(Il Romanista - C.Zucchelli) - Mezzora di confronto nello spogliatoio. Luis Enrique, lo staff, la squadra. Tutti insieme. Senza vedere video (ci sarà tempo oggi e domani per farlo). Parlandosi.
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E Lucho chiede «più sacrificio»
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Mezzora di confronto nello spogliatoio. Luis Enrique, lo staff, la squadra. Tutti insieme. Senza vedere video (ci sarà tempo oggi e domani per farlo). Parlandosi.
Prima l’allenatore, poi i giocatori. Se c’è un modo per uscire da questa situazione, la Roma lo sta facendo guardandosi dentro. E quindi, mentre Baldini e Sabatini parlavano in pubblico, l’allenatore parlava in privato con i suoi giocatori. È arrivato a Trigoria di prima mattina, se n’è andato nel tardo pomeriggio. Dopo l’allenamento. E, soprattutto, dopo il colloquio. Luis Enrique ha voluto parlare agli uomini ancora prima che ai giocatori. Ha chiesto loro «carattere e concentrazione». Ha preteso che la Roma «si comporti da Roma». Errori come quelli visti contro il Milan non sono ammissibili neanche con una squadra di terza categoria, figuriamoci contro i campioni d’Italia. Ha chiesto alla squadra unità e compattezza, ha chiesto impegno, ha chiesto disponibilità al sacrificio. I giocatori hanno ascoltato e compreso lo sfogo del tecnico.
Sono i primi a non digerire le sconfitte e la posizione di classifica. Qualcuno ha replicato, chiedendo più allenamenti specifici in fase difensiva e ribadendo, comunque, che il gruppo sta con l’allenatore. Luis Enrique ha ascoltato e apprezzato. Non che avesse bisogno di rassicurazioni, vede l’impegno della squadra a Trigoria e in partita, ma pretende un altro atteggiamento. Qualcosa che le parole magari non riescono neanche a spiegare. Qualcosa che lui aveva quando, da giocatore, era impiegato indifferentemente sia come terzino sia come punta centrale (e lui stesso lo ha ricordato a Trigoria di recente). Luis Enrique, in italiano - ormai si esprime quasi sempre senza interprete - ha chiesto di arrivare su ogni pallone come se fosse l’ultimo. Non ha fatto riferimenti specifici a nomi e situazioni (come invece aveva fatto nel post partita e questo a più di qualcuno non era piaciuto) ha solo - che poi solo non è - ribadito che per lui la testa conta come e più dei piedi. E lui è convinto che la Roma abbia la forza per trovare dentro di sé quella cattiveria e quell’agonismo che ogni formazione dovrebbe avere nel Dna. Se non ce l’ha, per dirla alla Baldini, “si può allenare”. Per questo Luis Enrique, oltre che arrabbiato, è parso anche molto carico. Chiuso il discorso con i giocatori, ha diretto l’allenamento accantonando il ko contro i rossoneri. Il suo unico pensiero adesso si chiama Novara.
Ha già visto alcune partite della squadra di Tesser, sta studiando col suo staff i giocatori avversari, continua a credere solo e soltanto nella forza del lavoro. Il problema è capire se la squadra ci crede nello stesso modo: a parole sì. Tutti. Giovani e senatori. Gente protagonista di una buona stagione e gente che, invece, non sta rispondendo alle attese. Adesso resta da vedere se alle parole seguiranno i fatti. La sensazione è che con una serie di risultati positivi la situazione potrebbe sbloccarsi definitivamente, altrimenti quel rapporto di fiducia totale tra squadra e tecnico potrebbe venire meno. Sabato a Novara c’è già il primo importante test. E Luis Enrique, per tenere alto il livello di attenzione e concentrazione (e anche per adeguarsi al fatto che le partite non si giocano mai di mattina), ha deciso di spostare gli allenamenti: per tutta la settimana, infatti, l’appuntamento è alle 14 a Trigoria.
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