(Il Romanista - M.Macedonio) - «Chiedergli di essere presente allo stadio, sabato sera contro il Napoli, è quasi superfluo» dice Elio Germano, parlando del tifoso romanista, tanto gli riesce difficile immaginarlo incapace di seguire, sempre e ovunque, la propria squadra.
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«La Roma è questione di cuore»
(Il Romanista – M.Macedonio) – «Chiedergli di essere presente allo stadio, sabato sera contro il Napoli, è quasi superfluo» dice Elio Germano, parlando del tifoso romanista, tanto gli riesce difficile immaginarlo incapace di...
«Perché per il tifoso della Roma è come una malattia. Non siamo come quelli della Juve, del Milan o di altri club, che quando le squadre cominciano ad andar male, non le seguono più. La Roma, il sostegno dei suoi tifosi, l’ha sempre avuto, anche nei momenti meno felici. Semmai, più che al pubblico, guarderei ai giocatori, chiedendomi se sapranno ritrovare le giuste motivazioni. Quella voglia di giocare e quegli stimoli, che devono animare tutta una stagione. Come è successo l’anno scorso, quando i risultati sono venuti soprattutto quando sono stati capaci di portare in alto il senso di squadra. Quest’anno ne vedo di meno: c’è forse più individualismo, almeno per quanto possiamo percepire noi che la seguiamo dagli spalti e non conosciamo le situazioni dall’interno di uno spogliatoio.
Un apporto, quello del pubblico, che è mancato soprattutto in trasferta, anche a causa dei ripetuti divieti. Non è un caso, forse, che i risultati ne abbiano risentito in particolare lontano dall’Olimpico.
Io sono tra quelli più penalizzati. Perché per il lavoro che faccio, sono solito seguire la Roma più fuori che in casa. Qualcosa a cui ero abituato da sempre e che invece, quest’anno, mi ha visto costretto più volte a doverne fare a meno. Le limitazioni alla tifoseria, di cui per primo ho sofferto, non devono però costituire un alibi per i giocatori. Che sono dei professionisti e, come tali, devono comportarsi su ogni campo.
Una valutazione sul possibile passaggio di mano della società?
Per me, gli americani sono sinonimo di grandi spostamenti di denaro, cosa che da una parte mi fa piacere, ma dall’altra mi fa anche molta paura. Perché noi siamo abituati ad una squadra sostenuta da persone che la amano e che non la utilizzano per il business. Spero che questi nuovi proprietari si appassionino anche loro ed entrino nella mentalità di una squadra che, almeno per chi la segue come noi, viene prima di ogni logica affaristica. L’augurio è quindi che la gestiscano tenendo presente che per un popolo intero è qualcosa che va al di là della maglietta o delle figurine. Che non la snaturino, insomma. E, semmai, che utilizzino la propria forza per tutelare, ancor più che in passato, la società, difendendola da tutti quei poteri forti che troppe volte abbiamo subìto e scontato nell’arco della nostra storia
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