Il 21 febbraio 2016 resterà nella storia della Roma. Il buongiorno è stato terribile. Spalletti, infatti, ha deciso di escludere Totti dalla lista dei convocati per il Palermo. Scelta tecnica, o meglio punitiva dopo le dichiarazioni choc del capitano al Tg1 comunicata faccia a faccia in un confronto più che vivace. La notizia bomba fa il giro di Roma, d’Italia, del mondo e la sera allo stadio si respira aria d’addio.
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Roma, serata spacca cuore
Francesco si presenta a sorpresa, scende negli spogliatoi per incitare i compagni, viene acclamato dall’Olimpico, si commuove mentre il nome di Spalletti viene fischiato. Poi però arriva la partita e un 5-0 che fa tornare il sorriso e fa tornare in campo dopo 392 giorni di assenza pure Strootman. Prime doppiette di Dzeko e Salah e gol di Keita, quinta vittoria di fila e un pokerissimo che mancava dal 29 settembre 2013 (col Bologna).
Tutto sotto gli occhi di Totti e qualche minuto prima delle parole di Spalletti che sembra tendere la mano dopo la grande esclusione: «Io non voglio duelli e non sono venuto a rompere le palle. Totti è stato il più grande campione del Dopoguerra, ma quando gli partono i missili mi devo scansare e io non posso permettere che un giocatore dica quelle cose. Si allena bene, ma il rispetto lo devo a tutti. Nelle intenzioni di tutti c’è di trovare una soluzione, per me è già tutto passato e domani si allenerà. Secondo me c’ha ripensato e nella partita impeccabile col Palermo avrebbe fatto bene. È stato solo un momento di rabbia e malessere. Il rinnovo? Io sto dalla parte sua se lo chiede alla società, ma ora deve fare una scelta. Gli ho messo a disposizione qualsiasi ruolo: può fare il Giggs, il Nedved, può fare il calciatore ma l’allenatore sono io. Io però gliel’ho detto che non posso regalargli nulla. I fischi a me sono giusti, io pure avrei fatto i cori per Totti». A sentire l’intervista integrale di Totti alla Rai però servirà ben più di una mano tesa: «Finire la carriera in questo modo è un po’ brutto. Come uomo non merito questo. Dirigente? Più in là sì. Spero di restare sempre nella Roma. Ma se le due strade non portano alla stessa via… La battuta dopo il Real? Come mi muovo sbaglio. Ho la fortuna di avere ancora la passione, arrivo per primo e vado via per ultimo. Quando c’è questo e la voglia e l’umiltà di giocare vuol dire che posso continuare e nessuno mi impedirà di smettere. A giugno deciderò il mio futuro». Che a questo punto potrebbe essere lontano da Roma, dalla squadra con la quale ha giocato 23 stagioni e segnato 300 gol. Molto dipenderà da Pallotta che ieri ha commentato così: «Non so a cosa si riferisca Totti quando parla di mancanza di rispetto. Io lo rispetto. Me lo farò spiegare da lui quando verrà a Roma e ci incontreremo». Baldissoni, invece, minimizza: «Non c’è niente da ricomporre. Non è una punizione, ma una considerazione sulla serenità del giocatore e del gruppo». Serenità ritrovata da Strootman: «Non ho mai temuto di smettere, ora mi sento davvero un calciatore».
(F. Balzani)
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