rassegna stampa roma

Highlander

(Il Romanista-T.Cagnucci) Uno avrebbe voglia di dargli un figlio. Per un minimo senso di gratitudine e per l’ansia di assicurarne la memoria. Ma l’eternità Francesco Totti se l’è già presa scegliendo il per sempre con la Roma. Non è vero...

finconsadmin

(Il Romanista-T.Cagnucci) Uno avrebbe voglia di dargli un figlio. Per un minimo senso di gratitudine e per l’ansia di assicurarne la memoria. Ma l’eternità Francesco Totti se l’è già presa scegliendo il per sempre con la Roma. Non è vero che i giocatori passano e la Roma resta.

 

Gli slogan sono falsi, e ci sono giocatori che la Roma se la meritano, se la cercano, se la sono sognata. Ci sono certi che non l’hanno nemmeno avuta e l’avrebbero tanto voluta. I tifosi. I tifosi della Roma sono la Roma. I giocatori tifosi della Roma hanno il privilegio di indossare il loro sogno. E questi giocatori non sono come gli altri. Di Bartolomei resterà sempre la voce seria, il cipiglio sicuro nella notte, un nostro padre, o un fratello maggiore, e il ricordo più geloso e prezioso in fondo al cuore (come un ago). Rocca te lo immaginerai sempre correre a sinistra. Rocca è stata la corsa tra la Rometta e la Roma campione, quasi si fosse sacrificato per questo scatto. Rocca s’è fatto male perché è stato un giocatore che ha saputo correre attraverso due epoche. Di Rocca avrai sempre il rimpianto per quel ginocchio.

Ci sono giocatori e giocatori della Roma. E poi c’è Totti. Totti è una giornata della nostra vita. Ci ha già assicurato l’accompagno. Ha segnato da mezzogiorno, come ieri, a mezzanotte circa (il rigore con l’Arsenal). Ha segnato da Palermo a Udine. Da Silkeborg, che sta dalle parti del castello di Amleto, ai Giochi del Mediterraneo. Ha segnato tutti i mesi dell’anno, anche a giugno - persino un gol scudetto - a luglio - in Europa League - ad agosto - in Supercoppa. La sua stagione dell’amore è l’unica che non viene e va. Ha giocato tutti i giorni della settimana, una volta persino di lunedì, proprio qui al Franchi dove ha scelto di segnare il 200esimo (e quello seguente) perché lì vicino ci sono gli Uffizi. La prima doppietta nella storia dell’arte da incastonare fra l’Adorazione dei Magidi Leonardo (che non è quello dell’Inter) e il Giudizio di Salomonedi Giorgione (che - tranquillizate i laziali - non è Chinaglia).

Totti è una decisa presenza, una chiara presa di posizione e quindi è sempre contro le mode. Contro chi s’acchitta gli idoli naif. Una volta c’era chi gli preferiva Di Canio! Vero, è successo a Roma. Per dare il senso della stronzata si potrebbe fare un giochetto per bambini: per esempio, tra i gol di Di Canio in serie A (30) con quarantadue squadre diverse e quelli di Totti bisognerebbe aggiungere quelli di Maradona (81), Platini (68) e Zico (22). Fate, fate: 30+81+68+22=201. E non dà ancora la misura, perché c’è qualcosa di ingiusto nel celebrare Totti solo per i gol, e non solo perché ha giocato da prima punta solo un terzo della carriera. I gol sono come i premi per i grandi ricercatori, conta quello che si fa ogni giorno, ciò che ti porta al titolo. La quotidianità passata da Porta Metronia al Torrino: l’intero sistema solare.

Se sei della Roma Totti è un’imposizione, un matrimonio deciso dai padri, se lo rifiuti sei fuori. E’ il Sinai. E’ così. E’ religione e costituzione senza bicamerali o leghe. In questi tempi di fast food e di globalizzazione, Totti rappresenta l’eccezione che salvaguarda l’antica regola dell’appartenenza. Parolacce in disuso come fedeltà. Non è un caso che Totti sia l’anagramma di se stesso.

E’ rimasto qui. E’ rimasto così. E così è rinato tante volte senza mai essere finito. Un creatore di gioco, quindi di mondi. La cosa più poetica di ieri, in fondo, è l’aver segnato l’unico gol della partita controvento. In direzione ostinata e contraria. L’azione di chi ha scelto una maglia nel mondo del finto pluralismo a buon mercato, la lana pesante e vera della nonna e non quelle insegne luminose che - il filosofo Giovanni Lindo Ferretti insegna - attirano sempre e solo gli allocchi. La cosa più bella è che s’è tenuto i sogni così. E parlando di gol, il record più bello non è tanto riprendere Baggio (in anticipo sul suo stupore) o pensare già a Meazza o - perché no? - a Piola. Il record più bello da prendersi è quello di Nordahl che ha segnato 210 gol con una stessa maglia, il Milan. Solo che Nordahl poi ha indossato anche un’altra divisa (proprio quella della Roma).

Totti sta per diventare definitivamente il calciatore che in Italia ha segnato più volte con la stessa maglia. Quando si è ragazzini e quasi subito ci si innamora del pallone, si hanno due sogni. Quello di giocare per la Roma (o per un’altra squadra, per chi crede all’esistenza di altre squadre) e di segnare. Di fare gol. E correre sotto la Curva Sud. E tutti sono pe’ te. Ecco Francesco Totti è come quel "gabbiano ipotetico" di cui cantava Giorgio Gaber, due sogni in un corpo solo. Soltanto che il suo non s’è mai rattrappito. E permette a noi di farlo. Di sentire ancora vivo - in questo calcio moderno senza senso - questo sentimento che continuiamo a chiamare Roma. Così si può ragionevolmente credere che oggi sia primavera apposta (un equinozio, un 2-2, fra le ore di buio e di luce come ha voluto ieri il Sole) e tra una settimana esatta è il 28 marzo. Quel giorno nel 1993 esordì in seria A. Sono passati 18 anni. Tra una settimana Totti diventa maggiorenne. Significa che c’è tempo ancora per tutto. Anche per i figli.