(Il Romanista - M.Macedonio) - «Ognuno deve stare al proprio posto e fare ciò per cui è pagato». E’ un grido di allarme anche il suo, tra i tanti che si sono succeduti in questi giorni. Una chiamata collettiva al senso di responsabilità, quella che lancia Massimo Ghini.
rassegna stampa roma
«Per tutti è giunta l’ora delle responsabilità»
(Il Romanista – M.Macedonio) – «Ognuno deve stare al proprio posto e fare ciò per cui è pagato». E’ un grido di allarme anche il suo, tra i tanti che si sono succeduti in questi giorni. Una chiamata collettiva al senso di...
Almeno fino a giugno. Per poi ripartire, su altre basi. «Il titolo del Romanistami trova d’accordo – dice l’attore romano. – E’ chiaro che c’è bisogno di una rifondazione. Perché una sconfitta ci può anche stare, ma l’andamento altalenante visto in questa stagione è altra cosa».
Da dove partiresti, se fossi nei panni di chi rileverà la società?
Una premessa. Sono dell’idea che non so quanto, al di là della riflessioni che come tifosi possiamo fare, o anche del sentimento e della delusione che proviamo, tutto questo possa avere un valore significativo. Assisto a un continuo “tutti che parlano e dicono la loro…”. Mentre tutto, in realtà, è nelle mani di qualcun altro, che poi deciderà - certo, anche sulla base degli umori della tifoseria - ma autonomamente. Esprimo quindi dei desiderata. Questa è una squadra che un anno fa ha sfiorato l’impresa, mentre ora mostra una discontinuità che va al di là dei normali problemi, intendo infortuni o squalifiche. Ammetto di aver fatto parte anch’io di coloro che non hanno voluto credere che le cose potessero stare così. Ma, alla fine, la storia ce lo insegna: c’è quasi una volontà che attraversa la mentalità dei calciatori e che fa sì che, puntualmente, si ricada negli errori di sempre. Te ne accorgi con le discussioni che si fanno plateali, o con i giocatori che non si impegnano tutti con lo stesso spirito. Credo che, in casi come questi, ognuno debba prendersi le sue responsabilità. Perché non penso, come fanno invece molti, che la colpe siano tutte di uno o tutte di un altro.
Come le distribuiresti tra giocatori, tecnico e dirigenza?
Se c’è una cosa che ho sempre criticato, in questa società, è l’aspetto della comunicazione. Pur ribadendo la mia riconoscenza alla famiglia Sensi, alla quale dobbiamo tanto, mi permetto di sottolineare come la gestione dei rapporti - tra squadra e tifosi, tra società e giocatori, e ancor più, con i media – sia stata spesso deficitaria. Non so a chi sia imputabile, ma è certo che l’acqua in cui galleggiano il malumore e le incomprensioni, fa poi diffondere a macchia d’olio la ricerca, un po’ patogena da queste parti, delle “trame oscure” e dei complotti.
Che si traduce spesso in alibi per i giocatori stessi.
Vedo un avvelenamento della situazione, determinato anche da chi ruota intorno a questo mondo. Penso ai commenti, spesso strumentali, che si sentono nelle emittenti romane. Per carità, va bene tutto. Perché è giusto che ognuno esprima la propria opinione e si dia voce, attraverso le radio, ai tanti tifosi. Sta nelle regole del gioco ed è anche divertente. Ma da un po’ di tempo mi stanco di ascoltarle perché si va sempre più alla ricerca del colpevole o della “trama” che c’è dietro. E tutto questo alimenta il disagio. Che Ranieri abbia le sue colpe, e anche i suoi limiti come tecnico, è indubbio. Ma, oggi, ho paura che possa essere mandato via. Per far venire chi? Certo, non un Capello, un Mourinho o uno Spalletti, ma uno che, tutt’al più, è abituato a salvare le squadre dalla retrocessione. E non, come ci serve, a portare una squadra in Champions. E allora, non avrebbe senso il cambio.
Prova a calarti nei possibili acquirenti americani.
Penso che vorranno certamente fare un business interessante, anche se il nostro palmares è quello che è. Non siamo il Real Madrid o il Barcellona. Ma c’è il nostro amore, che è immenso, e un marchio che può essere gestito nelle varie forme, dal marketing al merchandising. Spero che si avvarranno di persone capaci, che conoscono il calcio italiano e sappiano muoversi sul mercato. Vorrei che venisse un allenatore che ha una propria storia, e che gli si costruisse una squadra intorno. Servono soprattutto degli uomini forti, che sappiano mantenere i nervi saldi in un ambiente non facile come quello romano. Come vedi il futuro tecnico? Capace di gestire questo gruppo. Perché qui la colpa è sempre di qualcun altro. Secondo me, noi viziamo troppo i calciatori. Ranieri, è vero, non ha dato un’impostazione di gioco alla squadra: ci sono errori, evidenti, che gli vanno attribuiti. Ma ricordo pure quando mise fuori De Rossi e Totti, vincendo il derby, e tutti lì ad applaudire. Ripeto: in campo vanno giocatori di una certa esperienza, e non solo ventenni. E’ un po’ come succede a ognuno di noi, nel proprio lavoro. Nel mio, ad esempio, se ci si accorge che il regista non è all’altezza, forse non ne uscirà un grande film, ma ognuno per la propria parte cercherà di impegnarsi per supplire a tale carenza. Perché, in scena, ci andiamo noi attori. Così come in campo ci vanno i giocatori. Ed è interesse di tutti, se le cose non vanno, fare in modo che funzionino meglio che si può. Perché c’è solo da perderci, tutti. E così come scenderebbe la mia valutazione come attore, allo stesso modo si ridimensionerebbe sul mercato quella dei giocatori. E dei loro futuri ingaggi. Comodo dare le colpe all’allenatore! Penso invece all’esasperazione di certo protagonismo: non credo sia colpa del tecnico se nessuno tira mai in porta da fuori area, perché tutti si sentono in dovere di fare il “passaggio del secolo”…
Nell’immediato, come vedi la situazione?
Pensiamo a chiudere il campionato. Che ognuno faccia un passo indietro e si prenda le proprie responsabilità. Mettendo al bando l’isteria di questo o il risentimento di quell’altro. Per non parlare dell’autolesionismo endemico. Ben venga, come ho visto, anche la voce della banca a riportare chiarezza ed esigere correttezza nei comportamenti. In attesa di compiere la vera rifondazione, a fine stagione, quando si saranno definite le questioni societarie e chi avrà rilevato la Roma potrà mettere mano al portafogli e far partire il proprio piano di investimenti. L’obiettivo, ora, è il quarto posto, che per quanto difficile, è ancora raggiungibile. C’è da stringere i denti e impegnarsi tutti in una stessa direzione: magari, chissà, mettiamo insieme un po’ di partite “fulminate” e ci riposizioniamo in classifica. Guardiamo avanti con fiducia, quindi. E poi, da giugno, si riparte
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