(Il Romanista - M.Macedonio) - Grande fiducia nelle decisioni che verranno prese da Unicredit, ma anche un pensiero per Franco Sensi, che della Roma di oggi può dirsi ancora il principale artefice.
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Enrico Vanzina «Dobbiamo fidarci di Unicredit»
(Il Romanista – M.Macedonio) – Grande fiducia nelle decisioni che verranno prese da Unicredit, ma anche un pensiero per Franco Sensi, che della Roma di oggi può dirsi ancora il principale artefice.
E’ quanto si sente di esprimere Enrico Vanzina, che non vuole però entrare nel merito di quelli che saranno gli sviluppi della trattativa («mi sembra ancora tutto così nebuloso») e, soprattutto, di come sarà la Roma che ne nascerà. «La banca è il centro di tutta questa storia – dice lo sceneggiatore romano – e, visto che non stiamo parlando di una piccola banca ma di un gruppo di rilevanza internazionale, credo che se, anche solo attraverso una prima scrematura, ha scelto queste persone, non dico al cento per cento ma quasi, è segno che ripone grande fiducia in loro. Una banca non può infatti mettersi nella condizione di esporsi, soprattutto davanti a milioni di tifosi della Roma, sentendosi magari imputare, un domani, di aver venduto la società a chi non ne sarà stato all’altezza. Andrebbe incontro ad un danno gravissimo, di immagine e non solo. Il fatto che sia proprio la banca a dover decidere costituisce quindi una garanzia, perché a differenza di un privato, che nel vendere qualcosa a qualcun altro può fregarsene di cosa ne sarà in seguito, lei ne risponde in pieno, pagando pesantissime conseguenze nel caso in cui mettesse la società in mano a persone sbagliate. Dico quindi che bisogna fidarsi di Unicredit, sapendo che sta facendo il massimo e che, se è stata scelta la cordata americana, vuol dire che questa offre le migliori garanzie possibili». Vanzina non dimentica anche chi ha gestito la società dal 1993 ad oggi: «In un momento di transizione come questo, e pur non sapendo come si stia comportando la famiglia Sensi, voglio comunque rivolgere un pensiero a Franco Sensi, di cui ero grandissimo amico, così come lo sono ancora della signora Maria, e che è stato uno dei più grandi innamorati della Roma che abbia mai conosciuto. Non conosco personalmente Rosella, ma penso che nei momenti di grande difficoltà si sia perso forse qualche passaggio, che ha fatto andare troppo per le lunghe le trattative per la cessione. Credo anche che molte fasi della storia recente non siano mai state spiegate fino in fondo, rimanendo spesso avvolte nel mistero. Ma il tempo stempera tutto e, nel momento dei bilanci, come questo, tutto si azzera. Io dico sempre che bisogna essere indulgenti con gli altri e severi con se stessi. E quindi, che dobbiamo ricordare la famiglia Sensi come uno dei pilastri fondamentali della storia della Roma».
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