(Il Romanista - M.Izzi) - Seguivo con accanimento Eolo Capacci soprattutto negli anni della collaborazione televisiva con Bruno Amatucci.
rassegna stampa roma
Il talento di Eolo Capacci, in campo e in tv
(Il Romanista – M.Izzi) – Seguivo con accanimento Eolo Capacci soprattutto negli anni della collaborazione televisiva con Bruno Amatucci.
Da appassionato della storia della Roma, armato di videoregistratore, speravo sempre di ascoltarlo raccontare nel dettaglio la sua avventura nella Roma. Fu una caccia tanto tenace quanto infruttuosa, perché Eolo Capacci non ha mai ceduto a discorsi da “vecchio alpino”. Del resto, saperne di più su quella parentesi calcistica della sua vita, non era facile. Eolo Capacci aveva giocato nella Roma nel campionato di serie B 51/52 (una presenza contro il Pisa il 23 settembre 1951), Massimo Germani, ne documenta la presenza in giallo-rosso anche nel 52/53, con tre presenze in amichevoli ufficiali, (contro la Federconsorzi, il Modena e il Frascati) e l’utilizzo costante nel campionato riserve (in seguito militerà, come ci ricorda Fabrizio Grassetti, nel Chinotto Neri e nell’ Anconitana), ma nessuno forniva altri dettagli. La mia curiosità aumentò nel 1993, quando intervistai Ermes Borsetti, campione d’Italia della Roma del 1942. Quando chiesi ad Ermes, che era stato anche allenatore di dirmi il nome di un talento romanista che non aveva avuto una carriera all’ altezza delle sue qualità, senza esitare un secondo, mi fece il nome di Eolo Capacci. Mi spiegò di essersi accorto del talento di quel ragazzo quando questi giocava ancora alla Fortitudo. Borsetti mi raccontò meraviglie dell’Eolo Capacci giocatore, facendo aumentare la mia curiosità di saperne qualcosa di più. Indugiai a disturbarlo perché confidavo nel fatto che rintracciare un personaggio noto come lui sarebbe stato facile, poi, nel 1998, a Portaportese recuperai la foto di un Roma – Lazio Vecchie glorie dei primi anni 60.
Assieme ai vari Donati, Krieziu, Carletto Galli, Tre Re, riconobbi il volto, quasi fanciullesco, di Eolo Capacci. Mi decisi finalmente a muovermi, ma il tentativo di contattarlo naufragò nei meandri della segreteria di una rete televisiva. Nel settembre 2007, infine, lo incontrai alla mostra dell’Unione Tifosi Romanisti di Testaccio e appagai finalmente la mia curiosità. Mi raccontò di essersi tesserato per la Fortitudo sotto gli occhi di Fratel Porfirio. Per un romanista è come dire di aver ricevuto la camicia rossa da Peppino Garibaldi o di aver girato una scena cinematografica sotto la direzione di Federico Fellini. Il pudore, la semplicità e la sobrietà con cui mi raccontò la sua vita quel giorno, li ritrovai, un anno più tardi, quando lo incontrai al centenario della SGS Fortitudo. Appena ci accorgemmo di lui, lo pregammo di salire sul palco e unirsi a Fulvio Stinchelli, Giulio Andreotti, Maria Sensi e… a tutti gli altri ospiti illustri di quella giornata. Non voleva, non credeva di essere così importante… La Canottieri Lazio, di cui era socio praticante (giocava a tennis), ha esposto da ieri la bandiera a mezz’asta, lo sono anche quella della Fortiutudo e dell’AS Roma.
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