(Il Messaggero - CALCIO&PEPE R.Renga) Una volta, quando i tempi erano eroici e le trattative si facevano con abito scuro e champagne, si chiamava il mercatino di riparazione.
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Dirigenti scarsi, ecco il ribaltone
(Il Messaggero – CALCIO&PEPE R.Renga) Una volta, quando i tempi erano eroici e le trattative si facevano con abito scuro e champagne, si chiamava il mercatino di riparazione.
Giusto qualche operazione, tanto per sostituire un infortunato o coprire un buco. Adesso non si sa più che cosa sia. Mercatone, forse, che fa rima con ribaltone.
Inter e Milan, rincorrendosi e facendosi dispetti, sono un’altra cosa rispetto a prima. Come Samp e Genoa, cambiate in peggio. Da una parte si compra tutto ciò che corre e calcia e si muove; dall’altra si vendono anche i gioielli di famiglia e si potrebbe scherzare sulla parsimonia ligure se il calcio non fosse una cosa (quasi) seria e tanta gente non ci soffrisse confondendo le priorità della vita.
Perché succede? Per tre motivi, ci pare: 1) la rivalità delle milanesi: se compra una, deve comprare anche l’altra: si gioca, in fin dei conti, su tre fronti: campionato, Champions e Coppa Italia; 2) a giugno i tecnici avevano sbagliato i conti, in particolare quelli dell’Inter, i quali, convinti di essere diventati imbattibili, avevano lasciato la squadra com’era, privandola anzi dell’arma segreta: Balotelli; 3) gli infortuni hanno decimato tutte le grandi squadre, spingendole così a rimpinguare la rosa. Il terzo punto è il più importante e chiarisce bene la scarsa capacità dirigenziale italiana.
Quando si farà una Coverciano anche per chi comanda? In attesa, ricordiamo quanto si dovrebbe da tempo sapere: i grandi club hanno scelto di seguire la strada dei soldi subito e così niente preparazione estiva, ma amichevoli e tornei in qualunque parte del mondo possa offrire guadagni. Chi non si allena, s’infortuna: è chiaro, è evidente, ma si fa finta di niente. Succede pertanto che i soldi incassati in estate si debbano poi spendere, moltiplicando per cento, a gennaio, quando gli illuminati signori della scrivania si rendono conto di non aver più calciatori.
Non sarebbe meglio sottoporre una normale rosa a una normale fase di preparazione, venti giorni di lavoro e via? Ovviamente sì, però non si fa. E allora dobbiamo pensare che tutti i movimenti invernali dipendano da intrecci economici e da interessi privati, insomma da guadagni illeciti. La conseguenza tecnica è questa: il campionato si sta dividendo in due fasi. Come succede in Argentina, dove al torneo di apertura si contrappone quello di clausura.
Lo diciamo sottovoce, perché se davvero se ne rendono conto, ufficializzano il tutto, ci mettono un po’ di televisione e fanno, come Paperone, il bagno in un mare di monete.
In questo quadro di disinteresse totale nei confronti dei giocatori (cui la situazione piace: più posti di lavoro e più soldi) succede che a Bologna si blocchi una partita proprio per salvaguardare gli atleti. Ma come, qualche fiocco di neve ne mette in pericolo l’incolumità e l’assenza di muscoli, di allenamenti e di forza, no?
Preghierina rivolta ai media: risparmiateci, per favore, i giochi di parole su Pazzini (Inter), zio d’america e arrivano i dollari, l’impero dei Sensi (Roma), giochi Preziosi (Genoa), calcio panettone (Napoli) e minchiate (Juve).
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