(Il Romanista - D.Giannini) «Ho lavorato sodo per tornare. Questa è una grande ricompensa. Spero di far vedere delle belle cose». Adesso o mai più. E’ partita ieri quella che potrebbe essere l’ultima opportunità a disposizione di Jeremy Menez per diventare grande anche in nazionale.
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Menez: «Grazie Ranieri»
(Il Romanista – D.Giannini) «Ho lavorato sodo per tornare. Questa è una grande ricompensa. Spero di far vedere delle belle cose». Adesso o mai più. E’ partita ieri quella che potrebbe essere l’ultima opportunità a disposizione di...
A cinque mesi dall’ultima convocazione, Laurent Blanc lo ha chiamato per vedere da vicino i progressi messi in mostra con la Roma e per testarlo in un match che si porta dietro la dicitura di “amichevole”, ma che in realtà significa tantissimo. Sì, perché l’avversaria, il Brasile, è il massimo che si possa volere, e il terreno di gioco sul quale si disputerà il match è quello dello Stade de France. Ovvero Parigi, casa di Jeremy. In tribuna ci saranno parenti ed amici e stavolta non ci sarà spazio per l’emozione, come era successo a settembre contro la Bielorussia: brutta prestazione, sconfitta 1-0 e addio nazionale. Almeno per un po’. «Ho pagato per il mio scarso rendimento - ha detto Jeremy -. E’ normale. Era la prima partita allo Stade de France, ho avuto un po’ di pressione addosso. Non ho giocato come so fare, non ho attaccato la difesa. Dopo quella partita ho fatto un passo indietro. Ho parlato con la mia famiglia, con Ranieri e ora sono molto più sereno. Mi hanno convinto a non perdere la testa. Ho lavorato in silenzio e ora che sto bene di testa mi diverto anche di più». Le successive esclusioni in nazionale gli hanno fatto male, ma ora Jerry dice di comprendere la scelta del suo commissario tecnico e di aver in ogni caso mantenuto un atteggiamento positivo sulla questione: «Comunque, non avevo altra scelta – ha risposto scherzando -. Credo che quello dell’allenatore sia stato un modo per dirmi "Svegliati, mi aspetto di più da te!" .Alla fine questa cosa mi ha fatto crescere». E allora riecco la maglia dei bleus. Meritata a prescindere e non conquistata solo per le contemporanee assenze di Valbuena e Nasri. Lui ne è convinto: «La chiamata poteva arrivare comunque. Questa convocazione la devo a ciò che ho mostrato in campo». Ovvero con la Roma. In giallorosso ha fatto vedere grandi giocate, quasi mai fini a se stesse, masempre al servizio della squadra. Insomma, il Menez di oggi è meno individualista di prima, non è più unoche “balla da solo”. Anche se il vice di Ranieri, Damiano, è convinto che debba e possa migliorare ancora molto: «Ha ampi margini. Ha bisogno di rinforzare il suo gioco ed essere molto più costante nelle prestazioni. E’ su questo che deve lavorare oggi». Costanza, quella che ha avuto per lunghi tratti della stagione. E anche domenica contro l’Inter, purin una serata non sensazionale, nella quale gli sono riuscite poche giocate, non ha "sbracato". E’ rimasto in partita fino a che, con l’espulsione di Burdisso, non è stato sostituito. Continuità, giocate e voglia di divertirsi. «Con la Francia a volte ho voluto fare così bene che non ho cercato le giocate che avrei dovuto. Oggi mi sento libero. E ora di dimostrare che sono capace di fare le stesse cose con la nazionale».
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