rassegna stampa roma

Il Fotogramma

(Il Romanista – P.Marcacci) – Basterebbe prefigurare un piccolo, piccolissimo scenario per rendere l’idea di una stagione, di un atteggiamento, di un modo di (non) essere:

Redazione

(Il Romanista - P.Marcacci) - Basterebbe prefigurare un piccolo, piccolissimo scenario per rendere l'idea di una stagione, di un atteggiamento, di un modo di (non) essere:

se oggi la Juventus dovesse vincere a Firenze la Roma le sarebbe dietro con tutte le considerazioni che seguono ad una situazione del genere. Evidentemente esiste una forma di jet lag per contrarre la quale non c'è bisogno di volare a Boston, dove tra l'altro la doppietta di Hernandez avrà opacizzato il tramonto ocra carminio sulla baia. Un intontimento da fuso orario che la Roma accusa senza dover decollare e il fuso è quello che marca la differenza tra la Roma che dovrebbe essere e quella che appare: svagata, incredibilmente deconcentrata, "rincojonita" e lo scriviamo alla maniera dei nostri nonni; se non altro perchè all'epoca loro esistevano i giocatori forti o quelli scarsi, non quelli distratti, intimoriti, presenti solo a tratti, neanche presenti a ssè stessi. Inutile pure mettersi a fare le pulci alla prestazione dei singoli: Menez forse s'è fatto crescere la barba per nascondersi a se stesso ( e dalle cose pure belle che fa baluginare), Vucinic che prima alza la palla oltre la soglia dell'incredulità e poi coglie l'unica rosa del deserto; centrocampisti troppo "alti" o "bassi" nei momenti sempre sbagliati delle ripartenze sornione del Palermo, dove Migliaccio fa la figura di Matthaeus, Loria che- basta, siamo giunti anche oltre l'utilità delle critiche, visto che da un anno le facciamo e che a nulla sono servite, ripetitive come i difetti che affiorano ogni volta. Non era così lontana, Boston: ad accorciare le ore di volo, a collocare le due città sullo stesso parallelo c'era la residua speranza di un piazzamento in Champions, la cui necessità aveva fatto capolino nella notte, tra i brinsidi con Fiorentino e le fette della torta offerta da Pallotta. Rimettere i piedi nel pantano di un presente immutabile dopo aver fatto capolino in uno scorcio di futuro che incuriosisce forse può anche disorientare, però è un alibi che i giocatori si sono preclusi da soli, se è vero, come ha detto Riise alla vigilia, che loro hanno pensato solo al campo e che Boston esa solo un puntino sul planisfero.  Allora non ci resta che buttarla sul surreale, individuando l'unico Fotogramma degno di nota nel palleggio, stilisticamente impeccabile, di Montella a bordocampo.