(Il Romanista - B.De Vecchi) - Forse già nelle prime parole c’è tutta la differenza. «La Roma non resta orfana» disse Franco Sensi nel 1993. «L’affare è fatto» ha detto l’altra notte Thomas DiBenedetto a Boston.
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DiBenedetto: «Vorrei vincere quanto Berlusconi»
(Il Romanista – B.De Vecchi) – Forse già nelle prime parole c’è tutta la differenza. «La Roma non resta orfana» disse Franco Sensi nel 1993. «L’affare è fatto» ha detto l’altra notte Thomas DiBenedetto a Boston.
Era quasi l’una di notte in Italia, quando è cominciata la sua prima conferenza stampa da ventunesimo presidente della storia della Roma, con una maglietta della squadra giallorossa stesa sul tavolo, proprio sotto ai microfoni. «Aspettiamo le verifiche di rito nelle prossime settimane – ha proseguito DiBenedetto - Ci sono state cose complicate ma non ho mai pensato di mollare. E’ il premio ad una cosa grande come la Roma. Ho superato tutti gli ostacoli anche grazie alla pazienza dei miei partner e della banca». E la banca era lì vicino a lui, rappresentata dal vice dg Paolo Fiorentino. Prima però bisogna rispondere al benvenuto che era arrivato qualche giorno fa dal Presidente del Consiglio Berlusconi. «Sono grato per le sue parole. Il nostro obiettivo è avere gli stessi successi che lui ha avuto con il Milan». Rimandati i dettagli al comunicato successivo, che cosa vorrebbe portare DiBenedetto di Boston a Roma? «Da Roma porterei a Boston il Colosseo e a Roma lo stadio dei Red Sox». E agli scettici che cosa diciamo? «Non mi aspettavo tutta questa attenzione. Ma anche questo appoggio dalla stampa. Evidentemente siamo stati premiati per i nostri sforzi. Ho sempre sentito la passione per lo sport, da mio padre che ha giocato nella Soccer League fino ai miei figli, che continuano a praticare sport. Sapevo che in Italia, e a Roma in particolare, c’è una passione enorme per il calcio. Questa è stata una delle ragioni per cui abbiamo deciso di fare questo investimento». Già, la passione dei tifosi. Loro vogliono grandi acquisti, ma c’è di mezzo il fairplay finanziario. Risposta pronta: «Con le nuove regole, scegliere bene i giovani è fondamentale. Quelli bravi. Per questo ci vogliono i migliori manager, di cui avremo bisogno. La Roma già ne ha alcuni. Faremo di tutto per attirare i giovani migliori a giocare con la Roma». Lui si sente già attirato: «Questo “deal” è importantissimo. Amo la città di Roma, dove ho degli amici. E poi mio padre ha vissuto in Italia. Anche questo ha contato». Ha contato, però, anche banca Unicredit. Ed ecco quindi le parole di Paolo Fiorentino, che quando si rivolge al nuovo presidente della Roma lo chiama confidenzialmente “Tom”: «Roma è un brand straordinario. Il calcio è passione. Siamo felici di associarci ad un gruppo americano. Ci sono grande idee per valorizzare il marchio e noi siamo felici. Hanno nel loro Dna il senso di essere italiani e questo dà un minimo di suggestione romantica. Stiamo cercando investitori anche in Italia, c’è grande interesse. Valuteremo gli investitori giusti. Il nostro obiettivo era trovare un partner che potesse valorizzare un asset sportivo con grandi potenzialità commerciali e con un brand straordinario. Pensiamo di aver gestito il processo nei migliore dei modi. Tutto è stato fatto in trasparenza con l’obiettivo di valorizzare l’asset». E adesso che la Roma non è più orfana, la sensazione è che anche i tifosi abbiano fatto un affare.
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