(Corriere dello Sport - A.Barillà) - Non c’è il capitano, non c’è Chiellini, mancano Sissoko, Quagliarella, Rinaudo e Iaquinta.
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Del Neri pensa al tridente con Pepe
(Corriere dello Sport – A.Barillà) – Non c’è il capitano, non c’è Chiellini, mancano Sissoko, Quagliarella, Rinaudo e Iaquinta.
Eppure, dal terrazzo- osservatorio dello Juventus Center, il gruppo bianconero appare finalmente ricompattato: è il primo giorno di lavoro “comune”, infatti, per gli azzurri, giovedì impegnati in allenamenti differenziati mentre i compagni disputavano la partitella.
PROVE TATTICHE -Dopo il consueto riscaldamento e alcuni esercizi atletici, Del Neri porta la squadra sul campo 3, generalmente “ occupato” dalla Primavera, per testare, lontano da occhi indiscreti, ricette tattiche alternativein vista di Roma. L’assenza di Del Piero “impone” infatti a prima vista la soluzione Toni, unico attaccante disponibile se non si vuole attingere alla Primavera né riciclare esterni o centrocampisti. Il centravanti di Pavullo ha ormai recuperato e s’accosta alla partita dell’Olimpico con stimoli particolari, però l’allenatore coltiva il dubbio che l’impiego di una torre non sia ideale per contrastare e pungere la squadra giallorossa. Sopperire al dinamismo che avrebbe garantito Del Piero, non significa tuttavia limitarsi a individuare un diverso sostituto, ma scombinare il 4-4-2 che è il suo marchio. Così, sul campo 3, Del Neri sperimenta un attacco con Pepe anziché Toni, però non gemello di Matri, maesterno in un tridente completato da Krasic, con il serbo avanzato rispetto alla posizione abituale. Non è un sistema di gioco inedito, è stato già utilizzato con successo a Cagliari: due ali rapide accanto al centravanti e una linea mediana ridotta a tre uomini, con Melo a ricucire tra Aquilani e Marchisio. Al Sant’Elia, in verità, nel tridente c’era Martinez, ma l’uruguaiano non è al top (anche stavolta si è allenato a parte come Traore - se il francese non dovesse recuperare, il terzino sinistro sarà Grygera - e De Ceglie) mentre Pepe, oltre a una discreta condizione, mette in gioco la carica speciale che accompagna sempre chi sfida la squadra in cui è cresciuto.
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