(Il Messaggero - F.Pompetti) E’ introvabile Thomas DiBenedetto, l’imprenditore 61enne del Massachusetts che guida la cordata americana alla scalata della Roma.
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DiBenedetto, software industriali e sport nel cuore
(Il Messaggero – F.Pompetti) E’ introvabile Thomas DiBenedetto, l’imprenditore 61enne del Massachusetts che guida la cordata americana alla scalata della Roma.
Nella sua dimora di Boston una donna che risponde al telefono dice che è occupato in una riunione e non può rintracciarlo. I suoi soci di lavoro invece lo danno in viaggio, e a questo punto l’orizzonte si allarga verso confini assolutamente improbabili? Sarà a New York, dove i legali del gruppo hanno negoziato la scorsa settimana? O piuttosto a Miami, dove vivono alcuni dei compagni di avventura nella scalata alla Roma Calcio?
Certo è che l’ondata di curiosità che si leva dall’Italia e dall’Europa presto finirà per investire il gruppo dei cinque partner, titolari dell’offerta che viene data per vincente. Presto sapremo di più di ognuno di loro, a cominciare proprio dalla figura al momento elusiva di DiBenedetto, origini abruzzesi-molisane e una solida catena di affari per tutta la costa atlantica del continente americano. Thomas siede in tre consigli di amministrazione di società finanziarie tra Boston e Washington, produce tecnologia di software per complessi sistemi industriali e militari, e ha nel portfolio un discreto mazzetto di proprietà immobiliari, sempre in area di Boston.
Chi ha soldi e vive in questa città, indipendentemente dalle radici etniche e dal ramo imprenditoriale, finisce prima o poi per essere contagiato dal morbo degli investimenti in una squadra sportiva. Solo così si spiega come l’Olimpo della finanza locale sia riuscito a rinverdire e rilanciare le sorti dei Celtics, i cestisti che hanno fatto almeno metà della storia della NBA con Bill Russel e poi con Larry Bird, e che erano caduti in una fase di magra alla fine degli anni ’90. Dietro i New England Patriot, la squadra di football che milita con enorme successo nella NFL, ci sono i “vecchi soldi” di Robert Kraft, della omonima famiglia proprietaria della catena alimentare. Dietro i leggendari Red Sox, ci sono invece i soldi recenti di John Henry, che ha fatto una fortuna negli investimenti di private equity, almeno fino allo scoppio della crisi del 2008. E’ proprio Henry, e la finanza spumeggiante degli ultimi decenni, a introdurre la figura di Thomas DiBenedetto.
Quest’ultimo come si è detto, deve la sua fortuna alle partecipazioni finanziarie negli edge funds, ma è anche socio di minoranza della New England Sport Venture, che dopo una lunga e tormentata trattativa ha acquistato lo scorso mese di ottobre la squadra inglese del Liverpool, per 476 milioni di dollari.
Viene naturale pensare che l’acquisto della Roma entri in una strategia comune di ampliamento della presenza nel settore, ma dalla sede di Boston della Sport Venture questa interpretazione viene sconfessata con forza: «Non ci sarà nessuna sinergia e nessun contatto tra le due gestioni- dice Thomas Werner presidente della società – La NESV non è coinvolta nell’affare, e non è stata parte di alcuna discussione al riguardo, né abbiamo un interesse in questo investimento».
Per il momento quindi c’è da stare alla versione ufficiale, che vede DiBenedetto associato a un altro gestore di fondi: Julian Movsesian della Succession Capital Alliance, con un esperienza trentennale nel campo delle assicurazioni, e il gruppo italoamericano dei Falcone, palazzinari per le ricche comunità ebree del sud della Florida.
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