rassegna stampa roma

La Roma è tornata “normale” grazie a quel genio di Pizarro

(Il Corriere dello Sport – L.Cascioli) La Roma rinasce e s’impone di nuovo in trasferta proprio quando l’ennesima rimonta de­gli avversari cominciava a di­ventare una realtà romanze­sca.

Redazione

(Il Corriere dello Sport - L.Cascioli) La Roma rinasce e s’impone di nuovo in trasferta proprio quando l’ennesima rimonta de­gli avversari cominciava a di­ventare una realtà romanze­sca.

Ognuno ha già interpreta­to a modo suo questa partita, trovandovi spunti e pezze d’ap­poggio sufficienti per le sue teo­rie, ma il successo finale pre­mia la ritrovata normalità del­la squadra di Montella, che in questi frangenti è l’unica vera virtù che le occorre. La Roma ha subìto quest’anno tanti gol, ma bisogna sottolineare che quelli messi a segno ultima­mente da Amauri e Giacomaz­zi appartengono più alle pro­dezze degli avversari che agli errori della difesa giallorossa: acuti melodrammatici da gran­di tenori del pallone, che hanno fatto male alla Roma, come succede sempre quando il Fato si diverte un po’ troppo. E il Fa­to, che stava condannando un’altra volta la Roma venerdì sera, sembrava voler program­mare per i giallorossi anche un altro finale in preda alla confu­sione. Sicché la gente che affol­lava le tribune di Lecce non aveva tutti i torti nello sperare in quel gol della vittoria alla cui ricerca ormai erano partiti in quarta tutti i giocatori di De Canio. Invece le fasi finali della par­tita hanno portato alla ribalta Pizarro, giocatore che il sotto­scritto ha avuto lo scorso anno il piacere di premiare, a nome di tutti i Cavalieri della Roma che lo avevano scelto come “giocatore dell’anno”. In questi ultimi giorni il dilemma se Pi­zarro sia o non sia indispensa­bile al gioco della Roma ha avuto la preferenza su qualsia­si altro argomento. Tutti i tifosi, d’amore e d’accordo, non desi­deravano discutere d’altro. Il rigore messo a segno dal cileno non c’entra in questa disputa. C’entra il modulo di Spalletti rispolverato da Montella. C’en­tra la fragilità tattica e nervosa dei giallorossi, evidenziata in più di un’occasione. In questi giorni poi non si è parlato d’al­tro che di discordie scoppiate nello spogliatoio, di gelosie tra i giocatori. Ma all’improvviso, su questo panorama litigioso ed inquietante, è riapparsa la mongolfiera serafica di Pizar­ro, il regista perfetto, con la sua figura traccagna da antenato del calcio, e tutto è stato ricon­dotto alla più banale normali­tà. Così ci è apparso normale che al momento di calciare il rigore si facesse avanti lui. Re­sponsabilità tremenda, che ri­chiedeva un uomo con il corag­gio e la serenità di agire a por­tata di mano. Pizarro ha sigla­to la vittoria da par suo e anche per questo ( ma non solo per questo) è tornato ad essere il cocco dei tifosi. Cercare di imi­tarlo dovrebbe diventare ormai l’esame di Stato di tutti i cen­trocampisti che aspirano a di­ventare grandi. Sarà una gara divertente, sul tramonto di que­sto campionato, vedere chi farà più giri di trottola in mezzo al campo, toccando sempre la palla verso il compagno meglio piazzato. Si cerca la verità sul­la Roma. Pubblico e critica lo esigono. Possiamo cominciare da un giocatore vero come Pi­zarro, sia perché garantisce l’eredità di un gioco che i com­pagni conoscono a memoria, sia perché garantisce a tutti, quando sbagliano troppo, le circostanze attenuanti. Su di lui molti restano incerti: cam­pione nato o grande pragmati­co? La sua Roma ha una patina antica come certe cromolito­grafie, ma Montella, grazie a questo giocatore sordo alle esi­genze sfrenate del calcio mo­derno, a questo motore di gioco che sa ragionare, sembra final­mente contento.