(Il Messaggero) Montella: «A Firenze la gara più importante della mia gestione».
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«Altro che derby»
(Il Messaggero) Montella: «A Firenze la gara più importante della mia gestione».
«E’ la partita più importante da quando sono arrivato». La sfida con la Fiorentina, all’ora di pranzo, ha dunque il valore di un esame. Vincenzo Montella è da un mese alla guida della Roma e ormai non deve scoprire più niente. Una sconfitta in Champions, dolorosa perché quella dell’addio alla competizione, ma anche 10 punti in 4 match con tre vittorie e un pari in campionato, dove viaggia al ritmo delle migliori, cioè stessi punti del Milan, dell’Inter e dell’Udinese e 3 più del Napoli. Il sesto posto, con la corsa riaperta per il quarto posto, è certificato dai risultati positivi e dall’organizzazione ritrovata, con la difesa che, abituata a prendere di media un gol e mezzo a gara, adesso è meno fragile. L’avvertimento di Montella (stessa cosa aveva fatto Montali, che aveva notato un calo d’attenzione post-derby), uno che conosce bene il pianeta romanista, è ai giocatori. «Io ero più tranquillo prima della gara con la Lazio. Perché al derby ci presentavamo con le giuste motivazioni e con la voglia anche di rivalsa dopo l’ultima sconfitta. Adesso è difficile, invece, trovare le stesse condizioni». Ma si assume la responsabiità per determinare lo stesso approccio: «È compito dell’allenatore far sì che la squadra si ripeta. Anche perché se riuscissimo a mettere in campo lo stesso spirito agonistico sicuramente faremmo una grande partita che in partenza è molto delicata». Torna alla Lazio, insomma, ma non per rispondere alle ultime provocazioni di Reja sugli aiuti alla Roma: «Io sono abituato a guardare avanti, quindi alla gara con la Fiorentina che è molto più importante per me di quella che è stata giocata. Evidentemente in questo ambiente è così, si parla sempre del passato e non si guarda avanti».
Meglio pensare a Mihajlovic che ricorda compagno «capace di darmi consigli preziosi». Che elogia come tecnico «per la passione e il temperamento, per la competenza tecnica e tattica e per l’equilibrio». «La Fiorentina, rientrati alcuni uomini fondamentali, ha ritrovato un’identità e certezze. In casa ha la seconda miglior difesa del torneo. Da qualche partita ha scelto un sistema di gioco che funziona, ma che, come il nostro, può avere punti deboli. Chi riuscirà ad interpretare meglio le situazioni anche con le individualità, vincerà la partita». Totti al Franchi non ha mai fatto centro in carriera. Montella offre al capitano la sua esperienza con i tabù da giocatore e indirettamente lo carica. «Ricordo che allo stadio di Torino che non riuscivo mai a segnare, così come non battevo mai Peruzzi. E sapete meglio di me come è andata a finire, quindi alla fine qualcosa il destino ti dà sempre». Il gol da scudetto al Delle Alpi, la quaterna all’ex portiere della Lazio. Ma più che le reti pensa alle performances di Francesco: «Al derby ci ha fatto vedere una prova agonisticamente e fisicamente al top, oltre che tecnicamente. Mi aspetto di trovarlo così come l’ho lasciato domenica, in ottime condizioni». Non lo vede in ansia per il gol storico ancora da realizzare, il duecentesimo in serie A. «E’ molto più abituato di noi a vivere certe vigilie, perché ne ha battuti tanti di record». Non boccia il tandem con Borriello, ma rinvia l’esperimento: «Sono diversi e si possono completare. Ma poi c’è il resto della squadra che necessiterebbe di altre caratteristiche». Montella si ferma al presente, evitando di scrutare l’orizzonte per capire che ne sarà di lui. «Mi fa molto piacere sentire la fiducia dei tifosi. Con loro c’è sempre stato un feeling particolare e spontaneo. Prima come ora. Io sono contento e li ringrazio. Ma i sondaggi di questa settimana erano dopati perché fatti dopo il derby. Era a mio favore». Aggiunge, sulle voci che chiamano in ballo altri nomi, diversi dal suo, per la panchina della Roma: «Sono voci con le quali, in un senso o nell’altro, bisogna convivere in questo mestiere. Non mi turbano, nè mi fanno perdere l’obiettivo di far bene in queste partite, di prepararle sempre nello stesso modo. Perché la Champions si può guadagnare o perdere anche per un punto». Con una precisazione che è anche un messaggio: «Credo non sia per questo che si viene giudicati». Già, conta il lavoro.
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