(Il Romanista - V.Meta) - Se non proprio dall’inferno al paradiso, almeno dall’inferno al purgatorio: c’era qualcosa di vagamente salvifico nel tocco di sinistro con cui Paolo Frascatore approfitta dell’uscita a vuoto del portiere viola Seculin per consegnare alla Roma un meritato 1-1 nel primo atto della finale di Coppa Italia.
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Frascatore, un gol da stella
(Il Romanista – V.Meta) – Se non proprio dall’inferno al paradiso, almeno dall’inferno al purgatorio: c’era qualcosa di vagamente salvifico nel tocco di sinistro con cui Paolo Frascatore approfitta dell’uscita a vuoto del...
Un gol di rapina, il grimaldello per riaprire una porta che il pallonetto di Carraro – tutto il Franchi in piedi ad applaudire – sembrava aver chiuso, anche se forse non proprio sprangato. Il gol che permette ai giallorossi di guardare con più fiducia alla gara di ritorno, in programma all’Olimpico tra due settimane, festeggiato con una corsa verso lo spicchio di Curva Ferrovia occupato dai tifosi romanisti, sommerso dall’abbraccio di tutta la squadra. Che potesse essere la sua serata lo si era intuito già all’inizio della ripresa, quando sempre su calcio d’angolo, stavolta dalla sinistra, aveva mancato di un soffio l’impatto con la palla dopo l’errore in uscita di Seculin: per un istante rimane immobile, occasioni così difficilmente capitano due volte. O forse sì, ma solo se ti chiami Paolo Frascatore e il ruolo di salvatore della patria l’hai già interpretato almeno due volte da quando vesti la maglia della Roma, per di più in giovanissima età. Chiedere ai ’92 del Napoli, avversari dei Giovanissimi Nazionali di Stramaccioni negli ottavi di finale nel 2007: in palio c’era un posto alle final-eight di Galatina e si può dire che a trascinarvi la Roma sia stato proprio Paolo. Suo il gol che permise ai giallorossi di espugnare il campo del Napoli all’andata, sua anche la doppietta nel 2- 2 del ritorno a Trigoria. C’è da dire che allora il gol non fosse merce tanto rara per il ragazzino cresciuto nel Tor di Quinto e approdato alla Roma nell’estate 2006, visto che il ruolo non era quello attuale di terzino sinistro, bensì di un più avanzato esterno di centrocampo con ampia licenza di affondo. In quel 2007 scudettato, però, i gol pesanti non erano finiti, visto che avrebbe messo a segno tanto quello dell’1-1 contro il Lecce quanto quello del definitivo 3- 2 sull’Inter (ritrovata cinque anni dopo in semifinale di Coppa Italia e nuovamente battuta). Stavolta il jolly Frascatore ha rimesso in piedi le sorti di una partita compromessa ma anche illuminata dalla magia di Federico Carraro da Pieve di Sacco, vecchia conoscenza della Roma, che evidentemente gli ispira pallonetti: si dà il caso che un altro tocco sotto a irridere il povero Pigliacelli, Carraro lo avesse usato per infliggere ai ’92 la loro sconfitta più amara, quella che nel 2009 li escluse dalla finale scudetto Allievi (non a caso poi vinta dalla Fiorentina). Paolo e Federico si conoscono bene, hanno giocato insieme in Under 17 e recentemente si sono ritrovati a Coverciano con la 19. A fine partita si sono scambiati un abbraccio e dati appuntamento al ritorno per l’ultimo e decisivo atto di una storia che sembrava chiusa e invece è stata riaperta: se Carraro rischiava di far sprofondare la Roma all’inferno, c’ha pensato Frascatore a prenderla per mano e farla uscire a rivedere le stelle.
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