(Il Romanista - C.Zucchelli) - Lo Stade de France come lo stadio Olimpico. Come quasi sempre in questa stagione, l’uscita dal campo di Jeremy Menez viene salutata con un’ovazione.
rassegna stampa roma
La Francia ai piedi di Jerry e Phil
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Lo Stade de France come lo stadio Olimpico. Come quasi sempre in questa stagione, l’uscita dal campo di Jeremy Menez viene salutata con un’ovazione.
Succede a Roma, dove ogni volta che il francese lascia il posto a un compagno o, al contrario, si alza dalla panchina, scattano gli applausi. Ed è successo anche mercoledì sera a Parigi. Davanti a un certo Zinedine Zidane, che l’ha incoronato definendolo «fortissimo», il campione giallorosso ha sfoderato contro il Brasile una prestazione di livello assoluto. Non solo l’assist al bacio per Benzema, simile a quelli contro Fiorentina e Milan (in entrambi i casi gol di Borriello) ma molto di più. In particolare, nei quattro minuti successivi alla rete del vantaggio francese contro il Brasile, Menez è stato steso per tre volte dagli avversari, incapaci di fermarlo. E’ lui stesso, al fischio finale, a raccontare la sua partita: «All’inizio ho cercato di rimanere calmo e di fare le cose semplici, perdere pochi palloni e dare una mano alla squadra. Poi, nel secondo tempo, quando il Brasile è rimasto in 10 per l’espulsione di Hernanes ho spinto un po’ di più. Il gol però è tutto merito del mio amico Benzema». E’ modesto, Menez. Perché proprio l’attaccante del Real Madrid, nell’esultare, ha indicato colui che gli aveva fornito un assist al bacio, che ha fatto stropicciare gli occhi ai 65mila tifosi allo stadio: «Mi sono divertito - ha raccontato ancora Jeremy - ed è stato bello uscire tra gli applausi del pubblico. Per me è importante essere in Nazionale, vorrei restarci e con questa partita ho dimostrato di essere pronto. Con la Roma lavoro come un matto (testuale, ndr) e finalmente inizio a vedere i risultati». Già, la Roma. Menez in patria non ha parlato del momento che sta vivendo la formazione giallorossa, però ha detto delle frasi che, in chiave Napoli, autorizzano ad essere ottimisti: «In questo periodo sto bene, mi sento bene e ho voglia di essere decisivo per la mia squadra». Di questo stato di forma di Menez si è accorto anche il ct francese Blanc che, prima ancora di elogiarlo pubblicamente, aveva voluto parlaci in privato: «Stai tranquillo - gli aveva detto - e non leggere quello che dicono i giornali. Con la Bielorussia non sei andato bene, ma non è vero che questa è la tua ultima possibilità. Gioca come stai facendo e vedrai che le cose andranno bene». E’ stato un buon profeta, l’allenatore francese, il quale però sa, così come Ranieri, che Menez non ha ancora espresso «tutte le sue potenzialità. E’ in grado di dare ancora di più». Magari già contro il Napoli, quando di fronte si troverà altri due talenti della generazione 1987: Hamsik e Cavani. «Non voglio sentirmi arrivato - ha concluso Menez - devo continuare a lavorare per non fermarmi». Domani sera l’Olimpico è pronto di nuovo a tributargli un’altra standing ovation.
Alle 15.42 di ieri pomeriggio l’home page del sito de L’Equipe era ancora dedicata a lui. A Philippe Mexes. Perché mercoledì notte la Francia ha riscoperto «il centrale più forte d’Europa». Una partita «strepitosa» quella del numero 5 giallorosso, capace di «umiliare» gente come Pato e Robinho, di far dire alla tv francese che «Domenech aveva sbagliato ad ignorarlo per anni». E capace, allo stesso tempo, di far rimpiangere a Trigoria la decisione di non avergli rinnovato il contratto un anno fa: è vero, Philippe veniva da una stagione non esaltante, in cui aveva lasciato il posto da titolare a Burdisso. Ma la decisione di temporeggiare si è rivelata un boomerang: la Roma si ritrova adesso un campione assoluto, nel pieno della carriera, libero di accordarsi con qualsiasi squadra. E di club pronti a ricoprirlo a peso d’oro ce ne sono: dal Milan al Real Madrid di Mourinho. Philippe però l’ha giurato, sia alla Sensi sia agli altri dirigenti romanisti: «Non mi sono accordato con nessuno. Aspetto di vedere cosa succederà col cambio di proprietà». E questo farà. Rimandata, quindi, ogni decisione sul suo futuro. Adesso Mexes pensa solo al presente. E il presente vuole che si chiami Napoli. Oggi alle 14.30 il giocatore, accompagnato dall’avvocato Conte, sarà a via Allegri nella sede della corte di Giustizia federale per discutere il ricorso presentato contro la squalifica di due giornate, inflittagli dal giudice sportivo dopo Roma-Brescia. A testimoniare ci sarà anche il team manager Salvatore Scaglia. Nel referto si parlava di espressioni ingiuriose contro il quarto uomo Guida negli spogliatoi e per questo era stato punito con due giornate. Una l’ha già scontata a San Siro contro l’Inter, l’altra la dovrebbe scontare domani sera. A meno che oggi non gli venga tolta: a Trigoria sono leggermente più ottimisti rispetto ai giorni scorsi, ma temono che nel giudizio finale possa contare il fatto che è risaputo come la Roma abbia urgenza di riavere Philippe vista l’assenza di Burdisso, espulso contro i nerazzurri. «Se dovessero togliere una giornata a Mexes - sostenevano al Bernardini ieri - qualcuno potrebbe dire che vogliono favorire la Roma... A questo punto non resta che aspettare». Quel che è certo è che non si tratterebbe di un favore, quanto piuttosto di una decisione legittima, viste anche le scuse di Mexes arrivate nell’arco di pochissimo tempo. La presenza di Philippe contro la squadra di Mazzarri sarebbe importantissima, non fosse altro per il suo stato di forma in questo momento: «E’un periodo eccezionale, sono stato felice di come ho giocato con la Francia - ha detto a fine partita - non è vero che comando la difesa, parlo molto coi miei compagni così come avviene con quelli della Roma. E’ normale per un centrale». A proposito di compagni, Mexes spende parole al miele per l’amico Menez: «Anche nella Roma fa spesso partite di questo tipo. Lui è così, un timido, ma quando gli dai fiducia viene fuori tutto il suo talento. E’ importante nel club e vedrete che lo sarà anche nella Francia».
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