandi qualità di Totò Di Natale.
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Montella-Di Natale destini incrociati
(Corriere dello Sport – P.Torri) – Se potesse, Montella lo metterebbe in panchina. Dell’Udinese. Perché nessuno come l’attuale allenatore della Roma, conosce alla perfezione le grandi qualità di Totò Di Natale.
E c’è di più, se Di Natale è diventato quello che è diventato, una parte del merito è proprio di Montella.
LA STORIA -Tra i due ci sono tre anni di differenza, Montella del 1974, Di Natale 1977. Per una stagione, giovanissimi, si sono incrociati, conosciuti e apprezzati, in quel settore giovanile dell’Empoli che è tra i migliori del calcio italiano. L’allenatore della Roma ci arrivò dodici mesi prima dell’attaccante dell’Udinese. Fu lui a dare il benvenuto al suo concittadino e lo prese subito in simpatia. Curioso anche ricordare come fu selezionato Di Natale. All’epoca c’era Fabrizio Lucchesi all’Empoli, lo stesso Lucchesi che poi arrivò alla Roma di Franco Sensi con cui vinse lo scudetto del duemilauno. Lucchesi andò a visionare alcuni ragazzi campani, ma quando arrivò gli dissero che il più bravo non era potuto andare. Pretese che lo andassero a prendere a casa. E appena lo vide, decise di portarlo a Empoli. Solo che Totò,scugnizzonapoletano nel senso più positivo della parola, a Empoli non ci volevastare, sentiva la nostalgia di Napoli. A quei tempi, il club toscano i ragazzi che venivano da fuori, li sistemava in casa di famiglie empolesi e per tranquillizzare Di Natale, che ogni tanto spariva per tornarsene a casa, lo sistemò nella stessa famiglia che ospitava Montella. E l’attuale tecnico della Roma, all’epoca ebbe un ruolo fondamentale perché il ragazzo non si perdesse, facendogli capire come avesse una grande occasione da sfruttare e che avrebbe dovuto dare tutto se stesso per cercarla di sfruttarla. Montella che intanto cominciava a muovere i primi passi nel calcio dei grandi, riuscì nella sua opera di convincimento. E Di Natale non ha dimenticato. La sua carriera, oltre che alle qualità tecniche indiscutibili, in parte la deve proprio all’ex Aeroplanino. Avesse avuto un compagno di stanza che se ne fregava, il calcio italiano avrebbe perso un talento. E, domani sera, probabilmente la Roma non avrebbe avuto il pensiero in più di fermare Totò.
CASTELLO DI CISTERNA -C’è un altro aspetto curioso in questa storia. Un aspetto a cui bisogna aggiungere anche il nome di Nicola Caccia, anche lui passato per le giovanili dell’Empoli. Dunque, Caccia, Montella e Di Natale, non solo sono nati nello stesso paese,Castello di Cisterna, ma le famiglie dei tre attaccanti abitavano tutte nella stessa via. Ci sarebbe da tornarci per vedere se ce ne è un quarto, come ci ha detto Fabrizio Lucchesi:«E’ incredibile questa storia, abitavano tutti a poche decine di metri l’uno dall’altro. Di Natale, quando lo vidi nel provino, capii subiti che aveva qualità sopra la media. Mi disse, prima della partitella: faccio tre gol e poi torno a casa. Fu proprio così, fece tre gol, si tolse la maglia e se ne andò». Un ricordo ancora vivo di Di Natale ce l’ha tuttora ancora Vincenzo Montella. Domani sera sarà un avversario e il tecnico della Roma sa bene come sarà quello più difficile da fermare:«Non abbiamo mai giocato insieme, ma per un anno siamo stati compagni all’Empoli, anche se lui era tre anni più giovane di me. Si vedeva sin da allora che era un fenomeno. Il problema, semmai, era il suo carattere un po’ esuberante, quando sei giovane hai sempre voglia di divertirti. Forse per questo è diventato un giocatore importante con qualche anno di ritardo, In ogni caso quando ha capito sino in fondo che fare il professionista implicava anche dei doveri, è esploso a livelli straordinari. E’ un campione». Anche se Montella, domani sera, si augura che non lo confermi.
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