(Il Romanista) - Che cos’è un info memorandum? E un hedge fund? Ecco l’alfabeto della lunga vicenda della cessione del clubChe cosa si nasconde dietro ai lussemburghesi della Claraz SA? Quali sono le origini italiane di DiBenedetto?
rassegna stampa roma
La Roma in vendita dalla A alla Z
(Il Romanista) – Che cos’è un info memorandum? E un hedge fund? Ecco l’alfabeto della lunga vicenda della cessione del clubChe cosa si nasconde dietro ai lussemburghesi della Claraz SA? Quali sono le origini italiane di DiBenedetto?
A Come Angelucci. Il 40enne Giampaolo, futuro erede dell’impero delle cliniche private fondato dal padre, il senatore Antonio, era straconvinto che la Roma sarebbe stata cosa sua, quando peraltro la Roma non è mai di uno solo, ma della sua gente. Pur impelagato in antipatiche beghe giudiziarie, avrà sentito quello che cantavano mercoledì all’Olimpico i romanisti
B Come gli undici anni che s’è fatta la Lazio. Che c’entra col procedimento di vendita? Niente, però ci sta bene lo stesso.
C Come Claraz Sa, la società anonima lussemburghese in un primo momento associata - ma da chi, ce lo dirà forse la magistratura - al potentissimo fondo arabo Aabar Investments, che poi ha smentito ogni coinvolgimento. Dietro la Claraz SA si celava un misterioso investitore in corsa per la Roma. Il giallo resta.
D Come DiBenedetto, Thomas Richard. Non si sa tantissimo dell’uomo che guida la cordata a stelle e strisce e che potrebbe essere il nuovo presidente della Roma. Italoamericano di Boston, origini metà abruzzesi e metà - pare - molisane, un fiuto naturale per gli affari, ha il suo Thomas Junior che se la cava egregiamente col baseball. È stato un paio di volte all’Olimpico. Una delle due, per Roma-Inter. Quando Vucinic è entrato e ha segnato, ha domandato ad alta voce: «Ma perché è entrato solo adesso?». Sì, di calcio ci capisce.
E Come Emirati. Ammettiamolo. Da tifosi, quando Aabar ha smentito, ci siamo rimasti parecchio male. Avevamo fatto la bocca ai petroldollari della famiglia reale, ci chiedevamo già se Drogba, Messi e Cristiano Ronaldo avrebbero potuto coesistere, eravamo disposti a mutuare i cavalli delle botticelle romane con i cammelli degli sceicchi. Era un miraggio. Ma la realtà, i dollari del consorzio USA, non è affatto male.
F Come Fioranelli (e come Flick). Deve rispondere davanti alla giustizia italiana del reato di aggiotaggio. Due anni fa, il signor Vinicio sbandierava a destra e manca il suo viscerale attaccamento ai colori della Roma. Risultato: il titolo in Borsa galoppò arrivando a guadagnare in tre mesi un clamoroso +124%. Più che ai colori della Roma, Fioranelli è sembrato interessato al colore dei soldi.
G Come Ghizzoni. L’amministratore delegato di Unicredit sarà per sempre associato dai tifosi romanisti a uno dei più complicati passaggi di consegne della storia giallorossa. I suoi uomini sul dossier Roma, Paolo Fiorentino e Piergiorgio Peluso, sono riusciti a mantenere segreta per mesi le identità dei membri del consorzio Usa. E sono volati a New York quando avvertivano la necessità di stringere i tempi e convincere gli americani. Certamente una strategia originale. Ma pare che abbia funzionato.
H Come hedge funds. I romanisti hanno scoperto cosa siano solo adesso. Quando è stato tracciato l’identikit di DiBenedetto, il leader del consorzio a stelle e strisce, si è scritto che una parte della sua fortuna personale è legata alla gestione degli hedge funds. Sono fondi non convenzionali di gestione del risparmio e quindi, normalmente, ad alto rischio. Possono generare profitti inimmaginabili. Esempio: nel 2010 un gestore di questi fondi, sconosciuto ai romanisti ma conosciutissimo a Wall Street, John Paulson, ha incassato con gli hedge funds la modica cifra di 5 miliardi di dollari.
I Come info memorandum. È un altro termine tecnico che ci ha accompagnato in questo interminabile procedimento di vendita della Roma. Info memorandum, o più familiarmente "info memo", era il documento informativo consegnato lo scorso autunno da Rothschild ai soggetti che avevano manifestato un interesse per il club. Letto il dossier, i ptenziali acquirenti avrebbero potuto formulare una prima offerta. Non vincolante.
L Come Lazio. Vedi (Serie) B.
M Come Movsesian. Se DiBenedetto è il nume tutelare della cordata americana, Julian Movsesian è il suo profeta. Emblematico il suo commento, appena Unicredit e la famiglia Sensi rendono noto di avere concesso il mandato in esclusiva al consorzio statunitense: «Entro due settimane potremmo essere gli orgogliosi proprietari della Roma. Siamo entusiasti». Good work, Mr Movsesian. È nato un romanista.
N Come newco. Forse nemmeno la faranno, alla fine. Chissà. Magari sarà trovata una soluzione più rapida per la vendita agli americani. In compenso, grazie alla cessione della Roma, ora sappiamo tutti che newco sta per new company. Nuova compagnia. Nelle intenzioni originarie di Unicredit, in Newco Roma, che andava costituita e scissa dal patrimonio di Italpetroli, sarebbero dovuto confluire le quote di controllo della Roma, attualmente detenute da Roma 2000. Chi avesse voluto comprare la Roma, quindi, avrebbe dovuto formulare una proposta d’acquisto per Newco.
O Come offerte. Vincolanti (binding offers) e non (non-binding offers). La loro proposizione ha rappresentato una cesura virtuale tra due fasi ben distinte. Quella in cui si poteva pure scherzare (offerte non vincolanti) e quella in cui bisognava invece fare sul serio (le vincolanti), impegnandosi a dare seguito a ciò che veniva proposto. Rothschild e Unicredit non hanno mai reso noto l’esatto numero di offerte non impegnative. Addirittura, si era parlato di una trentina di proposte. Quelle impegnative sono state invece cinque: la cordata USA, Angelucci, la Claraz SA, un soggetto francese e un altro investitore di cui non si conosce nemmeno la nazionalità.
P Come Piper Jaffray. È la banca americana che ha assistito in qualità di advisor il consorzio capeggiato da Mr DiBenedetto. È nei suoi uffici che, giorni fa, i dirigenti di Unicredit hanno stilato il memorandum d’intesa ai fini dell’offerta vincolante a stelle e strisce. Lì, potrebbe essersi fatta la Storia. Quella romanista.
Q Come quote. Abbiamo imparato a fare i conti con le percentuali. Segnatevele. Il 67% dell’As Roma è detenuto da Roma 2000, a sua volta controllata da Italpetroli, il cui 51% è ancora dei Sensi (con un mandato irrevocabile a venderlo, però) e l’altro 49% di Unicredit. Il 4% circa dell’As Roma appartiene all’imprenditore Danilo Coppola, il restante 29% è frazionato sul mercato. Gli americani rileverebbero il 67% per poi lanciare l’Opa. Unicredit, dopo, riacquisterebbe il 40%, ma ne cederebbe la metà a un altro investitore. Chiaro? Mica tanto, ce ne rendiamo conto.
R Come Rothschild, l’advisor che ha condotto il procedimento di vendita per conto di Unicredit. Il suo amministratore delegato, Alessandro Daffinà, banchiere di fede romanista, è stato uno dei grandi protagonisti della saga. L’altro ieri è stato lui a presentare le offerte in videoconferenza con i rappresentanti della banca, che sedevano a Milano.
S Come Sensi. Diciotto anni di presidenza, uno scudetto vinto, almeno tre rubati da gang a strisce verticali, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, otto edizioni di Champions League. Non c’è altro da aggiungere. Anzi, una cosa sì: grazie.
T Come Totti. La T è un po’ una L rovesciata. Totti è la rappresentazione simbolica perfetta dell’anti-Lazio, è un patrimonio genetico, è la spiegazione fatta uomo del perché tifiamo Roma. Totti è la Roma. Totti non si tocca. Ma questo gli americani lo sanno già.
U Come Unicredit. È presto per valutare il lavoro della banca. A occhio e croce, però, Unicredit ha portato a casa un buon risultato. Per sé e per la Roma. Per sé, perché non incasserà subito quello che pensava di realizzare, ma almeno limiterà i danni. E per la Roma, perché il consorzio americano sembra voler fare le cose per bene. Una considerazione. Prima degli accordi dello scorso luglio, Piazza Cordusio era convinta che fosse colpa della famiglia Sensi se la Roma non veniva venduta. Poi ci hanno sbattuto il grugno i suoi dirigenti, che sono dovuti volare negli Statesper convincere un gruppo di investitori a spendere meno di quello che la banca sognava.
V Come volo. Per la precisione, volo Alitalia AZ610. In business class, of course. Lo hanno preso il 24 gennaio gli uomini di Unicredit per non farsi scappare l’offerta che poi sarà valutata «la più credibile». Quella americana. Tre giorni di incontri febbrili, poi l’intesa di massima riferita in Italia ai vertici di Piazza Cordusio. Il volo di ritorno, ci scommettiamo, avrà fatto registrare sicuramente molte meno turbolenze rispetto a quello d’andata.
Z Come l’ultima lettera del dizionario. Metaforicamente, rappresenta la fine di un’era. Siamo all’ultima puntata di una saga, quella della cessione della Roma. Andava avanti dal 2004. Ma siamo pure all’ultimo atto di un’epopea, quella dei Sensi. Ebbe inizio nel maggio del 1993. Tangentopoli stava spazzando via gli avanzi della Prima Repubblica, l’Italia s’aggrappava al Governo Ciampi per uscire dalla crisi economica e morale, il Milan di Capello era l’Invincibile Armata, Totti aveva appena esordito in Serie A e la Lazio festeggiava cinque anni senza l’onta della B. A proposito, ma come si dice in americano e la Lazio in B, presto tornerà?
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