(Il Romanista - M.Macedonio) - «Penso che la conoscenza che lui ha del calcio e del mercato, non solo nazionale ma anche internazionale, ce l’abbiano uno o due. L’Udinese, ad esempio, ma con un dispendio di mezzi e persone che è triplo rispetto a quello che ha Valter Sabatini».
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«Fidatevi di Sabatini, è il n.1»
(Il Romanista – M.Macedonio) – «Penso che la conoscenza che lui ha del calcio e del mercato, non solo nazionale ma anche internazionale, ce l’abbiano uno o due. L’Udinese, ad esempio, ma con un dispendio di mezzi e persone che è...
Parla chiaro, Dario Canovi, riguardo alla competenza professionale del direttore sportivo in pectore della “nuova” Roma targata DiBenedetto. Non si tira infatti indietro l’avvocato e procuratore nel tracciare un profilo di colui che, da qui a breve, sarà chiamato a rinnovare la squadra giallorossa per renderla più competitiva fin dalla prossima stagione. Un ritratto, il suo, che poggia innanzitutto sulla stima personale verso l’uomo, oltre che il professionista. «Sono suo amico da tanti anni – dice Canovi - e quindi non mi è difficile tesserne le lodi. Aggiungo che è soprattutto una persona diretta, corretta. Per me, stringere la mano a Valter Sabatini è sufficiente. E questo vale per pochi, anzi pochissimi, nel mondo del calcio». Una dote che va di pari passo con quella che si lega alla sua bravura sul lavoro. «Sabatini ha reso veramente ricche determinate società. Penso al Perugia dei suoi tempi, alla Lazio, al Palermo… Dovunque è andato, è stato determinante. Portando talenti nelle società per le quali ha lavorato, e facendo non solo la loro fortuna. E’ infatti uno di quei direttori sportivi che riescono anche a migliorare un allenatore, altra dote che hanno pochi. Uno che conosce il calcio dal di dentro, avendo giocato e allenato, ed anche per questo riesce a farsi ascoltare dagli allenatori. Credo che molti tecnici siano diventati più bravi, o siano anche solo apparsi migliori di quanto siano in realtà, proprio perché hanno avuto la fortuna di incontrare un Valter Sabatini. Ciò non significa che tutti quelli che lo hanno avuto a fianco abbiano saputo giovarsene. E’ però vero che ce ne sono alcuni che, quando non son stati più vicini a lui, hanno visto scadere la propria immagine. Un pregio, questo, che non è secondario nemmeno alla conoscenza del calcio internazionale». A proposito della quale, Canovi precisa: «Lui è certamente un esperto di calcio sudamericano, ma, a mio parere, non credo che almeno per quest’anno, per la Roma, andrà a cercare in Argentina. Anche perché, in questo momento, non ci sono grandissimi talenti. Lamela e gli altri emergenti? Sono sicuramente buoni giocatori, ma non quelli che ti cambiano una squadra. Penso che lui guarderà probabilmente in Brasile e soprattutto in Europa. E’ più opportuno. Innanzitutto perché le grandi squadre puntano ai nazionali. E gli europei, quando sono chiamati, vanno e tornano. Senza problemi di fusi orari, jet-legs o rientri complicati… Quest’anno, ad esempio, chi ha giocatori sudamericani, deve tenere in conto che li avrà a disposizione solo a fine agosto, dopo la Coppa America. E questo incide sulla preparazione, sul rendimento. Basta guardare alla resa di molti giocatori dopo il Mondiale». Quanto alle scelte che Sabatini opererà in campo europeo e mondiale, Canovi non ha dubbi: «Certo, si può pescare tra i nazionali under 20, ma anche tra i giocatori di 22 o 23 anni che non sono ancora arrivati ad essere campioni già conclamati. E posso dire che in giro per il mondo ce ne sono alcuni che, potenzialmente, hanno un grande futuro». Un po’ come ha fatto quando è andato a prendere Javier Pastore: «Si sapeva che sarebbe diventato un giocatore importante. Ma lui – ed è quella la bravura – l’ha preso prima che lo diventasse. E il prezzo lievitasse. Se conosco Sabatini – ma è solo una mia sensazione - probabilmente è ciò che andrà a fare anche ora. Perché lui lo sa fare meglio di chiunque altro». Se tra i suoi assistiti vi sia qualcuno che meriti considerazione, Canovi è altrettanto netto: «Sabatini lo sa bene perché lo conosce già, avendolo visto per primo in un provino con la Lazio. Parlo di Fernando Forestieri (classe ’90, ndr). Il ragazzo aveva allora 15 anni. Valter lo vide calciare, pur essendo reduce da un piccolo intervento con il prof. Mariani, e disse: “Questo è un fenomeno”. E aveva visto poco o nulla. L’operazione non andò in porto perché Lotito non volle accollarsi un costo in più per un giovane. Ma se fosse stato per Sabatini, forse oggi sarebbe un giocatore biancoceleste». Potrà diventarlo della Roma? «Me lo auguro».
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