(Il Messaggero - U.Trani) - Tv e pop corn: 134 giorni dopo, si dovrà accontentare di un divano davanti allo schermo piatto dove rimbalzeranno le immagini da San Siro. Oltreoceano, fino a Boston.
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DiBenedetto a caccia del bis
(Il Messaggero – U.Trani) – Tv e pop corn: 134 giorni dopo, si dovrà accontentare di un divano davanti allo schermo piatto dove rimbalzeranno le immagini da San Siro. Oltreoceano, fino a Boston.
Lì, subito dopo pranzo, lo spettatore più interessato sarà scontatamente Thomas Richard DiBenedetto, il futuro presidente giallorosso che si gusterà ancora El Clasico d’Italia come fece il 25 settembre scorso all’Olimpico. Invitato da amici, vide per la prima volta la Roma dal vivo vincere proprio contro l’Inter con un gol di Vucinic nel recupero. Farà il tifo da lontano, in attesa di avvicinarsi prestissimo alla squadra per farle respirare l’aria del cambiamento e del rilancio. «Io sono come San Tommaso: fino a quando non vedo, non credo. Noi ci occupiamo del campo e non di altro. Non so nulla, sulla questione societaria siete più informati voi» svicola Claudio Ranieri che, da qualche giorno, ha più pensieri che certezze. Si prepara all’ennesima sfida contro i nerazzurri con i giocatori contati. Totti rimane a casa per la febbre (che gli evita la seconda panchina di fila a Milano dopo quella prenatalizia del 18 dicembre), Mexes è squalificato, Pizarro convalescente e Adriano infortunato. Nella lista dei 20 convocati riappare addirittura Loria: la rosa sfarzosa di inizio stagione si è improvvisamente ridotta. «Leonardo ha i cambi, io no». E’ la sintesi dell’allenatore di San Saba che per la verità si riferisce ai pochi attaccanti rimasti a sua disposizione. «Spesso gli avvicendamenti in corsa ci hanno portato punti: mi mancano, e tanto, Totti e Adriano». Già, due opzioni in meno pesano. «Gli ultimi acquisti dell’Inter sono stati subito decisivi: Kharja, Pazzini. Che vi avevo detto? I nerazzurri si sono rinforzati: buon per loro». Il dubbio è Menez. Se lasciarsi una punta come alternativa per una modifica in corsa. «Jeremy è un campione che può fare la differenza. Ne ho uno solo così e le gare sono tante. Ci può stare che uno dei tre lo porti in panchina». Ballottaggio tra il francese e Simplicio. Mancherà Mexes: «Chi sbaglia, paga. Ci penserà la società che penserà pure al ricorso. Ma ho Burdisso e Juan». Dopo la musata contro il Brescia, Ranieri lascia per un giorno a casa gli sbalzi di presunzione che spesso danneggiano la preparazione di una gara. Fa un paio di ammissioni. Non di colpa, ma quasi. La prima è la più realistica: «Il comportamento contro le piccole del torneo è il nostro tallone d’Achille. Ho una mia idea, ne parlo però solo con i giocatori, con gli addetti ai lavori. Il problema esiste, speriamo che non si ripeta». L’altra confessione, invece, è strampalata: «Non avevo utilizzato mai il tridente. E’ stato un esperimento (non è vero: era già accaduto contro Parma e Lecce, ndi). Va riveduto e corretto. Pensavo che con tre giocatori con caratteristiche diverse tra loro potevamo superare le difficoltà da mettere in preventivo andando a giocare contro il Brescia». «Cadono, comunque, anche le altre. Nessuno vince tutte le partite e per questo restiamo in corsa per il titolo con le altre grandi». Ranieri riprende quota, almeno a parole. Non è il momento di nascondersi, con la nuova proprietà già fuori dei cancelli di Trigoria e pronta a subentrare alla gestione Sensi. Anche perché la Roma è quinta, fuori dalla zona Champions: il pari con il Brescia è stato fatale. E proprio l’Inter, con una partita da recuperare come i giallorossi, ha effettuato il sorpasso. E’ scontro diretto, come in Coppa Italia. «Perdiamo i punti con le meno blasonate, ma con qualcuno li abbiamo fatti perché in qualche modo siamo arrivati lassù» fa notare, ricordando il buon ruolino negli scontri diretti. L’unica sconfitta a Napoli, successi con le milanesi e la Lazio, pari a Torino con la Juve, eliminata in gara secca nei quarti di Coppa Italia e sempre in trasferta. «Non so se questa è l’Inter più forte. Di sicuro è differente da quella di Mourinho e Benitez. Ha un’altra filosofia. Ma noi ce la possiamo giocare. La mia squadra non si è ancora rassegnata». La Roma ha viaggiato verso Milano in compagnia della squadra di basket, la Virtus.
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