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Adriano, sorrisi e multa

(Il Messaggero – U.Trani) Adriano ora si allenerà due volte al giorno, ma non sarà convocato per le prossime due gare. Le ultime parole del brasiliano sono da pesare.

Redazione

(Il Messaggero - U.Trani) Adriano ora si allenerà due volte al giorno, ma non sarà convocato per le prossime due gare. Le ultime parole del brasiliano sono da pesare.

Ognuno può scegliere quali siano le migliori per inquadrare la realtà che lascia aperta ogni soluzione da qui a fine gennaio, chiusura della finestra invernale del mercato. Troppo diverse le versioni dell’Imperatore. Quella di domenica sera a Rio al sito odia.com/br, prima di imbarcarsi per l’Europa e arrivare ieri all’ora di pranzo, via Lisbona, a Fiumicino. E l’altra, a Trigoria ai microfoni di Roma Channel e di Sky, dopo la prima corsetta.

In Brasile: «Se fosse per me resterei qui. Comunque a giugno giocherò nel Flamengo». In Italia: «Chiedo scusa per il ritardo, ho avuto problemi con il passaporto e a fine anno mio zio è stato male, ma resterò alla Roma sino al duemilatredici e magari di più». Bisogna, però, andare oltre, per capire che cosa ci sia dietro alle affermazioni di Adriano, troppo differenti da un continente all’altro. Rappresentano le due pieghe della stessa ingarbugliata vicenda. Le due vie d’uscita. Per il calciatore e per la Roma.

La posizione dell’Imperatore è abbastanza chiara. Dopo la gara di Cluj, 8 dicembre, aveva deciso di chiudere con il club giallorosso: Ranieri, a qualificazione ottenuta, lo aveva fatto riscaldare per tutto il secondo tempo senza però fargli giocare nemmeno un minuti. Un’offesa, secondo il brasiliano, anche perché cinque giorni prima aveva offerto una buona prova a Verona contro il Chievo, nella sua prima gara da titolare. Addio Roma, dunque.

Ecco perché, pur sapendo, lui e i suoi manager Gilmar Rinaldi e Calenda, della scadenza del passaporto, inutilizzabile dal 20 dicembre, non avevano avviato la pratica per il rinnovo.

Tornato a Rio per le feste di Natale, sarebbe rimasto lì. Poi, però, l’intervento di Rosella Sensi che gli ha chiesto di rimanere, garantendogli, anche a nome del tecnico, maggiore considerazione, tanto che il 18 dicembre, a San Siro contro il Milan, è partito nuovamente dall’inizio con l’esclusione di Totti.

Che il giocatore sia ancora indeciso, lo confermano alcune frasi di ieri a Trigoria: «Io ho bisogno di giocare con continuità, solo così posso aiutare la squadra. Penso di restare». Dunque: Adriano pretende più spazio. Così pensa di rimanere, ma non se la sente di dire che resta. Perché se non giocherà, entro fine gennaio chiederà di andar via. E’ da escludere la convocazione per la gara di giovedì contro il Catania, in bilico anche per quella di domenica a Genova contro la Sampdoria. Diamo per certa la presenza in lista per la partita del 16 gennaio a Cesena. Chissà se avrà tanta pazienza.

La posizione della Roma. Solo Rosella Sensi spinge per la conferma. La Banca è, invece, la prima a puntare sulla cessione (suggerimento dato anche per iscritto): ingaggio troppo elevato per un giocatore con solo due presenze da titolare e quindi da tagliare. I dirigenti giallorossi sposano l’input di Unicredit e Ranieri anche di più. La società, intanto, sta raccogliendo in un dossier dichiarazioni e comportamenti del giocatore per prepararsi a un’eventuale rescissione del contratto. La posizione dei manager del calciatore. Gilmar Rinaldi punta a portarlo al Corinthians: sarebbe un affare anche per il procuratore che insiste per il ribaltone.

Ieri Adriano, appena arrivato a Trigoria, ha incontrato Conti, Montali e Pradè e gli ha fatto vedere la documentazione per l’espatrio con data 31 dicembre: la Triade giallorossa gli ha ufficializzato, però, la multa per il ritardo e gli ha chiesto di rettificare le dichiarazioni fatte in Brasile. «Sono false» ha detto a loro e davanti alle telecamere.

In campo l’Imperatore ha salutato affettuosamente i compagni, dando platealmente il cinque a tutti. Negli spogliatoi ha chiesto scusa. Ora, per recuperare il tempo perduto, farà due allenamenti al giorno. «Ma non sono grasso, sono stato attento. Ho lavorato poco a Rio, avevo paura di farmi male: ho giocato giusto qualche partitella con amici. Possiamo riprendere il Milan. La mia testa è a posto. Se non fossi voluto tornare non avrei risposto al telefono e avrei chiesto al mio procuratore di venire qui. Ho ritardato per il passaporto e perché mio zio, l’ultimo dell’anno, ha avuto un infarto». Intato Pizarro, sempre via sms (telefonino di Conti), fa sapere che il terremoto non ha colpito la sua città. La Roma sta pensando a far partire, oggi o al massimo domani, il preparatore Bertelli per il Cile per supportare il centrocampista nel recupero.