rassegna stampa roma

In fuga dall'Olimpico: in otto anni -60%. DiBenedetto vuole invertire il trend

(Gazzetta dello Sport – A.Catapano) C’è, alla base, una considerazione storica: non esiste la Roma senza i suoi tifosi. E c’è pure la consapevolezza, acquisita e rafforzata col passare degli anni, delle stagioni, delle partite, fin dai...

Redazione

(Gazzetta dello Sport - A.Catapano) C’è, alla base, una considerazione storica: non esiste la Roma senza i suoi tifosi. E c’è pure la consapevolezza, acquisita e rafforzata col passare degli anni, delle stagioni, delle partite, fin dai tempi di Campo Testaccio: che esistono i tifosi di calcio, e poi esistono i tifosi della Roma.

Lo disse Agostino Di Bartolomei, e non era retorica, ma cuore, passione, partecipazione. Una dichiarazione d’amore, nata dall’esigenza di stabilire una diversità e al tempo stesso fissare un’identità, la propria, unica, identità romanista. Idee Non è retorica nemmeno oggi— che il pubblico romanista si è normalizzato, omologato al modello italiano, divenuto occasionale, sconfitto dalla scomodità dello stadio, conquistato dalla varietà delle offerte televisive— parlare di unicità, fedeltà, condivisione. Sono i termini più frequenti nel business plan di Thomas DiBenedetto, nel capitolo dedicato ai «Ricavi da stadio» . Perché gli obiettivi, ovvio, sono economici: riportare gli incassi da botteghino ai livelli di un tempo, aumentare la quota abbonati fino al 40%del totale spettatori, fare della Roma uno dei primi tre Previste anche nuove campagne promozionali. I ricavi da stadio dovranno salire ai livelli di Inter e Milan club italiani per ricavi da stadio, sui livelli di Inter e Milan. Come arrivarci? DiBenedetto ha le idee chiare: congelare i prezzi, premiare i tifosi rimasti fedeli, incentivarne nuovi, riservare spazi e attività a bambini e famiglie, rafforzare la vendita on line, pensare nuove campagne pubblicitarie, creare promozioni con compagnie aeree e agenzie di viaggi. Ambizioso. I numeri La mission in realtà è un’impresa. Ci sono due ostacoli: la scomodità dell’Olimpico e la recente disaffezione del pubblico romanista. Più che altro, un crollo. Registrato nell’ultimo decennio. Un’erosione graduale, continua, irreversibile. Testimoniata innanzitutto dal dato relativo agli abbonati. Nel 2002, reduci da un campionato concluso al secondo posto, si abbonarono 48.213 tifosi. Nel 2010, sempre sulla scia di uno scudetto sfiorato, si sono tesserati in 18.617. Significa che in otto anni la Roma ha perso quasi il 60%dei propri sostenitori più fedeli. L’emorragia è stata graduale: nel 2003 gli abbonati erano scesi a 36.676, nel 2005 erano diventati 25.681, nel 2009, dopo due stagioni in leggero rialzo, diminuiti a 24.454. L’anno scorso, crollati a 18 mila. La media degli spettatori paganti (stagionali più giornalieri) segue lo stesso trend. In questa stagione la Roma è vista all’Olimpico mediamente da 31.849 persone. Nel 2009-10, erano 39.902. In un solo anno un calo del 20%. Non si ricorda l’ultimo sold out, giusto il derby ormai riesce a richiam a r e 50mila persone. Ci vorrebbe un medico per fermare questa emorragia. Oppure ci riuscirà Di-Benedetto, un americano a Roma.