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Boniek: «Se fa bene, si continui con Vincenzo»

(Il Romanista – M.Macedonio) Da ex giallorosso, ma soprattutto da osservatore tecnico, non si tira indietro Zibì Boniek riguardo a quale potrebbe essere l’allenatore ideale per la Roma del futuro.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) Da ex giallorosso, ma soprattutto da osservatore tecnico, non si tira indietro Zibì Boniek riguardo a quale potrebbe essere l’allenatore ideale per la Roma del futuro.

Tra i big prende in considerazione solo Carlo Ancelotti, che come dice lui, «verrebbe a Roma per mille motivi, anche se solo dopo essersi lasciato con il Chelsea». Non negherebbe la fiducia a Vincenzo Montella («Se fa bene perché no?») preferendo comunque un giovane, ambizioso, ad uno magari esperto ma con meno motivazioni. Alla base di tutto, per vincere veramente, una società forte e strutturata. «Un anno fa – dice Zibì – sembrava che Ranieri potesse essere il tecnico ideale per il rilancio della Roma. Poi, abbiamo visto com’è finita. Bruciato lui, ci si è affidati a Montella, che doveva essere solo un traghettatore e invece sta facendo molto bene. Con questo voglio dire che non escludo assolutamente nulla».

 

Quali sono i presupposti su cui deve poggiare la scelta del tecnico?Ciò che conta, innanzitutto, è che una società funzioni. In quel caso, e con un organico dei giocatori di buon livello, sono tanti gli allenatori che possono far bene. Anche perché, in una società vera, l’allenatore fa soltanto l’allenatore. E non deve gestire tremila altre problematiche che servono solo a bruciargli energie nervose e psichiche. Mourinho? Se venisse - ma non ci credo, perché, tolto Ancelotti, non è quella la fascia di allenatori alla quale può mirare, per il momento, la Roma – sarebbe un tecnico da dieci milioni di euro, con giocatori che guadagnerebbero mediamente un quinto. E un quadro così non può funzionare. Tra l’altro, se viene Mourinho e poi non vinci, la colpa non sarebbe mai di Mourinho. Quanto, piuttosto, della società o dei giocatori… Allora, preferisco che venga uno con delle idee, nuove, e la voglia matta di emergere.

Nel caso di Ancelotti?Il suo arrivo darebbe entusiasmo a tutta la piazza. Anche Carlo, però, se venisse, vorrebbe avere una squadra e un progetto ambiziosi. E per adesso, non è ancora dato di sapere quale sarà la strategia societaria. È chiaro che il nome di Ancelotti va al di là di qualsiasi altra nomination, per una questione di stima nei suoi confronti e di gradito ritorno. E poi, per il rapporto che la tifoseria ha sempre avuto con lui, e per il fatto che lui stesso ha la Roma nel cuore. Per uno che ha già girato tante piazze, questa potrebbe essere una consacrazione, prima di mirare – magari – alla nazionale...

Se guardiamo invece ad altri nomi, su chi punterebbe?Io sono convinto che ci sono allenatori giovani, emergenti, che potrebbero far bene. In Italia, c’è questo modo di ragionare che fa sì che, se un giocatore ha diciotto anni, ci si preoccupi di non bruciarlo. Con il risultato che, magari, fino a ventitré non gioca mai. E la stessa cosa accade con i tecnici. Un esempio? Capello, quando ha preso il Milan ed ha vinto, era alla sua prima esperienza. Lo stesso Mourinho ha cominciato subito ad alti livelli. E anche Mancini ha sempre fatto bene, fin dall’inizio. Perché parliamo di tecnici con le giuste ambizioni. Altro esempio: Allegri o Leonardo, non è che avessero chissà quale curriculum alle spalle. E invece, sono due giovani che, andati in società giuste, stimati e messi in condizione di lavorare al meglio, con giocatori altrettanto motivati, stanno facendo benissimo e sono tutti e due primi in campionato. E penso anche a Mazzarri, che sta facendo ottime cose a Napoli… Lo stesso Spalletti, prima di venire a Roma, aveva fatto bene in una piccola piazza. E un Guidolin mi darebbe più sicurezza che non un Mourinho o un altro di questi mostri sacri. Tutto questo per confermare come per vincere si debba avere prima di tutto una società sana, organizzata, dove ognuno ha un proprio ruolo, e dove, a fronte di una rosa all’altezza, ci si può anche permettere di dar fiducia ad un allenatore giovane, con la dovuta grinta e la voglia di arrivare, piuttosto che ad uno magari più navigato… Ripeto, tolto di mezzo Ancelotti, che da un certo punto di vista sarebbe la scelta ideale, penso che ci voglia uno, giovane, che sogna di fare grandi cose.

Insomma, scarterebbe un van Gaal o un Hiddink...van Gaal non lo vorrei neanche se me lo regalassero. Perché, parlando da tifoso che ha la Roma nel cuore, vorrei anche che l’allenatore mi risultasse simpatico. E van Gaal è molto lontano da questa idea.

Un identikit, insomma, che assomiglia molto a Montella… È giusto che Vincenzo si giochi le sue carte, come sta facendo, conoscendo dal di dentro l’ambiente. Anche perché rischia poco. Non so come gestisca lo spogliatoio, quale sia la metodologia dei suoi allenamenti e se è già in grado di preparare un precampionato. Però, personalmente, premierei sempre i giovani. Perché sono incoscienti, non si spaventano e vedono tutto in maniera positiva. Una sua conferma? Se sarà stato bravo, perché no. Quando c’è una società che funziona, con dirigenti capaci e giocatori che non rompono le scatole, va benissimo Montella o un altro giovane come lui.