rassegna stampa roma

«Roma, penso all’Olimpico dal giorno del mio addio»

(Corriere dello Sport) La prima volta. Che concetto pieno di emozione. E’ in una bella centrifuga, Aquilani, tra la paternità alle porte e, ora, subito, il suo primo ritorno a Roma da ex.

Redazione

(Corriere dello Sport) La prima volta. Che concetto pieno di emozione. E' in una bella centrifuga, Aquilani, tra la paternità alle porte e, ora, subito, il suo primo ritorno a Roma da ex.

Liverpool e Juve: trovateci un tifoso romanista che non consideri queste due squadre, le Nemiche (la Lazio è un'altra dimensione). Bene, Albertino da Montesacro, tifoso giallorosso ovunque, se l'è messe indosso una in fila all'altra. Ma sotto, accidenti se gli batte il cuore; e non è per paura di essere accolto male al suo ritorno da avversario ma per la speranza malcelata di una seconda volta (la parentesi triestina non conta). Ieri, a Coverciano, dopo aver fatto l'equilibrista appunto tra Juve e Liverpool, ha confessato, con quel suo vocione inconfondibile: «Quando ho firmato per la Juve ho pensato: oddio, e quando torno all'Olimpico?». «Se segno? Non esulto» la risposta arriva prima della domanda. Eppoi Buffon all'Eur, Totti che è sempre Totti, De Rossi tra Real e il cuore. Davvero un'Emozione Roma per Aquilani. Dall’inviato Andrea Santoni Alberto Aquilani, parliamo subito di fu­turo. « Non ho un'idea precisa. L'accordo tra Liverpool e Juve è chiaro. Quando sono ar­rivato a Torino ero consapevole che a maggio avremmo tirato le somme». Le sue impressioni attuali? «Non sono ossessionato dall'incertezza, non sono lì che mi chiedo: mi riscatteran­no, non mi riscatteranno? Sono tranquillo. Vedremo». Giusto, ma davvero qualsiasi soluzione le andrebbe bene?«La speranza mia è stare bene, continua­re a dare il meglio. Per ora né Liverpool, né Juve mi hanno posto la questione». Il suo rientro in Italia ha coinciso con quello in Nazionale. Non significa niente questo per lei?« Guardi, io ho due obiettivi in mente. L'Europeo e soprattutto il mio primo mon­diale in Brasile. Questo per dirle quanto ci tengo alla maglia azzurra. Però non credo che un mio eventuale ritorno in Inghilter­ra, nel miglior campionato d'Europa, vor­rebbe dire uscire dalla Nazionale. Fosse così vorrebbe dire che c'è qualcosa di sba­gliato nel sistema». Resta però il dato che le abbiamo ricor­dato.«Ma sono arrivato a Liverpool reduce da un infortunio. Difficile in quelle condizio­ni avere subito l'ambizione della Naziona­le. Anche se non ho giocato molto, penso di essere stato apprezzato dai tifosi del Li­verpool, almeno nel mio atteggiamento». Messa così, sembra che lei abbia già fat­to nuovamente le valige. Oltretutto c'è an­che la questione tattica: in Nazionale gio­ca in un ruolo più suo e gioca anche me­glio, parole sue.« Ribadisco che è tutto aperto. E sulla questione della posizione in campo, non ho fatto polemica, ho solo detto che nella Ju­ve faccio il mediano puro, dunque rincor­ro tutti e talvolta sono meno lucido, qui ho sempre la palla tra i piedi, e così sembra anche di fare meno fatica». Senta, ci tolga una curiosità: quanto è diverso il Del Neri juventino da quello che lei aveva conosciuto a Roma?«Completamente diverso. E soprattutto per la situazione che ha vissuto allora non è certo giudicabile». Rimaniamo a Roma, che è tema dal qua­le lei non può scappare. Cosa ne pensa della nuova proprietà che si sta affaccian­do alla guida del club?«C'è curiosità». Come lo dice? «Lo dico da tifoso, prima di tutto. E la curiosità, diciamo così, aumenterà quando il nuovo presidente arriverà e inizierà a fare cose, comprare gente, rivoluzionare la squadra. Se lo farà». Una squadra che doveva essere sua, co­me è ancora di Totti e De Rossi. Poi è sta­to scaricato, giusto dire così?«Non lo so se questo è il termine giusto. E' arrivata una proposta, e ho capito che per me non c'era più spazio. Ho fatto dav­vero una scelta di vita importante». Tornerebbe? « Parlo ancora da tifoso. E potrei dire: magari un giorno, chissà...Ma nei fatti mi pare difficile». E se la chiamassero? «Ecco, appunto, questo volevo dire: ti pa­re poco? Insomma, non credo che qualcu­no lo faccia». Eppure le voci crescono. Come quella su Buffon giallorosso. Cosa ha detto in questi giorni a Gigi?« Se andrà ad abitare in Centro o al­l'Eur... Insomma ci abbiamo scherzato su. Battute così». Però se lo prendessero davvero... «Eh, non sarebbe male, non sarebbe pro­prio male. Ma io non sono il procuratore di Buffon». Una Roma con lei, Buffon, e Montella in panchina...«Questa cosa mi ha fatto un bell'effetto. Ero vicino a lui nello spogliatoio. E' un amico. Si è assunto una responsabilità mi­ca facile. Ma farà bene di sicuro, perché è bravo » . Lei domenica sera potrebbe fargli un di­spetto, magari segnando. Esul...«Non esulterei!» Nemmeno il tempo di finire la domanda. Non esulterebbe. Bene, ma come se la im­magina la sua prima volta a Roma da av­versario? «Posso confessare una cosa? Quando ho firmato per la Juve la prima cosa che ho pensato è stata: oddio, e ora, quando torno all'Olimpico? Sarà una partita delicata». Si aspetta cosa dalla Sud? «Affetto, sì, ma non lo chiedo, non lo so». La sua ultima con la Roma è stato quel rigore all'Arsenal, bello e inutile, un ri­cordo amaro. «Non ho ricordi amari con la Roma. So­no tutti positivi». Ritroverà ancora Totti. «Totti è Totti, punto. Lui mi preoccupa, da avversario, anche se sta male». Meglio Totti o Del Piero? «So' uguali». Da tifoso, amico, ex compagno, cosa pensa di De Rossi al Real? «Non è semplice dire no al Real. Ma lui è il core di Roma, il futuro capitano. Biso­gna pensarci bene, farsi consigliare bene, considerando anche la famiglia». Roma che Aquilani ritrova? «Più maturo, con più esperienza, dovu­ta anche all'aver saputo affrontare gli in­fortuni. Poi un uomo felice, quasi padre. La testa per un giocatore è fondamentale». Per la Juve è la partita della vita? «No, ormai è andata così. E' un pezzo che ci diciamo che dobbiamo vincere tutto. Dobbiamo giocare queste otto finali, sal­vare il salvabile e onorare la maglia». Si aspettava certe difficoltà, lasciando Liverpool?«Si, me le aspettavo. Squadra nuova, di­rigenti nuovi, giocatori nuovi. Ma il vero problema è che in Italia, se ti chiami Juve, se hai un nome pesante, non ti danno tem­po. E si gioca senza serenità. Vista la dif­ferenza tra noi juventini a Lubiana e in bianconero?». Aquilani, per finire, le manca Roma? « No, sto bene, ho una compagna che amo, sto bene. Certo però mi manca la fa­miglia, mi mancano gli amici...». Gli manca la Roma.