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Conti: «2011, l’anno della vittoria»

(Il Romanista – G.Piacentini) – Il 2010 è stato un anno positivo, ma nel 2011 mi aspetto una vittoria. Siamo pronti per alzare un trofeo, l’importante è che tutti capiscano che bisogna mettere da parte gli interessi personali per...

Redazione

(Il Romanista - G.Piacentini) - Il 2010 è stato un anno positivo, ma nel 2011 mi aspetto una vittoria. Siamo pronti per alzare un trofeo, l’importante è che tutti capiscano che bisogna mettere da parte gli interessi personali per il bene della Roma.

Dai giocatori fino ai dirigenti, bisogna pensare al presente e non al futuro. Solo lavorando in questo modo i risultati arriveranno, e molte squadre dovranno avere paura della Roma». Parola di Bruno Conti, direttore tecnico della Roma, che fa un bilancio dell’anno appena concluso e ci racconta le sue aspettative per quello appena cominciato, che vedrà la formazione giallorossa sempre protagonista sia in Italia sia in Europa. Su questo non ci sono dubbi.

Dallo scudetto mancato a Verona il 16 maggio alla falsa partenza in questa stagione. Che anno è stato il 2010?

E’ stato un anno positivo. E’ inutile nascondere che dal calendario iniziale, pensavamo di avere qualche punto in più in questo momento della stagione, anche in rapporto al nostro potenziale. All’inizio abbiamo affrontato squadre che hanno fatto una preparazione diversa, che corrono e ti mettono in difficoltà, sinceramente pensavamo di avere qualche punto in più. Per fortuna che la partita di Milano prima delle feste ha risistemato le cose; essere passati in Champions è positivo sapendo che c’è ancora tanta strada da percorrere. Siamo ottimisti.

In estate sono arrivati Borriello, Burdisso Adriano e Simplicio che hanno rinforzato la rosa. Eppure la Roma non ha saputo approfittare delle difficoltà dell’Inter.

Credo che in questa prima parte di stagione siano mancati parecchi giocatori per problemi fisici. E’ importante aver recuperato gente come Taddei, Perrotta, Pizarro, Vucinic. Abbiamo tante gare, tante competizioni da giocare, l’importante è che i giocatori capiscano che c’è bisogno di tutti. Bisogna lavorare settimanalmente, c’è bisogno della collaborazione di tutti. La classifica in campionato è corta.

C’è tempo per rientrare in corsa per lo scudetto?

La vittoria di Milano ha dimostrato che questa squadra ha le carte in regola per giocarsela con chiunque. Se cominciamo a pensare in questa maniera, avremo grandi soddisfazioni. In questa città ogni tanto esce fuori qualcosa di strano, noi vorremmo che si mettessero da parte tutte queste problematiche. Dobbiamo pensare solo al nostro lavoro, che dobbiamo svolgere durante la settimana e la domenica in campo. Noi non dobbiamo avere alibi, non dobbiamo pensare alla società o cose simili: cerchiamo di fare il nostro lavoro, perché poi è quello che alla fine porta i risultati e le soddisfazioni giuste.

Quindi la questione societaria non è un peso per voi?

Credo che siano altri a viverla come un peso, non noi. In molti ci sguazzano, ma noi dobbiamo pensare al nostro lavoro. I ragazzi sanno qual è la situazione, a volte ci possono essere difficoltà minime, che in questi anni non ci sono mai state, ma poi tutto si supera. Anche grazie ai risultati.

Si dice che a Trigoria ci siano guerre in atto anche tra i dirigenti, che starebbero pensando a come ricollocarsi in futuro con una nuova proprietà.

Lasciamo chiacchierare chi lo dice. Non possiamo stare tutti i giorni a smentire queste cose. Non dobbiamo pensare troppo al futuro, perché si va troppo per le lunghe. Pensiamo al presente, che è la cosa più importante. Chi ama la Roma e chi vuole bene alla Roma deve pensare che il presente è questo, che la rosa a disposizione è questa. E ognuno di noi, e mi ci metto dentro anche io, non deve pensare al proprio futuro ma al presente della Roma. Io amo questa maglia e non sto pensando a quello che farò domani perché lo deciderà chi di dovere. Io penso a fare il mio dovere e far capire a questi ragazzi che noi siamo presenti, e che quando ci sono dei problemi c’è qualcuno che prende in mano la situazione. Anzi, siamo più presenti nelle difficoltà che quando le cose vanno bene, cominciamo a farlo un po’ tutti e vedremo che avremo grandi soddisfazioni. Se non facciamo questo e pensiamo da egoisti ognuno alle proprie cose, diventa tutto più difficile.

Ti aspettavi un Ranieri così deciso nelle scelte? Il tecnico ha stupito un po’ tutti: ha lasciato fuori Totti, Pizarro, Vucinic, non ha fatto sconti a nessuno.

Noi non abbiamo mai messo bocca nelle decisioni di Claudio. Il nostro lavoro è quello di confrontarci giornalmente, ma poi è il tecnico quello che decide. Ranieri lo scorso anno ci ha fatto divertire. In questa stagione ha a disposizione una rosa molto importante, e per questo qualche volta ci può essere qualche difficoltà nelle scelte. L’importante è che i ragazzi, che sono molto intelligenti, capiscano il momento e si facciano trovare pronti quando vengono chiamati in causa.

Come vive Totti questo momento della sua carriera in cui, per la prima volta, viene messo in discussione?

Forse in molti fanno finta di non ricordare quello che Francesco ha fatto per la Roma. Nei momenti di difficoltà e quando c’è stato bisogno, lui si è sempre sacrificato per i colori giallorossi. Ha giocato infortunato, sottoponendosi a delle infiltrazioni, ha dato tutto per la Roma. Lui è un grande fenomeno, un grande campione e dire che non è più indispensabile mi sembra riduttivo nei suoi confronti. Ci tengo a dirlo, perché lui qui ci è cresciuto. A volte sento dire "non ce la fa più, ormai ha una certa età": Francesco ci ha sempre fatto vincere le partite, nei momenti importanti non è mai mancato. Lui è la Roma, e continua ad essere la Roma, nessuno deve mettere in dubbio quello che ha fatto e sta facendo. Lo dico da dirigente, da tifoso e da persona che lo conosce da una vita: lui non si ferma mai davanti alle difficoltà e se in questo momento sta attraversando un momento difficile, state tranquilli che in mezzo al campo dimostrerà ancora il suo valore. Ne sono convinto.

Tra le novità più belle di quest’anno ci sono Borriello e Menez.

Io parlo anche di Pizarro, perché lui per questa squadra è stato sempre indispensabile e ancora lo è. Non bisogna dimenticare i problemi che si sono stati ogni volta che è mancato. E’ stato una bella realtà anche Leandro Greco. Doveva andare via e invece ha sfruttato bene le occasioni che gli sono capitate. La sorpresa più bella e più importante è stata Jeremy. Lui ci ha fatto sempre divertire durante la settimana negli allenamenti, ora che ha trovato continuità ci sta dimostrando che grande campione che è.

Tu avevi detto già in ritiro che puntavi su Menez e su Mexes.

Avevo parlato anche di Nazionale, e Philippe ci è tornato. Stiamo parlando di calciatori importanti: penso anche a Vucinic. Abbiamo una squadra che può fare di tutto.

Philippe ha detto che vuole rimanere a Roma, ma che ancora non gli è stato proposto il rinnovo.

Di chiacchiere se ne fanno tante. Noi con Mexes e con il suo procuratore abbiamo affrontato il discorso del rinnovo. Rispettiamo le sue motivazioni e sappiamo quello che è il suo volere. Aspettiamo, ma sono convinto che Phil prima di abbandonare Roma ci penserà su tante volte. L’ultima cosa che pensa, è andare via da Roma. Però aspettiamo, anche gli sviluppi societari.

Alla presentazione di Adriano il presidente Sensi ha detto: "Non è una scommessa ma una certezza". Aveva ragione lei?

Adriano è un ragazzo che ha bisogno soltanto di un po’ di considerazione e di essere buttato nella mischia. Nella partita col Milan ha fatto il suo dovere, sta lavorando "alla grandissima". Io l’ho visto motivato e mi auguro che quando tornerà e comincerà a lavorare nel modo giusto, troverà il suo spazio. Il giocatore è troppo importante e troppo bravo, non si può parlare di scommessa: è troppo facile vincere queste scommesse, con giocatori così forti.

Ma quando torna?

Noi lo aspettiamo al massimo entro un paio di giorni. Ci sono stati problemi burocratici per il passaporto.

Come sta Pizarro e quando torna a Trigoria?

Ha un riacutizzarsi del vecchio problema al ginocchio e si sta curando in Cile da un medico di fiducia. Mi ha mandato un sms con la foto del ginocchio gonfio, ma è il testo del messaggio la cosa più bella: "Ritornerò alla grande, completamente guarito". Di questo ne sono convinto perché il Pek oltre che un grande uomo è anche un grande professionista. Lo aspettiamo.

Il 2010 è stato anche l’anno di De Rossi.

Noi il valore di Daniele lo conosciamo benissimo. E’ anche inutile stare a parlare di quello che lui può dare a questa squadra.

Ranieri spesso dice che ha troppi giocatori in rosa. E’ partito Baptista, ma c’è ancora un problema di abbondanza?

Noi abbiamo tanti impegni e vorremmo tenere i giocatori più importanti. E’ chiaro che se riusciamo a trovare una sistemazione per Antunes e Loria lo faremo.

Hai detto che Greco è stato una bella sorpresa. Gli consigli di rimanere o di andare in prestito a gennaio?

In questa prima parte del campionato ci ha fatto comodo e sta dimostrando il suo valore. Penso però che abbia bisogno di dare continuità al suo lavoro per dimostrare la sua bravura. Qui ci sono Brighi, Pizarro, Perrotta, De Rossi, Taddei, Simplicio: ha avuto tanto spazio perché ci sono stati tanti infortunati. Lui fa parte del gruppo e ne siamo contenti, però non dimentichiamo quelli che stanno rientrando.

Sarà quindi un turnover a tutto campo. Non solo in attacco.

Questi ragazzi devono capire che la Roma ha una grande rosa che va gestita. Non solo dal punto di vista atletico ma anche da quello mentale e psicologico. Se loro riusciranno a capirlo, credo che saranno molte le squadre che dovranno preoccuparsi di questa Roma.

Nel 2011 ti aspetti di vincere un trofeo?

Se dicessi che non abbiamo la potenzialità per farlo, direi una bugia. Io invece sono ottimista e mi auguro di vincere e di alzare un trofeo in questa stagione. Se i ragazzi riescono a lasciare da parte tutte le voci e le situazioni che ogni tanto si creano, lavorando con tranquillità credo che si possa finalmente vincere qualcosa d’importante.

Chi sarà il protagonista del 2011?

Non faccio nomi, e penso che il vero protagonista sarà il collettivo. Questo è un gruppo che ha sempre saputo rialzarsi nei momenti di difficoltà: vuol dire che oltre ad essere grandi giocatori sono anche grandi uomini. Singolarmente sappiamo quali sono le qualità dei calciatori e quello che possono dare, però è con il gruppo che si vincono i trofei. E noi possiamo vincere qualcosa di importante